L’ Etna ha già finito il suo show ma lascia lapilli su strade e pista aeroporto

Di Mimmo Trovato / 16 Febbraio 2021

CATANIA – Il cielo che all’improvviso si colora di rosso, per l’impatto della luce del sole al tramonto su un’enorme nube di cenere lavica, sui paesini dell’Etna fino a Catania “piovono” cenere e lapilli, mentre violenti boati confermano la presenza di fontane di lave nella zona sommitale del vulcano. E’ l’ Etna innevata che si piglia la scena e dà spettacolo con una violenta attività esplosiva dal cratere di Sud-Est che è osservabile a centinaia di chilometri. E la montagna, “Idda” (‘Lei) come la chiamano affettuosamente i catanesi, diventata immediatamente la “diva” dei social network dove impazzano video e filmati della sua attività parossistica dal cratere di Sud-Est. Che dura poco più di un’ora, a partire dalle 16.10, ma che riesce ad affascinare, ad attrarre come uno spettacolo della natura può fare.

Soprattutto con le immagini: la grande e grossa nube lavica che si alza per più di un chilometro e che illumina dal sole al tramonto diventa rossa, le fontane di lava che sembrano una “fucina” del mitologico Polifemo, mentre due colate laviche rosse e incandescente scendono sulla neve bianca come ferite sul vulcano. Occhi e obbiettivi puntati sull’Etna, anche da Taormina e dalla costa del Siracusano, ma facendo attenzione alla caduta di cenere e di leggeri ma taglienti lapilli lavici che sono arrivati fino a Catania. Anche all’aeroporto internazionale Fontanarossa “invadendo” la pista e le zone di “rullaggio” e “posteggio” dello scalo che ha dovuto sospendere l’attività operativa, facendo cancellare o dirottare cinque dei voli in arrivo o partenza. Il “Vincenzo Bellini” dovrebbe riaprire domani, se si riuscirà a completare la sua “bonifica”.

Cenere lavica che resta sulle strade rendendole pericolose e “scivolose”, per questo alcuni sindaci, compreso quello di Catania, Salvo Pogliese, emettono ordinanze per vietare la circolazione dei mezzi a due ruote e impone il limite massimo di velocità a 30 chilometri l’ora mentre il segretario regionale del Pd Anthony Barbagallo ha rivolto un appello al governo regionale siciliano affinché si attivi per la dichiarazione di calamità naturale in favore dei comuni montani colpiti.

I lapilli sono caduti grossi, quasi 10 centimetri, su diversi paesi dell’Etna, come Pedara e Nicolosi, dove è già in corso la conta dei danni a automezzi e coltivazioni, per cominciare. Non risultano, al momento, notizie di persone ferite. Anche perché, come quasi sempre, la fase “parossistica” dell’eruzione è tutta concentrata nella zona sommitale, tra i 2.900 e i 3.000 metri di quota dal livello del mare, dove gli esperti dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia-Osservatorio etneo di Catania, hanno collocato la sorgente del tremore. E’ tutto concentrato nel cratere di Sud-Est, con le fontane di lava e l’emissione di cenere lavica. E’ da quella “bocca” che emerge un trabocco lavico che ha prodotto un modesto collasso del fianco del cono generando un flusso piroclastico che si è sviluppato lungo la parete occidentale della valle del Bove e alimenta due grossi “bracci lavici” che si sviluppano nella desertica Valle del Bove. Viste da lontano le colate che si distanziano tra di loro e si allargano come fossero della dita di una mano sembrano quasi raggiungere, quasi “sfiorare”, alcuni paesi, ma è un effetto ottico, sono ancora molto lontane. Ma è anche questo lo spettacolo dell’Etna. 

Foto Ansa/Parco Naxos Taormina

 

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Redazione
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