Il verminaio di “Università Bandita”: le liti fra colleghi e i concorsi riaperti ad hoc

Di Concetto Mannisi / 08 Luglio 2019

Catania – Dichiarazioni spontanee e dimissioni non servono a riportare il sereno dopo l’operazione “Università Bandita”. Perché scorrendo le pagine dell’ordinanza del Gip Carlo Cannella emergono circostanze e particolari che lasciano sbigottiti, schifati, turbati. Nessuna voglia di allestire un processo mediatico né di anticipare giudizi che spettano alla magistratura, eppure la sensazione che il prestigioso Ateneo catanese sia stato trasformato in verminaio, beh, oggi sembra essere più di una sensazione. E poco può consolare, visti gli esponenti di spicco di altre Università coinvolti, il “refrain” ormai logoro del “così fan tutti”.

Un caso che lascia senza parole è quello che riguarda Giampiero Leanza, professore ordinario presso il Dipartimento di Scienze del Farmaco nel settore scientifico disciplinare (Fisiologia Bio/09) dal 5 dicembre 2017. Leanza, che per dieci anni ha lavorato nel Dipartimento di Scienze per la Vita dell’Università di Trieste, intende rientrare nella sua città, sembra per motivi familiari, e coinvolge il direttore di quello che diventerà il suo nuovo dipartimento catanese, Giovanni Puglisi, indagato. Quest’ultimo dapprima sollecita l’interessamento dell’ex rettore Giacomo Pignataro, quindi, avvenuto il cambio delle consegne ai vertici dell’Ateneo, chiede analogo impegno a Francesco Basile. A dispetto delle esigenze del dipartimento, che in quel momento pare fosse carente in Anatomia, si punta con decisione sulla figura del fisiologo. E al Leanza vengono pure sollecitati i nomi dei potenziali commissari. Come membro interno si punta sul professore Nino Perciavalle, prossimo alla pensione, al quale viene ovviamente consigliato di seguire i “desiderata” del dipartimento destinato ad accogliere il vincitore del concorso. Ciò atteso che altre due docenti hanno presentato la domanda: Pina Mudò, associata presso il Dipartimento di Biomedicina Sperimentale e Neuroscienze Cliniche dell’Università di Palermo (dove, secondo quanto previsto dalla Legge Gelmini, non potrà far carriera perché il marito è ordinario nello stesso Dipartimento), e Maria Vincenza Catania, proveniente dal Cnr, che poi si ritirerà in corsa.

CLASSIFICA CENSIS SU UNIVERSITA’

Puglisi si spende chiaramente per l’amico Leanza, decantandone qualità e curriculum, ma quando la commissione giudicatrice si riunisce per la “ratifica” di quel che il dipartimento si attendeva, beh, ecco la sorpresa. E’ proprio Perciavalle (indagato) a comunicarla a Basile (indagato), dopo una serie di contatti fra i due aventi per oggetto proprio questo bando: «La Mudò è superiore in tutto. Persino gli stessi commissari indicati dal Leanza se ne sono resi conto. Troppa differenza sui criteri bibliometrici. La sua situazione è blindata. Sai fra due uguali è facile fare prevalere un criterio… uno dei due… bastano piccole… ma quando non c’è sta chiara… che tempi ca currunu». Insomma, il discorso sembra chiuso. Il direttore Puglisi va su tutte le furie per l’affronto di Perciavalle, il quale, a suo dire, «non sarebbe stato ai patti». Basile prova a mediare, anche sulla base di quanto anticipatogli dallo stesso Puglisi, pronto a garantire che i due commissari interessati da questo bando – Laura Ballerini e Paolo Cavallari, indagati, ordinari rispettivamente nell’Università di Trieste, ovvero dove lavorava il Leanza, e in quella di Milano – sarebbero disposti a riaprire il concorso pur di favorire il loro candidato. Ma a patto che Perciavalle sia d’accordo.

E qui si registra la sorpresa numero due, certamente ancora più sgradevole della prima. Il rettore riesce a convincere Perciavalle, che non ha ancora consegnato le carte relative ai lavori della commissione, a fermare tutto e riconvocare i colleghi, suggerendo anche il modo con cui motivare la nomina di Leanza, ovvero invitando la commissione a dare un maggiore peso alla qualità dei lavori anziché al numero della pubblicazioni. La Mudò ne ha tante in compartecipazione con svariati docenti e, a dire dei due, in tali pubblicazioni il suo impegno potrebbe essere stato minimo; Leanza ne ha svariate da solo e questo, concertano i due, potrebbe essere considerato più qualificante. Il discorso fra Basile e Perciavalle diventa imbarazzante: «Io vorrei fare venire a Leanza – commenta il componente di commissione – ma tu dimmi comu si pò fari cù sta cosa cà … è un rischio». E Basile: «Rischio… se tu lo vuoi fare si può fare… cerchi i campi di interesse di Leanza». E l’altro: «Non c’è modo. Ti ho portato tutto il resto: l’esperienza didattica, l’esperienza all’estero…. Non c’è cosa salvare: lei è sempre un po’ più forte su tutto… Ma il vero guaio è emerso quando abbiamo preso i parametri…».

Basile non molla, sottolinea quanto sia importante che al dipartimento vada persona gradita a tutti e allora Perciavalle si arrende: «Francesco tu mà diri come devo procedere … ‘u fazzu per amicizia nei tuoi confronti e per rispettu. Picchì tu si u ritturi ed è giusto non crearti ‘sti problemi … però questo metterà in moto, attenzione, un meccanismo giuridico che noi perderemo nel medio e lungo periodo». Il meccanismo, visto che poi Leanza la spunterà, si attiverà davvero. Ma con la discesa in campo di Digos e Procura. Profetico comunque, il professor Perciavalle, si potrebbe dire….

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Pubblicato da:
Redazione
Tag: ateneo basile catania concorso dipartimento di scienze gip inchiesta leanza perciavalle rettore università bandita vincitore