Le casa in stile Casamonica di “California” il narcos catanese

Di Laura Distefano / 21 Giugno 2024
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Pomelli argentati sui mobili bianchissimi. E ancora argento sulle sedie della tavola da pranzo che sembrano più dei troni che sedute per cenare. Arredamento che ricorda i fasti e il kitsch delle ville dei Casamonica. I poliziotti, mercoledì mattina, hanno perquisito la casa di Gino Gueli “California” ad Aci Castello spostando statue di leoni neri o di pantere bianche con collari di cristalli lucenti. Un barocco di cattivo gusto che fa da cornice agli affari di droga scoperti grazie all’inchiesta “Devozione” della squadra mobile.

Gueli avrebbe avuto un ruolo preciso nell’organizzazione criminale dei broker della cocaina disarticolata due giorni fa. Avrebbe “lavorato” per conto di Carmelo Scilio, “Melo aricchiazzi”, che avrebbe gestito un importante traffico di droga avendo come base logistica la casa in via Villa Flaminia. Scilio e Gueli avrebbero avuto in comune il (cattivo) gusto per l’arredamento preso in prestito dalle serie cult come Gomorra.

Il pentito Salvatore Castorina, voce criminale del gruppo di Mario Strano all’interno dei Cappello-Bonaccorsi, riconosce immediatamente Gueli quando gli mostrano la foto: «Gino Montecarlo appartiene al gruppo di Melo Scilio, consegnava nei paesi la droga (cocaina in prevalenza) per conto di quest’ultimo; io stesso ho avuto modo di avare contatti con Gino Montecarlo perché in alcune occasioni mi sono rivolto a Melo Scilio per l’acquisto di stupefacenti, come ho già riferito».
Già mercoledì pomeriggio sono cominciati gli interrogatori di garanzia dei 13 indagati finiti in carcere. Scilio, che era ai domiciliari per un altro procedimento penale ed è difeso dall’avvocato Luigi Zinna, non si è avvalso della facoltà di non rispondere. Ha risposto alle domande del gip Ottavio Grasso. Che proprio per Scilio ha emesso un’ordinanza a parte dopo le integrazioni di richieste di misura cautelare firmate dalla pm Tiziana Laudani e dal procuratore aggiunto Ignazio Fonzo che sono state depositate qualche mese fa.

Dalle carte dell’operazione è possibile anche stilare un “prezzario” della cocaina all’ingrosso. Sono soprattutto i calabresi, componenti del secondo gruppo decapitato dal blitz della Mobile. Si tratta di Bruno Cidoni, “devoto” della Madonna di Polsi tanto da tenere un’immaginetta nella cover del telefonino, e Antonio Pezzano. I due, forti delle conoscenze con i trafficanti di San Luca, avrebbero portato fiumi di “neve” sull’Etna.

Cidoni e Pezzano conversano tra loro in merito al prezzo. Il primo «sancisce che a meno di 37 (37.000 euro al kg, ndr) non la vende anche se lui (si riferisce a un socio di Scilio, ndr) la vorrebbe a 36 (36.000 euro al kg, ndr) ma in giro non ce n’è».
In un’altra intercettazione si pianificano le trattazioni del costo, come se si giocasse in borsa: «…Al primo tentativo voglio 39 e 5 (prezzo della cocaina di 39.500 euro al kg, ndr) … vieni saldi e te ne vai a 38 e 5 (prezzo della cocaina di 38.500 euro al kg, ndr)».

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Laura Distefano
Tag: casamonica gino gueli