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La Procura di Catania e il risiko dei ricorsi e delle contromosse per decidere chi sarà il capo

Il Consiglio superiore della magistratura ha dato mandato all’avvocatura di Stato di costituirsi in giudizio al Tar per i ricorsi presentati dagli aggiunti etnei Francesco Puleio e Sebastiano Ardita contro la nomina di Francesco Curcio

Di Laura Distefano |

Il Consiglio superiore della magistratura ha dato mandato all’avvocatura di Stato di costituirsi in giudizio al Tar per i ricorsi presentati dagli aggiunti etnei Francesco Puleio e Sebastiano Ardita contro la nomina di Francesco Curcio a procuratore di Catania. Il voto è avvenuto nel corso della seduta plenaria del Csm, dopo la relazione illustrata dai consiglieri sui due contenziosi amministrativi. Sul ricorso di Ardita si sono registrate 4 astensioni, mentre per l’impugnazione di Puleio ci sono state 6 astensioni. Approvati quindi i due ordini del giorno, provenienti dalle Commissioni, in cui «si ritiene che i due ricorsi al Tar del Lazio proposti da Ardita e Puleio per l’annullamento della delibera consiliare del 17 luglio 2024, con cui è stato conferito a Curcio l’ufficio direttivo di procuratore di Catania, siano infondati e che sussistano, pertanto, valide ragioni per resistere in giudizio alla domanda principale e a quella cautelare».

Il perché dei ricorsi

Uno dei motivi fondanti – e comuni – dei ricorsi (ricordiamo che ha impugnato davanti al Tar, ma solo nel merito, anche il procuratore aggiunto di Catania Ignazio Fonzo) è quello su una paventata mancanza di requisiti da parte del procuratore di Potenza. Per i due ricorrenti, Curcio non sarebbe stato legittimato a presentare domanda per il ruolo, in quanto non aveva maturato la soglia dei 4 anni in un incarico direttivo. E questo facendo leva sul fatto che la sua nomina come capo dei pm di Potenza fu annullata dal Cga e poi resa valida da un nuovo voto al Csm. Un lasso di tempo di 2 anni che andrebbe detratto – secondo i due ricorrenti – dal conteggio. Non è così secondo la relazione portata al vaglio del Plenum: «Non vi è alcun dubbio che il momento a partire dal quale debba essere conteggiato il periodo di legittimazione sia quello decorrente dalla prima presa di possesso del marzo 2018. Infatti, anche a seguito dell’annullamento della nomina nel 2020, Curcio ha continuato, correttamente, a reggere di fatto l’ufficio e la seguente delibera di conferma della nomina dello stesso ne ha ricostruito la base giuridica. Il possesso effettivo dell’ufficio non ha avuto alcuna interruzione dal 2018 al 2023, con conseguente piena legittimazione di Curcio a presentare domanda». Questa, dunque, la posizione del Consiglio. O meglio di chi ha espresso voto a favore all’ordine del giorno.

Attesa per il primo giudizio del 6 novembre

Ora il primo passo sarà quello dell’udienza del Tar Lazio fissata per il 6 novembre dove si dovrà decidere sull’istanza cautelare (presentata da entrambi i candidati esclusi) di sospendere la presa in possesso dell’incarico di capo degli uffici giudiziari di piazza Verga da parte di Curcio. Intanto si attende la data dell’insediamento. Qualcuno mormora che sarà il 4 novembre. Due giorni prima dell’ora x al Tribunale Amministrativo.

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