La scalata mafiosa del boss di Vittoria: ecco le carte del blitz Fenice

Di Laura Distefano / 13 Giugno 2024

Una vera e propria scalata in Cosa nostra. Con il “rango” di referente in quel di Vittoria. Emanuele “Elio” Greco, arrestato ieri assieme ad altre 15 persone nell’ambito del blitz Fenice eseguito dai carabinieri di Ragusa e dai Finanzieri del nucleo Pef di Catania, sarebbe riuscito a crearsi il suo spazio da broker nel settore del packaging dell’ortofrutta anche dopo che la sua “Vittoria Pack” finì nella rete delle fiamme gialle. «È riuscito a risorgere dalle ceneri, come la Fenice», ha detto Carmine Rosciano, comandante dei carabinieri di Ragusa durante la conferenza a Catania, durante la quale il comandante della Guardia di Finanza etnea Antonio Raimondo ha messo in luce «il risultato investigativo raggiunto grazie alla sinergia tra le forze dell’ordine».

L’inchiesta, coordinata dal procuratore aggiunto Sebastiano Ardita e dal sostituto Alfio Gabriele Fragalà, ha documentato anni e anni di dominio puro di Greco, che con i figli Alberto e Nuccio e il cognato Roberto Salerno sarebbe riuscito a consolidare la sua supremazia imprenditoriale nella provincia iblea. Ex stiddaro, Greco – che è papà di quel Rosario che uccise travolgendoli con l’auto i cuginetti D’Antonio – avrebbe potuto vantare anche rapporti privilegiati con boss santapaoliani del calibro di Salvatore Rinaldi, detto “Turi millemachini” (già arrestato e condannato nell’operazione Agorà), per non parlare dei Rinzivillo di Gela e i Nardo di Lentini. Non c’è solo il reato di associazione mafiosa contestata a vario titolo agli indagati, ma anche concorso esterno, tentato omicidio, estorsione e droga.

Attraverso l’asse con Cosa nostra catanese il vittoriese sarebbe riuscito a conquistare spazio criminale anche nel contrabbando di gasolio. Con relazioni pericolose che portano fino a Napoli. E qui emerge la figura di Raffaele Giudice, che per una serie di motivi rischia di fare una brutta fine.
Il gip Stefano Montoneri nelle oltre 300 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare riconosce a Elio Greco un «carisma criminale» che lo ha reso « un punto di riferimento nell’ambito ortofrutticolo vittoriese, dove le attività imprenditoriali e il metodo mafioso si intrecciano in modi sempre più sofisticati e meno violenti». I pentiti sono chiari: il vittoriese sarebbe stato «stato capace di navigare e adattarsi alle dinamiche mafiose in trasformazione, stabilendo un suo sodalizio autonomo riconosciuto anche da cosa nostra in altri territori». Il collaboratore di giustizia Alfredo Palio inoltre lo inquadra come colui che «controlla il mercato ortofrutticolo di Vittoria» anche grazie ai contatti con i vertici della famiglia Santapaola-Ercolano.

Greco non vuole vestire i panni del criminale con la lupara, ma diventare un rappresentante di quella mafia imprenditoriale che può anche dialogare con la politica. E c’è un’intercettazione dove emerge un certo interesse nelle amministrative del 2021 a Vittoria. L’indagato «si mostrava capace – scrive il gip – di far arrivare richieste al candidato sindaco Ciccio Aiello (totalmente estraneo alle indagini, ndr), tanto da invitare i propri familiari e sodali ad appoggiare la sua candidatura». «È uno con cui si può parlare», dice intercettato.

Nemmeno l’arresto nel 2019 ha bloccato la sua scalata mafiosa. Il boss, in giacca e cravatta, ha «continuato a operare nel settore degli imballaggi, espandendo i suoi affari». Quando finisce in manette nomina come suo braccio operativo Gaetano Valenti, che però non sempre è all’altezza dell’incarico avuto. Ed è qui che entrano i ricchi affari di droga che servono a far quadrare i bilanci del gruppo autonomo di Cosa nostra.
L’ala di potere dei Greco sarebbe arrivata fino a Scicli attraverso Roberto e Mauro Gesso, che sarebbero legati al clan Carbonaro-Dominante.

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Laura Distefano