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” La Camera di Commercio Sud Est Sicilia non è in dissesto”

Di Redazione |

Catania – «La Camera di Commercio del Sud est Sicilia non ha mai annunciato, né deliberato, il dissesto finanziario dell’Ente. Tecnicamente non avrebbe potuto farlo. Non esiste alcun problema di cassa in considerazione del deposito di oltre 70 milioni di euro. La Camera vanta inoltre un tempo di pagamento delle fatture di 6 ,46 giorni di anticipo rispetto alla data di scadenza che è di 30 giorni. Al netto delle pensioni, il bilancio chiude dunque con un utile di circa 4 milioni all’anno. Semmai, anche nel caso della Camera siciliana orientale, gli amministratori fanno i conti con gli squilibri strutturali nei bilanci causati dalla riduzione del diritto annuale applicata  a partire dal 2017. E ciò soprattutto per fare fronte al problema del pagamento delle pensioni; un disagio tutto siciliano . L’aver messo per scelta di correttezza le voci pensioni e accantonamenti nel bilancio, ci ha esposto a speculazioni alle quali risponderemo» ha dichiarato il presidente della Camera di Commercio Sud Est Sicilia, Piero Agen, che ha smentito oggi in conferenza stampa a Catania (presenti il vice presidente Salvo Politino, e il vice segretario generale, Vito D’Antona) le notizie diffuse a mezzo stampa secondo le quali l’ente camerale sarebbe vicino al default.

Nell’ordinamento giuridico e contabile delle Camere di Commercio, infatti, non risulta la previsione dell’istituto del dissesto finanziario. La Camera inoltre ha fatto ricorso alla Legge 27 dicembre 2017, n. 245, che prevede la possibilità per gli enti camerali, i cui bilanci presentano squilibri strutturali, di adottare piani pluriennali di riequilibrio, nei quali si può prevedere l’incremento fino al 50% della misura del diritto annuale. Il Ministero dello Sviluppo Economico, come è noto, ha inoltre autorizzato la Camere siciliane, con decreto del 21 dicembre 2018,  alla richiesta di maggiorazione. Le Camere, a causa della intervenuta riduzione del 50% del diritto annuale a partire dal 2017 ed a fronte del pagamento delle pensioni (anomalia del sistema camerale siciliano), manifestano perciò nei propri bilanci una situazione di squilibrio strutturale. L’afflusso di tali maggiori risorse ridurrà notevolmente i fattori di squilibrio presenti, mentre altre strategie di lungo periodo potranno avviarsi, appunto, per la soluzione del problema pensionistico attraverso l’INPS. 

