Inchiesta “12 Apostoli”, indagini concluse: tra indagati Mimmo Rotella

Di Redazione / 08 Dicembre 2017

CATANIA – Rapporti sessuali non come abuso, ma come purificazione compiuti da un ‘arcangelò reincarnato. Era questo il messaggio che veniva lanciato per plagiare le ragazze. Sembra la trama a tinte fosche di un thriller, sono invece i contorni di un’inchiesta della magistratura giunta alle battute finali. La Procura di Catania ha emesso infatti un avviso di conclusione indagini dell’operazione ’12 apostolì per presunti abusi sessuali su minorenni consumati all’interno di una comunità di ispirazione cattolica.


Sono sette le persone raggiunte dal provvedimento, che si proclamano innocenti. Tra loro il “santone” Piero Alfio Caruana, bancario in pensione di 73 anni, alla guida della comunità che avrebbe abusato di ragazzine di età compresa tra 13 e 15 anni, in alcuni casi con la complicità delle madri delle vittime, sostenendo che il rapporto sessuale non era un abuso, ma un atto purificatorè compiuto da un ‘arcangelò reincarnato. L’uomo è in carcere. Avviso di conclusione indagine anche per tre donne, che sono agli arresti domiciliari, ritenute delle fiancheggiatrici del ‘santonè: Katia Concetta Scarpignato, di 57 anni, Fabiola Raciti, di 55, e Rosaria Giuffrida, di 57. Le altre tre persone raggiunte dall’avviso di conclusione indagini sono accusate di favoreggiamento e sono indagate in stato di libertà. Sono l’ex deputato e assessore regionale, Domenico ‘Mimmò Rotella, marito di Rosaria Giuffrida, una delle tre donne arrestate dalla polizia postale di Catania; un sacerdote, padre Orazio Caputo; e l’ex presidente dell’’Associazione Cattolica Cultura ed ambiente, di Aci Bonaccorsi, Salvatore Torrisi.


Da intercettazioni della polizia postale di Catania emergerebbe che il sacerdote avrebbe appreso nel segreto della confessione delle indagini avviate su una denuncia per abusi sessuali e avrebbe avvisato dell’attività in corso Torrisi e Rotella. Nell’inchiesta sono confluiti gli incidenti probatori con gli interrogatori delle vittime. L’avviso di conclusione indagini è stato firmato dal procuratore Carmelo Zuccaro, dall’aggiunto Marisa Scavo e dal sostituto Laura Garufi. Le indagini della polizia postale di Catania furono avviate nella primavera del 2016, dopo la denuncia di una madre, una delle ‘ortodossè dell’associazione, che aveva notato come la figlia non volesse avere più contatti con il resto del gruppo. Si era insospettita e aveva scoperto una chat nel cellulare della ragazza con altre vittime delle violenze sessuali. Non tutte hanno voluto denunciare gli abusi.

Da intercettazioni e indagini è emerso il quadro di ragazzine fragili che venivano selezionate dalle tre donne per essere “offerte” all’ “arcangelo” per la loro “purificazione”. A volte, ha sostenuto la Procura, erano le stesse madri a ‘consegnarè le figlie all’uomo. Le minorenni avevano dei ‘turnì nella casa di Capuana: pensavano a lavarlo, vestirlo, pulire la sua abitazione e a soddisfare anche le sue richieste sessuali. Le vittime sarebbero state costrette anche a sottoscrivere lettere in cui dichiaravano il loro amore per Capuana e di essere consenzienti ai rapporti sessuali. Durante alcune perquisizioni la polizia postale sequestrò documenti, comprese lettere delle minorenni e il «registro» con gli elenchi di migliaia di iscritti all’associazione. In quella occasione la Diocesi di Acireale, espresse «sconcerto e dolore per le vittime, gravemente ingannate e offese».

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Tag: capuana catania procura