CATANIA – Il futuro può cambiare in bene o in male con un click o un’app, ormai lo sappiamo tutti, e magari potrebbe rendere inutile “chiamare” un taxi. E’ quanto teme la categoria, in città da anni sull’orlo del baratro per una serie di problemi, tra cui spicca la spietata concorrenza degli abusivi, pronti a intercettare ovunque i non troppi clienti, dall’aeroporto all’ingresso del porto fino alla stazione di piazza Giovanni XXIII. Adesso anche per i duecento tassisti etnei si profila il rischio di un dramma sociale e un nemico molto più “globale”, la contestatissima concorrenza di Uber che da giovedì scorso ha portato la categoria in piazza tra tensioni e proteste nelle maggiori città italiane, come potrebbe avvenire anche a Catania se l’esito di un incontro in programma in queste ore a Roma col ministro Delrio non sarà quello sperato.
La polemica si è riaccesa per un emendamento del decreto Milleproroghe, che sospende fino al 31 dicembre una serie di norme in materia di trasporto di persone mediante autoservizi non di linea. Un rinvio, lamentano i tassisti, che favorirebbe di fatto app come Uber, che mette in diretto collegamento passeggeri e autisti “bypassando” i taxi, e l’Ncc, il servizio di noleggio con conducente, altro nemico “storico” dei tassisti. Le disposizioni del decreto messe in forse prevedono tra l’altro il divieto di sosta negli stalli dei taxi per le auto Ncc.
Altro nodo centrale riguarda le prenotazioni, che devono essere effettuate all’interno della rimessa. L’aspetto giuridico cruciale riguarda il fatto che Uber sia da considerare un servizio digitale, quale sostiene di essere non disponendo di mezzi propri, o un servizio di trasporto in concorrenza con i taxi.
«Siamo preoccupatissimi per il futuro dei duecento tassisti catanesi già provati da una pesante crisi – spiega il segretario provinciale della Silt Confcommercio Salvatore Scollo – e solo per senso di responsabilità e per non creare disordini non siamo scesi fino a questo momento in piazza, in attesa di un confronto con il governo previsto oggi a Roma, ma siamo pronti d’intesa con Ugl e Federtaxi allo sciopero e ad azioni di protesta molto dure, se oltre a tutti gli altri problemi si profilasse il rischio di una concorrenza che riteniamo fuori dalle regole e che non assicura agli utenti tutte le garanzie del nostro servizio».
Anche se non risulta fino a questo momento l’utilizzo di Uber in città, tra i tassisti l’allarme è alto per la velocità con cui grazie alla tecnologia potrebbe diffondersi, anche se per altro aspetto qualsiasi mercato non può ormai essere del tutto bloccato e qualsiasi settore deve accettare la sfida dell’innovazione, a patto anche di non cancellare quel poco che resta, soprattutto in realtà quali Catania. «Sarebbe una catastrofe sociale di cui forse non ci si sta rendendo conto – aggiunge Scollo – se consideriamo che molti colleghi sono già in difficoltà per sostenere i costi di mutui e prestiti per le licenze, se facciamo un calcolo sui nuclei familiari sono un migliaio le persone che dipendono da questi duecento posti di lavoro».
Il costo della corsa con Uber è per certi aspetti simile a quello dei taxi, calcolato in base alla distanza percorsa se la velocità è maggiore di 17 km/h, o in base al tempo trascorso se la velocità è minore di tale soglia, e in questo senso Catania resta una città sempre difficile da attraversare, sia in taxi che in un’auto prenotata in rete.