Catania – «Che figata: una tavola lunghissima in piena strada», e poi «Che idea bizzarra: i commensali devono socializzare con sconosciuti. E chi lo sa fare più…». Sono le voci dei passanti, che riassumono in poche battute l’anima dell’Umbertata 2019. La novità di questa edizione è stata, infatti, la tavolata sociale lunga 80 metri e imbandita in un buon tratto di via Umberto, che ha riunito intorno a un tavolo uomini e donne, grandi e bambini, impegnandoli nel confronto. Come se le differenze di razza, sociali e culturali, fossero un valore aggiunto per ciascuno, arricchendo la vita del proprio vicino. E così è stato. Quest’anno sul palco dell’Umbertata anche don Luigi Ciotti di Libera.
Sono le 20:30 dello scorso sabato quando si accendono i motori dell’ottava edizione, e dal salone della parrocchia del Crocifisso dei miracoli inizia il carosello della convivialità: i volontari sfilano pane e companatico, offerti da Assipan, l’associazione panificatori e affini di Sicilia, dalla Coop Alleanza 3.0, Motta supermercati, Sibeg ed Enmo di Enzo Mosca, mentre Tusibio ha pensato al kit di materiale ecologico e a basso impatto ambientale consegnato ai partecipanti. Ed è stata subito festa. Gli altoparlanti da piazza Umberto offrono il sottofondo musicale: alle casse risuona il brano del 2006 di Neffa, “Cambierà”, e un gruppo di giovani si abbraccia e la intona: «Un’altra notte finisce e un giorno nuovo sarà / Anna non essere triste, presto il sole sorgerà / e tutto cambierà… cambierà». E il volto del cambiamento assume i tratti di una speranza, figlia di una contaminazione universale: quella di quanti hanno occupato i 350 posti a sedere intorno al tavolo.
Il responsabile dell’Umbertata è il giovane psicologo, Francesco Patanè, che, microfono in mano, intrattiene i commensali e spiega, passo dopo passo, quanto sta accadendo: «Nel kit che vi abbiamo distribuito – dice – al posto della forchetta e del coltello troverete una penna per scrivere il vostro messaggio di speranza. A fine serata ce lo scambieremo». Al cronista, invece, Patanè precisa: «Abbiamo messo mille foto a disposizione, rappresentanti uno scatto di speranza. Sono centinaia i posti a sedere, ma c’è gente che si è fatta largo ai bordi del tavolo. Il cibo funge da collante per intessere una relazione col proprio vicino. E c’è ancora una Catania che spera».
E lo dimostrano i messaggi scritti di pugno da quanti sentono la necessità di accantonare la sfiducia dettata dal difficile momento storico, e ripartire. Agata vorrebbe pace e libertà per tutti, Massimiliano, invece, ha un pensiero per i bambini dei quartieri difficili, «che possano trovare la giusta direzione affidandosi all’amore del prossimo». Simone esibisce la foto della compagna e, sul retro, la sua dedica: «Lei è la mia speranza, e mi rende coraggioso. Vi auguro di trovare la vostra persona nel mondo». E per quanti hanno perso la speranza, Giuseppe rincuora: «Tutto è un progetto di Dio», «Che nessuno perda la fiducia verso il domani», scrive Francesco. Sono le 21 e il laboratorio di scrittura si appresta alla conclusione. Arriva in tavola il pane e il companatico e a servirlo è anche padre Michele Papaluca della Parrocchia Crocifisso dei Miracoli. A intrattenere la tavolata, però, è padre Gianni Notari, che ha da poco concluso il suo mandato e che si appresta a lasciare il testimone.
Nella mattinata di oggi, circa settanta associazioni hanno proposto alcune attività di informazione e animazione rivolte a giovani, giovanissimi, adulti e anziani. Ad arricchire la due giorni, infine, la collaborazione del comitato promotore di WonderTime, che grazie agli scatti del fotografo catanese Giovanni Ruggeri, ha messo in mostra la bellezza autentica di volti che raccontano speranza. In serata lo show: un carosello di spettacoli, danza, musica e comicità presentati da Emanuele Bettino.
Foto di Orietta Scardino