Catania
L’irruzione in pieno giorno, le pistolettate e i colpi di mazza: le “mine vaganti” di Nesima che hanno portato ai sei arresti
La polizia ha ricostruito l'irruzione in pieno giorno con tanto di pistolettate, rissa e bastonate
Le mine vaganti (da qui il nome l’operazione di polizia) sono quelle dei proiettili esplosi lo scorso 27 maggio in via Luigi Negrelli, nel quartiere catanese di Nesima. Bersaglio è stato un autonoleggio gestito da Rosario e Giuseppe Micale, padre e figlio finiti ai domiciliari. Un’irruzione in pieno giorno con tanto di rissa e bastonate.
I sei arresti
A distanza di quasi tre mesi, sono sei le persone arrestate: una in carcere (Salvatore Musumeci) e sei ai domiciliari (Giovanni Balsamo, Giuseppe Micale, rosario Micale, Sebastiana Musumeci e Concetta Saitta. Devono rispondere di tentato omicidio, porto di arma comune da sparo, detenzione e porto in luogo pubblico di arma clandestina e ricettazione.
Le indagini
Le indagini della Squadra Mobile sono state avviate dopo il ritrovamento in via Negrelli dei bossoli esplosi dove sono stati rilevati anche diversi fori d’entrata di colpi di arma da fuoco sul muro, sulla porta delimitante la zona adibita al pubblico e sulla porta del bagno. La polizia ha repertato due cartucce calibro 7,65 e nascosta sotto un’auto parcheggiata vicino, una pistola Beretta modello 84-F calibro 9 short con matricola abrasa, come tale arma clandestina ,munita di colpo in canna e con annesso caricatore contenente quattro cartucce. I successivi approfondimenti incrociati sia con le dichiarazioni dei testimoni che con le immagini acquisite dalle telecamere di videosorveglianza interni e esterni al citato autonoleggio, hanno poi permesso di ricostruire quanto verosimilmente accaduto.
La lite, i colpi di pistola e le moto danneggiate
Dalle indagini è emerso come lo spunto dei fatti è da ricondurre a una lite tra Giuseppe Micale e un uomo (non destinatario dell’ordinanza cautelare) da cui è scaturito da un canto l’intervento, in favore di quest’ultimo, di Salvatore Musumeci a sua volta accompagnato da un gruppo di fiancheggiatori. Da qui l’intervento attuato mediante l’esplosione con una pistola di ripetuti colpi d’arma da fuoco indirizzati ad altezza uomo nei confronti di Giuseppe Micale, dall’altro la sua reazione con un’altra pistola. Giovanni Balsamo, intervenuto in appoggio a Musumeci, ha poi danneggiato le due moto in esposizione all’interno dell’attività commerciale dei Micale. Musumeci si è poi disfatto della pistola consegnandola a sua sorella, Sebastiana e alla nipote Jessica Saitta per allontanarsi a bordo di uno scooter, insieme con Balsamo. Micale padre e figlio hanno infine tentato di nascondere le due armi (la prima arma clandestina e la seconda arma giocattolo) sotto alcune delle auto parcheggiate vicino all’esercizio commerciale.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA