GIARRE – Al termine di una lunga maratona notturna il dissesto è diventato realtà. Pochi secondi per l’alzata di mano ed ecco servita la pagina più buia nella storia comunale: 12 voti favorevoli e tre astensioni. Pochi minuti prima del voto, l’atteso intervento del sindaco Angelo D’Anna. Il primo cittadino in un clima di grande tensione ha ripercorso le vicende che hanno portato al fallimento economico, lanciando precise accuse. In larga parte rivolte a chi “ha deciso che Giarre dovesse andare a tutti i costi al dissesto”.
Il sindaco ancora una volta si è soffermato sulla nota trasmessa dalla Regione che ha intimato l’ente comunale ad adottare la delibera nel termine di 10 giorni, che di fatto sono diventati 7, considerato che la missiva è stata recapitata venerdì scorso, a poche ore dalla chiusura degli uffici per il fine settimana. Troppo poco per una storia, quella giarrese, lunga 200 anni. «Evidentemente – ha detto il sindaco – c’è stata una precisa volontà: mettere fretta e ansia. Sono state esercitate indebite pressioni verso questo Comune e la diffida ad adottare la delibera di dissesto altro non è stata che una autentica ingiustizia». Un concetto ribadito anche dal consigliere Armando Castorina che ha rimarcato quell’anomala «tempistica con cui si è precipitosamente arrivati al default del quale, il primo cittadino giarrese, non ha responsabilità».
Il consigliere Francesco Cardillo, invece, nel proprio intervento, ha criticato «il ricorso intrapreso dal Comune davanti le sezioni riunite della Corte dei conti essendosi concretizzato in striminzite note istruttorie incapaci di contestare le criticità osservate e proporre una differente lettura dello stato di attuazione del piano».
Secondo Giusi Savoca, invece: «Votare favorevolmente il dissesto è stata un’azione di enorme responsabilità, ma non esistevano alternative: una medicina amara da ingurgitare per salvare Giarre». Mentre Giannunzio Musumeci ha rivolto un invito al sindaco: «Non occuparsi più della questione finanziaria (visti anche i risultati) che fortunatamente verrà gestita da un organismo statale».
Durissimo, infine, l’attacco del presidente del Consiglio Francesco Longo (assente per malattia) che attraverso una nota letta in aula dal consigliere Giuseppe Leotta, ha affermato: «Il partito del dissesto è stato quello che davanti all’aggravarsi della situazione economica finanziaria, invece di ridurre le spese e predisporre gli atti per incassare le entrate, ha pensato bene di non applicare più una misura dello stesso piano di riequilibrio, aumentando del 30 % le indennità degli amministratori».