“Le richieste di commissariamento che si sono accompagnate alla notizia, assolutamente errata del default, sono dettate da interessi multipli – ha detto Agen -e la posta in gioco è indubbiamente quella degli aeroporti  Sac e Soaco di Comiso, che fanno gola anche alla politica non sana. Abbiamo già ricevuto parecchie telefonate allarmate da istituti bancari e da media nazionali di settore. Abbiamo dunque subito un danno. Ma la verità è che stiamo lavorando in sintonia sia con il presidente della Regione, Musumeci, che con il sindaco di Catania, e dunque con gli enti soci. Si va verso la privatizzazione, per scelta consapevole, vendendo circa  il 70%, abbiamo incontrato players di caratura mondiale, e se fossimo in default non potremmo neppure procedere. La Camera di commercio di Catania è invece la più sana in assoluto. Non lo dico io, lo dicono i numeri”. Ma per Agen, ciò che induce all’ errore nella lettura dei bilanci camerali risiede proprio  nella soluzione al problema pensioni. “Che invece è proprio quello che stiamo applicando, e cioè versare dai 6 ai 7 milioni annui su un fondo di un istituto che possa  erogare i vitalizi. La Regione Siciliana ha già accolto la nostra richiesta, così come il Ministero che ha indicato nell’Inps la sede istituzionale più adatta per avviare l’operazione. Ci vorranno vent’anni per frazionare il fondo, ma avremmo risolto il problema ed evitato che l’ente a medio termine possa entrare in sofferenza. A quel punto chiuderemo con non meno di 5 milioni di utili all’anno”.  In parole povere, la Giunta Camerale ha approvato la proposta del Preventivo 2019 con deliberazione n. 113 del 6 dicembre 2018, che, dopo avere ottenuto il parere favorevole del Collegio dei Revisori dei Conti il 14 dicembre 2018, veniva sottoposto all’attenzione del Consiglio Camerale. Quest’ultimo, su richiesta scritta di un consigliere camerale, lo ha rinviato ad altra data con l’obiettivo di guadagnare più tempo per l‘esame degli atti. Il 28 dicembre 2018, nella imminente chiusura dell’esercizio e la conclusione delle operazioni contabili di riscossione e di pagamento di competenza dell’anno, in via del tutto autonoma e distinta dalla decisione di rinvio del Consiglio, l’ufficio Ragioneria, Contabilità e Bilancio ha segnalato che la cassa al 31 dicembre 2018 registrava una liquidità inferiore di circa 3 milioni di euro rispetto alla stessa data dell’anno precedente (causa ritardata delibera che autorizza di incassare il parziale ripristino del 50% del contributo 2018). Tale risultato, alla luce dei pagamenti e delle riscossioni d’inizio anno, faceva paventare una possibile carenza di liquidità per cui sarebbe stato opportuno prevedere una anticipazione di cassa da parte dell’istituto cassiere, atteso che il flusso di entrata più consistente per l’ente, il diritto annuale, avviene di norma a luglio, in coincidenza con il pagamento delle imposte sui redditi. O in alternativa , utilizzare per pochi mesi un prelievo dei fondi esistenti. Per potere ricorrere all’anticipazione di cassa, come peraltro previsto dalla convenzione tra l’Ente camerale e l’istituto cassiere, è stato necessario inserire in bilancio il costo degli interessi sull’anticipazione, originariamente non previsto e non prevedibile al momento della predisposizione del documento contabile. In tal senso, nella considerazione che il Preventivo non aveva ancora ottenuto l’approvazione del Consiglio, si è ritenuto ragionevole integrare la proposta del Preventivo 2019, inserendo la cifra per gli interessi passivi; cifra teorica di utilizzazione dell’importo massimo di anticipazione per l’intero anno. Inoltre, si è utilizzata tale occasione per confermare in via definitiva l’incremento del 50% della previsione del diritto annuale alla luce del decreto ministeriale, che intanto era stato emanato il 21 dicembre 2018. “È del tutto naturale che i documenti contabili di previsione degli enti, come i budget nelle imprese private, possano essere costantemente integrati da fatti normativi o contabili non originariamente previsti”, aggiunge Agen, “ ma la necessità di monitorare i flussi di cassa non è un “fare confessorio” da parte della Giunta, infatti era già presente nella relazione allegata al Preventivo 2018, alla luce del difficile contesto della drastica riduzione del diritto annuale, già subìta dalle Camere sin dal 2015. Anche in quella occasione, si ipotizzava un ricorso all’anticipazione già nella seconda metà del 2018; solo i dati di cassa di fine anno hanno reso concreta una simile ipotesi, ma per i primi mesi del 2019, e comunque è un invito agli uffici competenti come farebbe un “buon padre di famiglia”. Il monitoraggio dei flussi di cassa è dunque un fatto normale negli enti pubblici, al fine di evitare momenti alterni di eccessiva o di carente liquidità; ma per le Camere diventa indispensabile nella considerazione che la maggiore e più significativa entrata, il diritto annuale, si concentra, per legge e non per scelta, in un determinato periodo. Non è inoltre consentito autonomamente distribuire la riscossione nell’arco dell’anno. Al 30 giugno 2019 la Camera del Sud est Sicilia avrà  dunque una doppia  riscossione ritornando anche se per il solo anno in corso, al vecchio contributo.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA