«L’imputato va assolto ha sparato al fratello per legittima difesa»

Di Laura Distefano / 18 Settembre 2024

Un dramma familiare. Anzi una tragedia familiare quella che è stata narrata nel processo che riguarda l’uccisione di Davide Vitale avvenuta a San Gregorio di Catania il 25 maggio dell’anno scorso. La vittima fu colpita da due colpi di pistola al torace e addome esplosi dal fratello Rosario Vitale. Una lite finita nel sangue. Il 50enne, che si costituì ai carabinieri, ha sempre detto di aver sparato al fratello, che si era presentato armato di coltello, per legittima difesa. Ha raccontato delle minacce ricevute dal parente. Il litigio, nella villetta in via Masaccio di San Gregorio di Catania presente il nipote, è degenerato e Rosario Vitale ha usato la Beretta calibro 9×21.


L’indagine in prima battuta ha portato all’arresto per omicidio del 50enne, che poi è finito ai domiciliari dopo il ricorso del difensore, l’avvocato Antonino Salvo, al Tribunale della Libertà.
Il processo si è concluso con una piena assoluzione di Rosario Vitale, sia dall’omicidio che dal porto abusivo d’arma da fuoco. Il gup Stefano Montoneri ha ritenuto infatti – come si legge nel dispositivo – che i reati «ascritti» a Vitale «siano fatti commessi in presenza della causa della legittima difesa». Per le armi, invece, il giudice ha assolto l’imputato con la formula «perché il fatto non sussiste». Accolta quindi la richiesta del legale. Il pm, invece, aveva chiesto al gup di condannare Vitale a dieci anni arrivando a questa pena con la concessione delle attenuanti generiche.

«Vitale è stato assolto da tutti i reati a lui ascritti – commenta l’avvocato Antonino Salvo – perché giustificati dalla legittima difesa. La vicenda è stata ricostruita grazie alle indagini difensive espletate, con l’ausilio anche dei consulenti Carlo Giunta, perito balistico e Cataldo Raffino, medico legale. Gli accertamenti – continua il legale – hanno sopperito alle enormi discrasie emerse nelle indagini immediatamente effettuato ed è stato appurato che l’evento nefasto era giustificato dalla legittima difesa. Sono enormemente soddisfatto – dichiara – e anche dispiaciuto perché la vittima era affetta da problematiche mentali importanti».


L’avvocato su questo punto porta in evidenza le falle di un sistema «che lascia in libertà un soggetto così pericoloso. Ritengo, infatti, che sia proprio questa una delle cause che ha generato i fatti del procedimento. Sono contento per il mio assistito che ha potuto dimostrare la sua assoluta assenza di volontà nel commettere l’omicidio nei confronti del fratello. Devo dare atto che sia il pubblico ministero, che mai ha ostacolato le indagini della difesa, che il giudice, hanno perfettamente compreso come sono accaduti i fatti. Credo – conclude Salvo – che questo sia un caso in cui si possa realmente dire che è stata fatta giustizia».
Le motivazioni della sentenza saranno depositate tra 90 giorni.

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Laura Distefano