Sono questi i numeri da brivido degli incidenti stradali in Sicilia. Si tratta di dati, elaborati da Istat e Aci, e relativi al 2015 ultimo riferimento statistico disponibile. In Sicilia si sono verificati 10.864 incidenti stradali, che hanno causato la morte di 225 persone e il ferimento di altre 16.224. Rispetto al 2014, diminuiscono sia gli incidenti (che furono 11.366, – 4,4%) che i feriti (che furono 17.167, – 5,5%), superiori alle variazioni rilevate nell’intero Paese (rispettivamente -1,4% e -1,7%). Ma sono aumentati i morti visto che nel 2014 furono «soltanto» 209 con un incremento dunque del 7,7% più significativo della media nazionale che ha registrato un +1,4%.
Il trend della mortalità è comunque in calo se si considera il lungo periodo: nel 2010 i morti furono addirittura 279 e da questo punto di vista la Sicilia vanta una delle migliori performance del Paese.
Si tratta di numeri freddi che, naturalmente, non tengono conto, nel raffronto con le altre regioni italiane, di diversi altri fattori come ad esempio la condizione delle strade, l’efficienza del parco veicoli circolante e anche le condizioni climatiche.
Nella classifica delle cento strade più pericolose d’Italia compilata su dati Aci e Istat e usando come unico parametro il numero di incidenti per chilometro, troviamo sei strade siciliane. Addirittura la Diramazione di Catania della A18 è nella top ten piazzandosi al quinto posto Italia con 7,84 incidenti per ogni chilometro che, basandosi sui dati del 2015, ha visto 29 incidenti, zero morti e 45 feriti. La seconda strada più pericolosa di Sicilia (e quindicesima in Italia) è la diramazione della A19 Palermo via Giafar con 4,04 incidenti per chilometro (e 21 sinistri in totale), un morto e 32 feriti. Al terzo posto in Sicilia (e ventesimo nel Paese) c’è la tangenziale Ovest di Catania in cui sono stati registrati nel 2015 ben 69 incidenti e cioè 2,88 per ogni chilometro, con zero morti ma con 118 feriti. Al quarto posto in Sicilia (e trentesimo in Italia) c’è il raccordo della A29 di via Belgio a Palermo con 131 incidenti (2,32 per ogni chilometro), 2 morti e 21 feriti. Al quinto posto siciliano (e 79° in Italia) c’è la A18 Catania Messina con 100 incidenti (1,30 per chilometro), un morto e 175 feriti. L’ultima delle strade siciliane nella top cento italiana è la A 18 tra Catania e Siracusa (86° posto) con 31 incidenti e una media di 1,74 per chilometro, un morto e 66 feriti. Solo per fare un raffronto: la strada più pericolosa d‘Italia è l’uscita Portonaccio del Grande Raccordo Anulare a Roma con 15 incidenti per ogni chilometro.
Ma se le condizioni delle strade possono variare a seconda anche della stagione, c’è un altro dato oggettivo che influisce sugli incidenti in Sicilia: l’età media del parco veicoli circolante. I dati più recenti sono quelli diffusi da facile.it, il portale specializzato nella comparazione dei costi assicurazione auto e moto, che ha svolto la propria analisi su un panel di più di un milione di richieste di copertura effettuate sul sito nel corso dell’ultimo anno. E analizzando i risultati è emerso come al Sud la situazione sia anche peggiore con veicoli che, in media, hanno oltre 10 anni. In Calabria, Sicilia e Sardegna il dato è allarmante: l’età media delle auto è di 10 anni e 9 mesi in Sardegna, 10 anni e 7 mesi in Sicilia e 10 anni e 3 mesi in Calabria.
I dati ufficiali, di Aci e Istat, sostanzialmente ricalcano quelli di facile.it.
La rilevazione del 2013 dice che, in quel periodo, in Sicilia circolavano oltre tre milioni di automobili, il 42% dei quali (quindi quasi la metà, mentre la media nazionale è contenuta nel 31%) ha un’anzianità di servizio superiore ai 14 anni perché immatricolati fra il 1998 ed il 2000, con un 28% invece che ha iniziato a circolare addirittura prima del 1977. Solo un milione di automobili, fra quelle che quotidianamente circolano sulle nostre strade e nelle città, sono più giovani delle stragrande maggioranza dei veicoli. E nel 2013, ma il dato è per forza di cose migliorato, appena lo 0,5% del totale era già equipaggiata con motori moderni e rispondenti alle norme Euro 6, mentre ben 637.026 (il 20,3%) erano classificate come euro 3, e 523.839 come Euro 0.