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IL RETROSCENA

La mafia di Regalbuto e il patto di ferro con i Santapaola di Catania. Il pentito: «Li ho avvicinati io al clan»

È il collaboratore Paolo Mirabile a certificare Antonio Arcodia Pignarello come referente di Cosa Nostra nel paesino dell'Ennese

Di Laura Distefano |

L’uomo d’onore Paolo Mirabile, che vanta parentele direttamente con il defunto boss Nino Santapaola (fratello del capo dei capi Nitto), chiama Antonio Arcodia Pignarello (nella foto) “Tony”. È lui il collaboratore di giustizia che dopo la sentenza Go Kart che certifica il patto di ferro tra Regalbuto e Catania a spiegare come questo ponte mafioso si è saldato. Mirabile parla di Arcodia come l’esponente di Cosa nostra a Regalbuto, che però fa riferimento ai Santapaola di Catania.

Gli ennesi sono venuti in squadra al Villaggio Sant’Agata per diversi summit. A parlare di appalti, messe a posto, estorsioni. Ci sono tanti blitz che mettono in luce questo asse tra Enna e proprio il gruppo dei Santapaola del Villaggio.

Ma torniamo alle dichiarazioni di Mirabile. «Come le dicevo, i ragazzi di Regalbuto io li avevo avvicinati nel clan Santapaola per mia persona e loro facevano riferimento ai responsabili che c’erano a Catania. Mi hanno visto loro, dopo che sono stato arrestato, mi hanno visto in questa occasione, perché loro, quelli di Catania, hanno fatto l’appuntamento con… per presentare me a questo signore di Enna», spiega al pm Mirabile nel 2009.

La regola

Da mafioso di lungo corso però insegna una regola mafiosa al magistrato che lo ascolta: «Ero io l’anello di congiunzione tra Enna, Caltanissetta e Catania, come c’è sempre stato in vecchi precedenti, c’è sempre il passaggio del calatino per arrivare a Catania». In quel periodo il vecchio Ciccio La Rocca, morto alcuni anni fa, da il compito di comandare a Caltagirone allo zio Turi Seminara. Che poi è arrestato nel 2016 nel blitz Kronos del Ros di Catania.

Mirabile inoltre fa da paciere per risolvere una questione nata con i cappelloti di Catenanuova che si mettono a minacciare di “sparare” a quelli di Regalbuto. Dietro sempre una questione di soldi del pizzo. C’è un incontro. Stavolta in un quartiere catanese al confine con Misterbianco. «Ci siamo visti a Monte Po, a casa di… di mio zio e in quel periodo gli Strano (i fratelli Alessandro Mario, Marco e Claudio, ndr) avevano passato… dai Santapaola erano passati con i “Carateddi” (frangia armata dei Cappello), perciò lo facevano anche… sono venuti anche loro, c’erano i “Martiddina” (Squillaci di Belpasso, ndr) e Santo “facci di Palermo” era il responsabile del clan Cappello». In quella riunione si decise che «le estorsioni vecchie che loro sapevano che erano prima del clan Santapaola, dovevano essere restituite o suddivise, perché erano state estorsioni che aveva fatto il clan Santapaola».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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