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La spettacolare eruzione dell’Etna sorpassa “Il Padrino”: il vulcano è il nuovo “brand”?

Le immagini del 1 dicembre hanno fatto il giro del mondo grazie anche ai social. Ma ci si chiede se può bastare a farne un traino positivo per il turismo

Di Maria Elena Quaiotti |

La Sicilia con l’Etna per una volta sembra aver “battuto” “Il Padrino” (la trilogia cinematografica con Marlon Brando e, non dimentichiamolo, Robert De Niro). Almeno, così è stato il primo dicembre con l’ennesima eruzione “acchiappa like”, milioni quelli registrati sui social. Una notorietà, quella del vulcano attivo più alto d’Europa durata però, a ben vedere, solo il tempo dell’eruzione.

Il “brand Etna”

La vera domanda allora dovrebbe essere: esiste davvero un “brand Etna”?. All’estero di sicuro prevale il retaggio de “Il Padrino”. Due testimonianze su tutte, una di chi alle pendici del vulcano è cresciuto e vive, ma viaggia spesso, come Chiara Lucia Germenà, giornalista di Belpasso: «Quando sono andata in Spagna e mi sono presentata come siciliana, l’associazione immediata è stata “mafia”, non certo “Etna”. Siamo noi i primi a non conoscere e non renderci conto delle potenzialità che il vulcano ha, i Comuni non investono, il Parco dell’Etna idem, si potrebbe ampliare l’offerta turistica fin dalle scuole, locali e non. Quando l’Etna erutta è certamente uno spettacolo, ma nessuno se ne domanda cause e possibili conseguenze. Si inondano i social di foto e video, e i “like” sono automatici, ma poi? Finisce tutto lì». L’altra testimonianza è di Valerio Coco, giovane catanese operativo ormai da anni a Madrid nella tecnologia per il settore turistico con contatti in tutto il mondo, dagli Usa al Messico, da Singapore a Kuala Lumpur: «L’Etna è conosciuta come vulcano attivo e aiutano gli articoli che periodicamente vengono pubblicati su tutte le testate e nei telegiornali che mostrano immagini spettacolari, ma da qui a dire che per questo la gente possa essere spinta a prendere un aereo per la Sicilia, ce ne vuole. In Spagna non si ha la sensazione che la gente voglia andare in Sicilia per vedere l’Etna, piuttosto l’Isola è più associata al “Padrino” o, ancor di più, alle ultime serie televisive come “The White Lotus”. La sensazione è che l’Etna possa e debba essere molto più pubblicizzata, alcuni neanche sanno che è il vulcano attivo più alto d’Europa, e per me è scandaloso. Così come è scandaloso che tanti ancora non associno la stessa città di Catania all’Etna, due realtà che dovrebbero sfruttarsi a vicenda per farsi conoscere perché Catania è l’Etna, e l’Etna è Catania».

Il vulcano al centro del mondo

«Il “brand Etna” ha una potenzialità vulcanica, il primo dicembre in un attimo siamo ripiombati al centro del mondo, come abitanti di un posto fiabesco – è l’analisi di Paolo Alberati, ex ciclista professionista, poi “talent scout” e allenatore di campioni mondiali di ciclismo (uno su tutti Egan Bernal), oltre che giornalista e scrittore, originario di Perugia e dal 2007 residente del “vulcano”, tra i fondatori, nel 2018, del Parco ciclistico dell’Etna – ma non siamo un popolo consapevole delle potenzialità del nostro territorio ed il valore “brand” si deprezza, perché non viene percepito come unicità da visitare. Da dove provengono i turisti? Io ho i dati dell’Osservatorio ciclistico: da nord Italia e nord Europa. Il Giro d’Italia, più volte sull’Etna negli ultimi dieci anni, ha aperto gli occhi al mondo sulle meraviglie della nostra montagna. Il turista ciclista viene normalmente per un periodo che va dai due ai sette giorni, difficilmente rimane di più e spende mediamente 120-150 euro al giorno tra vitto, alloggio e noleggio bici. I turisti ciclisti cercano di “riempirsi gli occhi”, cercano servizi, prezzi concorrenziali e buon cibo, e lo trovano. Trovano però anche tante buche fin dentro la cerchia dei paesi etnei e, purtroppo, una montagna di spazzatura non raccolta ai bordi delle strade. Vengono una volta, vivono la situazione con una sensazione agrodolce, con incredulità, ne parlano agli amici facendo una pubblicità non favorevole e loro stessi non tornano una seconda volta. Come reagire? I ciclisti professionisti vedono l’Etna come incomparabile per l’allenamento, un’altura superiore a quella alpina, a quota 2.000 si trova già la rarefazione dell’ossigeno nell’aria registrata sulle Alpi a 2.700 metri. Nel 2018 è nato il Parco ciclistico dell’Etna, una mappatura dei percorsi “protetti” ai ciclisti, ma che paga le pecche già dette, se le amministrazioni siciliane continuano a “dormire” sul tema si perderà anche questa ennesima ghiotta opportunità». «All’estero – è il commento di Giuseppe Gullotta, Cai Catania e referente Catania Mobility Lab – hanno consapevolezza dei nostri “brand”, positivi e negativi. Noi no, e spesso rimaniamo indifferenti al malaffare e al malcostume diffuso, siamo “ladri della nostra bellezza”. Malgrado tutto ci accettano e in ogni caso le peculiarità della nostra isola non si possono tradurre solo in uno slogan. Qualità dei servizi, costi appropriati, sicurezza garantita sono un giusto mix, che tutti vorremmo trovare».

Foto di Roberto ViglianisiCOPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA