Jessica e Seby dal palco all’unione civile: «Una rivincita, l’ho sempre sognato»

Di Enza Barbagallo / 03 Maggio 2022
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«Questo è l’abito da sposa che ho sempre sognato e che oggi è una rivincita per me e per Seby. Insieme abbiamo sperimentato cosa vuol dire essere discriminati e abbiamo lottato, ma abbiamo avuto la pazienza di attendere e di non perdere mai la speranza e finalmente». Queste sono le parole di Jessica Cannavò, la transgender nata in un paese etneo, registrata col nome di Alfio, che ha tanto sofferto prima di raggiungere la libertà di essere se stessa, di essere una donna, sentendosi ingabbiata in un corpo maschile di cui non sentiva l’appartenenza. E’ riuscita a convolare a giuste nozze con Seby Infantino, suo compagno da 14 anni. 


Jessica ci ha mostrato orgogliosa il suo abito da sposa realizzato dal famoso stilista Mimmo Tuccillo, un abito che simboleggia la libertà, sancisce quella che è stata la prima unione civile a Camporotondo etneo (che non è il paese in cui è nata) officiata dal vicesindaco Alberto Cardillo lo scorso dicembre e ripresa dalle telecamere di Rete 4 e trasmessa nel programma “Zona bianca”. Tanta emozione ma soprattutto una grande vittoria, allietata da tanti videomessaggi di congratulazioni da parte di personaggi popolari come Nina Moric, Valeria Marini, Giovanni Ciacci, Maria Teresa Ruta, Vladimir Luxuria e tanti altri. 

 


«Ho molto sofferto – continua Jessica – per imporre agli altri la mia vera natura, quella femminile. Non mi sono mai sentita un maschio, anche se all’anagrafe sono ancora “Alfio”. A 10 anni giocavo con le bambole e me le toglievano davanti e mi portavano i soldatini e le macchinine che io respingevo. I miei genitori all’inizio non hanno accettato il mio sentirmi femmina e mi hanno costretto a una cura di ormoni maschili. Questo lo ricordo come un trauma, come una vera e propria violenza. A scuola venivo bullizzata per i miei atteggiamenti femminili e un giorno sono stata cacciata dall’aula, perché avevo le unghie smaltate. A casa non c’era un clima migliore, perché ero continuamente rimproverata perché indossavo gli abiti di mia madre e di mia sorella. Quante lotte perché non mi chiamassero Alfio ma Jessica».

 


Anche nel paese in cui è nata Jessica non ha avuto vita facile: «I miei compaesani ridevano e mi emarginavano. E bersagliavano pure la mia famiglia con commenti inappropriati e volgari. Ma devo riconoscere che i miei familiari piano piano mi hanno accettato e mi sono stati vicini quando ho iniziato il duro percorso della mia trasformazione per diventare fisicamente quello che io sentivo di essere». 


Jessica ha lottato e ha saputo riscattare se stessa, rifugiandosi nella musica, nel ballo. Artisticamente nasce nei locali catanesi suonando e cantando e trasformandosi in personaggi come Renato Zero, Anna Oxa, Loredana Bertè, essendo dotata di grande capacità interpretativa. Ben presto arriva in Rai con le fiction “Il Commissario Montalbano” e prima ancora “La piovra 10”, e man mano si è fatta strada diventando un’artista e facendosi apprezzare non solo per la sua professionalità, ma per le sue doti umane e la sua sensibilità. 
«Ho capito – continua – che potevo essere d’esempio ad altri che come me stavano stretti nel loro corpo e volevano ritrovare se stessi». L’occasione di raccontare la sua storia, di cantare e diventare opinionista è stata nel 2000 la trasmissione “Al posto tuo” in onda su Rai2, condotta da Alda D’Eusanio e, successivamente, nelle trasmissioni “Ricomincio da qui” e “I fatti vostri”. «La Tv ha fatto il miracolo, perché sono entrata nel cuore di tanta gente e anche in Rai ho sentito tanto affetto nei miei confronti. La gente ha compreso che non ero un esibizionista , ma una persona vera, sincera che aveva confidato e raccontato la sua storia vera e dolorosa». 
Nel 2013 nasce il duo artistico di Jessica e Seby segnato dall’uscita del cd “L’amore non ha sesso, razza e colore” che contiene l’esortazione a non nascondersi, a lottare per essere se stessi, perché l’amore vince su tutto. 

 A scuola venivo bullizzata per i miei atteggiamenti femminili e un giorno sono stata cacciata dall’aula perché avevo le unghie smaltate. Anche a casa non c’era un clima migliore
 

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Pubblicato da:
Carmen Greco
Tag: camporotondo etneo diritti civili jessica cannavò CAtania Trangender unioni civili