CATANIA – Cinque ergastoli e una condanna a 20 anni di reclusione: è la sentenza del Gup di Catania, Marina Rizza, nel processo, celebrato col rito abbreviato, per l’omicidio di Salvatore Leanza, detto “Turi paredda” (“Salvo padella”), assassinato il 27 giugno del 2014 a Paternò, nell’ambito di una faida mafiosa. In accoglimento delle richieste dei Pm Andrea Bonono e Antonella Barrera, il carcere a vita è stato disposto per Antonino Barbagallo, Alessandro Giuseppe Farina, Antonio Magro, Francesco Santino Peci e Sebastiano Scalia. Condannato a 20 anni di reclusione Vincenzo Patti, nei cui confronti il Gup ha riconosciuto le attenuanti generiche.
Salvatore Leanza fu ucciso in un agguato mentre era in auto con la moglie, che rimase ferita non gravemente alla testa. Ritenuto elemento del clan Alleruzzo-Assinnato fu condannato all’ergastolo per omicidio e scarcerato nel marzo del 2013. Da quel giorno era sottoposto all’obbligo della libertà vigilata. Gli imputati, ritenuti colpevoli di tutti i reati a loro contestati, sono stati arrestati dai carabinieri il l8 maggio del 2018, nell’ambio di un’inchiesta della Dda di Catania, e sono stati indicati come appartenenti al “gruppo di Paternò”, articolazione territoriale della “famiglia” mafiosa Laudani. Le indagini si sono avvalse delle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Francesco Musumarra, uno degli esecutori materiali dell’omicidio di Leanza, e Orazio Farina, fratello di uno dei condannati.