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Caso Simei, l’ex assessore Girlando condannato a quattro anni per concussione

Il Tribunale di Catania ha riqualificato il reato contestato: da tentato a consumato. La difesa: «Ritenevamo impossibile la condanna»

Di Laura Distefano |

Il pm Fabio Regolo aveva chiesto l’assoluzione dal reato di tentata concussione, ma la Terza sezione penale del Tribunale di Catania ha condannato a quattro anni l’ex assessore comunale al Bilancio Giuseppe Girlando riqualificando in reato in concussione consumata. La sentenza è arrivata pochi minuti fa. Il collegio ha anche disposto l’interdizione perpetua dai pubblici uffici.

La difesa pronta all’appello

La difesa è pronta naturalmente all’appello: «Ritenevamo impossibile – afferma l’avvocato Carmelo Peluso a lasicilia.it – la condanna soprattutto dopo la richiesta di assoluzione del PM. Poiché esistono prove concrete della innocenza dell’imputato attendiamo con pazienza di leggere le motivazioni e redigeremo un imponente atto dì appello».

I fatti e il processo

I fatti che portarono Girlando a processo nel 2016 – si era già dimesso dalla carica a Palazzo degli Elefanti – scattarono da una denuncia avanzata ai carabinieri da Gianluca Chirieleison, direttore della ditta d’illuminazione Simei, con cui il Comune all’epoca aveva in atto una transazione economica. Transazione che poi non si concretizzò tanto che la società fallì. Chirieleison portò negli uffici di piazza Verga la registrazione di un incontro con l’assessore a Palazzo dei Chierici per discutere proprio della trattativa di 4 milioni di euro che era rimasta nel limbo. A quel punto la conversazione si spostò completamente su un altro argomento, l’amministratore chiese al direttore della Simei di spingere Manlio Messina (all’epoca all’opposizione al consiglio comunale) a non ostacolare l’approvazione di una delibera sulla Sostare. Il rischio sarebbe potuto essere quello di non far vedere la luce all’accordo transattivo. Da quella registrazione nacque un’indagine e poi il processo che oggi si è concluso. Ma solo al primo grado.

Il pm, dopo un lungo dibattimento, nella requisitoria ha evidenziata che il reato consisteva non sussisteva che si era trattato magari di aver pronunciato qualche parola fuori posto. Il Tribunale però ha ravvisato invece gli elementi per emettere un verdetto di colpevolezza. Ha inoltre condannato l’imputato a rifondere il danno al comune di Catania, mentre ha rigettato il risarcimento a tutte le altre parti civili (tra cui Chirieleison, Maria Cristina Ferranti, Maria Luisa Battiato e la curatela fallimentare della Simei). Inoltre il collegio ha inviato gli atti alla procura per tre testimoni, per valutare se ci sono gli elementi per l’imputazione di falsa testimonianza nel processo.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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