CATANIA – E’ stata una «operazione verità» per mettere i puntini sulle “i”, anche se adesso queste puntualizzazioni non servono più davanti al totale disastro cui la città andrà incontro nei prossimi mesi. Perché è bene non dimenticare, nonostante i tanti sorrisini di questi giorni, – e su tutti i fronti, sindacati compresi – che il fallimento inciderà sulla carne viva dei cittadini e dei lavoratori. Di quei catanesi, soprattutto, che hanno sempre pagato le tasse e su quei lavoratori che, nonostante i disagi, hanno stretto i denti e sono andati avanti senza stipendio. Ed eccoci, purtroppo, davanti al fatto compiuto, il fallimento di un Comune cui nessuno credeva, nonostante i ripetuti e severi moniti della Corte dei conti che hanno principalmente caratterizzato gli ultimi cinque anni di amministrazione, quella guidata dall’ex sindaco Enzo Bianco, oggi consigliere comunale, ma ieri in uno dei momenti clou di questa triste storia, assente dall’emiciclo perché impegnato in incontri ad alti livelli all’Anci.
Ieri tutto l’excursus che ha portato al default del Comune è stato snocciolato nell’intervento, prima del sindaco e soprattutto dalla relazione del vicesindaco e assessore al Bilancio, Roberto Bonaccorsi che, tanto per ricordarlo, era vicesindaco e assessore al Bilancio nel 2012, con il sindaco Stancanelli, quando venne approvato in Consiglio il primo piano di rientro. Si tratta della rimodulazione che oggi viene contestata dall’ex sindaco Bianco come il male di tutti i mali perché non prevedeva le dovute coperture per i debiti fuori bilancio che – secondo questa tesi – sono stati la causa maggiore del disastro dei conti.
In questi giorni abbiamo assistito a un batti e ribatti sulla vicenda, con uno scambio veemente tra Bianco e Stancanelli (sul nostro giornale) che ieri ha rilasciato una lunga intervista dopo quella di Bianco in cui ha spiegato che il Piano prevedeva 8 milioni di debiti fuori bilancio l’anno più 22 milioni l’anno di eventuali altre spese, per un totale di 300 milioni.
Polemiche e scaricabarile che non fa altro che alimentare la rabbia dei catanesi esplosa anche nel consiglio comunale di ieri sera al quale hanno assistito numerose persone, impiegati comunali e molti manifestanti dell’Arci, di Catania bene Comune, Gapa, Potere al Popolo e una miriade di altri movimenti che d’un tratto hanno issato in Aula alcuni striscioni e cominciato a manifestare con lo slogan «Vergogna!, vergogna!». Sui manifesti c’era scritto «Nisciti i soddi».
Proteste e striscioni anche dagli scranni dei Cinquestelle, con su scritto «Basta impuniti». La seduta è stata sospesa per una decina di minuti e quando è ripresa, a tarda sera, è cominciato il dibattito, forse utile, forse sterile. Ma è fuor di dubbio che chi ha amministrato questa città negli ultimi 20 anni dovrà dare conto e ragione ai cittadini, ma in percentuali diverse, in attesa che, sotto il profilo penale, la Procura dica alla città se in tutta questa vicenda ci sono responsabilità giudiziarie.