Notizie Locali


SEZIONI
Catania 24°

Il blitz Filo Conduttore

Mafia imprenditoriale: ecco chi è il pentito che ha svelato gli affari dei Pillera

Il collaboratore entrò nel clan grazie al matrimonio con la nipote del boss.

Di Laura Distefano |

Si chiama Salvatore Messina, detto Turi Manicomio, il collaboratore di giustizia che ha svelato agli investigatori i segreti del volto imprenditoriale del clan Pillera-Puntina. Messina ha rivestito una posizione apicale nella cosca catanese: sei anni fa decise di voler cambiare vita. I suoi verbali fanno parte delle oltre 200 pagine dell’ordinanza firmata dalla gip Simona Ragazzi che hanno portato all’arresto di 10 persone nell’ambito del blitz Filo Conduttore.

Il matrimonio con la nipote del boss

Il pentito ha raccontato di essersi affiliato alla “famiglia” a 21 anni quando sposò Rosalinda Finocchiaro, figlia di Rosa Pillera e sorella di Santo Finocchiaro, uno degli indagati di oggi. La suocera di Messina è quindi la sorella di Turi Cachiti Pillera, storico capomafia. C’è da dire che Rosalinda Finocchiaro è imputata di bancarotta fraudolenta nel fallimento della Dosian, una delle società al centro dell’operazione delle fiamme gialle etnee. Il pentito racconta la guerra tra i Pillera e i Mazzei negli anni ’90 fino all’unificazione con i Cappello. Che però nel tempo sfumò.

Il sistema dei subappalti per arricchire il clan

Nel 2013 Messina assunse la reggenza del clan mafioso: il collaboratore gestiva il traffico di stupefacenti per tutta la famiglia Pillera. Nel 2015 entrò in carcere e i rapporti con il clan divennero difficili. Ma era il figlio Antonio (indagato nel blitz) a informarlo di come andavano gli affari. Agli investigatori ha fatto i nomi delle società su cui avrebbero le mani i Pillera. E nei vari interrogatori compare la Dosian, poi tramutata in Catania Impianti. Ma anche le società di Finocchiaro, nipote del boss, e la Tc Impianti già finita al centro di un altro procedimento per bancarotta. «TC vuol dire Turi Cachiti (nomignolo del boss Turi Pillera), ditta aperta da Zingale e poi chiusa per problemi familiari», ha detto il pentito. Messina ha spiegato un po’ l’origine di tutti gli investimenti: il clan sarebbe intervenuto in favore della società Sielte (estranea alle indagini) su richiesta di Domenico Lombardo (che non lavora per la società da oltre un anno) per un recupero crediti che gli affiliati al clan avevano poi effettuato nei confronti di un imprenditore sardo nell’interesse di una ditta di Roma che prendeva lavori in subappalto dalla stessa azienda.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


Articoli correlati