Catania
Mafia, la brama di potere di Massimo Salvo “u’ carruzzeri”
Salvo, ad esempio, approfittando della detenzione di Santo Strano “Facci Palemmu”, Giuseppe Salvatore Lombardo “ ‘u ciuraru” e Giovanni Catanzaro “ ‘u milanisi” aveva assunto le redini del gruppo e aveva provato ad attuare le proprie strategie, tendenti anche a ridimensionare il ruolo di Calogero “Pippo” Balsamo, responsabile dell’organizzazione per l’hinterland, la Piana e il Calatino, ma quando, ad esempio, Lombardo, cugino diretto del boss, è stato scarcerato, beh, sibillina è stata la frase di quest’ultimo non appena qualcuno gli ha “soffiato” le ambizioni del “carruzzeri”: «Cappeddru sugnu jù», e discorso chiuso.
E, però, Salvo, che andava ad assolvere gli obblighi di firma scortato da una dozzina di sodali in moto (segno, dicono gli investigatori, che temesse per la propria incolumità), in qualche maniera ha continuato a cercare di ricavarsi degli spazi. Specialmente con i siracusani: «Sono qua per dirti che chi viene viene da questo momento e non viene sotto il nome di Massimo li puoi allontanare tutti pari pari. Non ci devono venire, perché non possono proprio prendere parola». Giovanni Catanzaro, che pure aveva un ruolo importantissimo nel traffico di stupefacenti, veniva definito «un uccellino», mentre in merito a Pippo Balsamo il “carruzzeri” era ancora più tranciante: «Gli abbiamo tagliato i ponti, anche per situazioni in cui è andato a infastidire pure a voialtri», prima o poi «lo prendono con tutta la macchina e lo buttano in un burrone».
Pure Balsamo, però, lamentava il modo di agire del Salvo, che avrebbe avallato una rapina consumata ai danni di un gioielliere compare di Turi Cappello e che dopo la scarcerazione di Lombardo, con lo stesso Catanzaro in libertà (la cui gestione sarebbe stata criticata dal Lombardo, fra l’altro proprio cognato del “milanese”), avrebbe accampato delle pretese: «C’è un bordello, perché Salvuccio (Lombardo, ndc) voli cuntu e c’è Massimo ‘u carruzzeri che dopo che l’avevano messo come responsabile ora lui deve essere portavoce… cose non ne deve più fare di testa sua…. Discussioni…». E l’interlocutore: «Le solite cose di Catania!».
Balsamo dichiara anche di non volerne sapere più niente dei catanesi: «Io sono responsabile dei paesi, allora io tutte le cose dei paesi le voglio sapere e ve le vengo a raccontare come voi sareste in diritto di raccontarmi le cose di Catania…. Però non voglio più che voi avete il diritto di raccontarmi le cose di Catania, perché siccome sono cose che mi fanno schifo, perciò mi dovete fare solo una gentilezza: io vi riferisco e cose dei paesi, voialtri non mi dovete riferire niente di Catania, perché c’è solo schifo…».
L’ORGANIGRAMMA DEL CLAN CAPPELLO-BONACCORSI FORNITO DALLA POLIZIA
Massimo Salvo dialoga comunque con il figlio di Balsamo, Massimo pure lui, e i due analizzano la posizione di un soggetto in debito con alcune persone vicine al clan, che gli avevano imprestato del denaro. Il piccolo imprenditore aveva spiegato di essere in difficoltà e di non ammettere che i creditori lo incalzassero, perché se “scattiava” era costretto a mettere in mezzo alla strada 30 persone, la replica di Balsamo è inequivocabile: «Problemi tuoi. Quei ragazzi hanno messo i soldi per te, disturbando anche i genitori con la busta paga, che lavorano al supermercato. Hanno accumulato dieci rate. Noialtri non è che siamo la Findomestic?!…». Poi, considerando che il debitore era uno che diceva di mettersi a disposizione, la chiosa: «Se è questione di giorni, ok, sennò…».
Dello stesso tenore la discussione con un panettiere che aveva chiesto un prestito, avallato dal cognato: «Non li posso tenere più, prendi botte tu e tuo cognato». E la vittima: «Le botte le date a me, perché mio cognato non c’entra niente». E Balsamo: «Tu avevi detto che saldavi giorno 4 e invece non è successo niente. Quelli vengono e gli levano la macchina a tua moglie e tutte cose. E pure a tuo cognato, così si leva il vizio di corrispondere. Io quello che ho potuto fare l’ho fatto: ora mi hai scassato la minchia anche tu. Ti vai a procurare i soldi con quello sbirro di tuo cognato, perché se quello vi prende vi azzicca le scarpe nel culo a tutte e due».
Più serena la discussione con il titolare di una società che commercia pesci al dettaglio. L’uomo ha già corrisposto duemila euro e ne deve consegnare altrettanti. Balsamo ipotizza un intervento del Salvo, ma il pescivendolo lo blocca: «Non fare venire a nessuno, che ho detto che la settimana prossima corrispondo. Però mi devi fare una cortesia: non usare questo tono con me, da malandrino. Io ho rispettato tutti gli impegni e noi due siamo persone perbene, che lavoriamo. Quindi con me dovete parlare tranquilli. Uno che soldi non te ne vuole dare, non te ne dà e basta. Lo sai che non ce li ho i soldi, però te li sto dando lo stesso. E comunque l’altro Massimo ci ha la bocca troppo “lunga”…». A quel punto, dopo una lunga discussione, il Balsamo abbozza: «Va bene, quando li vuoi portare li porti». In effetti il lunedì successivo i soldi non arriveranno, ma alla fine il debitore fronteggerà l’impegno. Ciò non snza qualche altro piccolo contrasto, visto che il Balsamo aveva anticipato 500 euro per conto del debitore e, sotto le vacanze di Pasqua, questi soldi non erano ancora rientrati: «Tu ti fai la Pasqua con i tuoi e io non mi devo fare la Pasqua per te?». Anche in questo caso i due si intenderanno.
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