L’ Etna sbuffa ma per i turisti è off limits: «Chiuso per scelta politica»

Di Francesco Vasta / 21 Luglio 2019

Linguaglossa (Catania) – Le paure più evocate si sono materializzate proprio nei giorni che tutto il mondo invidia alla Sicilia. L’Etna in eruzione, la forza della natura che, dirompente, si fa evento tangibile eppure ancor più proibito del solito. Impossibile, per i visitatori da ogni latitudine che d’estate assaltano il vulcano attivo più alto d’Europa, poter ammirare in sicurezza ma più da vicino le bocche di Efesto che si spalancano. Impossibile salire allo storico Osservatorio di Etna nord, in posizione ideale visto che la colata interessa il cratere di sud-est, tramite le escursioni organizzate. E vallo a spiegare il perché, agli stranieri che si ritrovano la sbarra chiusa e un lenzuolo davanti: «Etna chiuso per scelta politica». «Potevate avvisarci», dice una coppia mittleuropea lasciando Piano Provenzana.

Cosa può saperne, un turista, della montagna resa off limits non per la sua pericolosità, ma da un’irriducibile bega di condominio fra Comuni. Ovvero Linguaglossa e Castiglione di Sicilia, le amministrazioni proprietarie dell’unica strada sterrata che, da Piano Provenzana, porta fino a quota 3000. Serve un appalto del servizio di trasporto in jeep, ma ormai dal 2013 nessuno ci si raccapezza più per un elenco assai lungo e strambo di ragioni. Occorre rispondere alle sollecitazioni dell’Autorità Antitrust, che ha chiesto più trasparenza e più mercato nell’affidamento di un bene di impareggiabile valore come un vulcano patrimonio Unesco. I tempi dell’unico concessionario delle escursioni, il gruppo Russo Morosoli, gestore anche della funivia sul versante sud della montagna, sembrano ormai definitivamente archiviati. Occorre dare risposte ad esercenti, guide, piccole e medie imprese, gli stessi che hanno inscenato la protesta dei lenzuoli sull’Etna. «Senza escursioni ai crateri qui non viene più nessuno», è il loro ritornello.

Una soluzione, le due amministrazioni dei sindaco Salvatore Puglisi e Antonio Camarda, erano certi di averla trovata. L’accordo c’era sull’idea di aprire l’Etna agli investimenti dei privati. Eppure, complice anche la bufera giudiziaria dell’inchiesta “Aetna” della Procura di Catania, più passa il tempo e più il project financing da 23 milioni – proposto da una cordata di imprenditori della zona – per realizzare una cabinovia e un collegamento con l’Alcantara in cambio della strada per i crateri diviene sempre più un miraggio. Ma anche il piano B, ovvero il proposito di un appalto del semplice servizio di trasporto in jeep dei turisti, da assegnare attraverso plurime licenze, è diventato il casus belli di una nuova lite fra sindaci. Non ci sarebbe l’accordo sulla formula e la durata di questa procedura: Linguaglossa vuole che le gite vengano affidate a più vettori per almeno sei anni; ma Castiglione, per bocca del sindaco Camarda, ha risposto che no, con la sua comunità «non si scherza».

Varare un regime liberalizzato delle escursioni per così tanti anni significherebbe mandare all’aria il project financing che, invece, «rappresenterebbe la vera svolta per lo sviluppo del turismo sul versante nord dell’Etna», ripete da giorni il sindaco di Castiglione. Il suo collega di Linguaglossa – nel frattempo libero dalla accuse che l’inchiesta “Aetna” aveva ipotizzato a suo carico – al momento studia il da farsi. Nei giorni scorsi aveva fatto sapere che in realtà, a suo dire, l’accordo c’era e che Castiglione se lo sarebbe come rimangiato a cose fatte.

Ma allora che succederà? Ripartiranno prima o poi le jeep verso quota 3000? Gli operatori commerciali di Etna nord chiedono lo sblocco delle escursioni, in qualunque modo questo arrivi. I due Comuni, sottotraccia, starebbero mandandosi segnali reciproci per cercare di spingere qualcuno al primo passo, ma nessuno azzarda di ipotizzare in che tempi e in che modalità questo avverrà. Intanto scorre via una nuova estate di Etna proibita.

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Redazione
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