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la sentenza

Il Santapaola che ordinò l’omicidio di un altro Santapaola

Depositate le motivazioni della gup Cardillo che ha condannato all’ergastolo Vincenzo il figlio di Nitto accusato di essere l’ideatore e il mandante dell’uccisione del cugino Angelo

Di Laura Distefano  |

 «Santapaola jr ordinò l’omicidio del cugino»  Sentenza Thor. Depositate le motivazioni della gup Cardillo che ha condannato all’ergastolo il figlio di Nitto Laura Distefano Un Santapaola che ordina di uccidere un Santapaola. Nemmeno il legame di sangue nel 2007 salva Angelo Santapaola dalle pallottole. Un delitto eccellente e forse unico nella sanguinaria storia della famiglia catanese di Cosa nostra. Il cugino del padrino Nitto è freddato in un macello abbandonato nelle campagne del calatino assieme al suo fidato guardaspalle Nicola Sedici. I due corpi sono bruciati e abbandonati.  I due cadaveri carbonizzati e irriconoscibili sono ritrovati nei campi di Ramacca: l'identità delle vittime arriva soprattutto grazie alle fedi in cui sono incise i nomi delle moglie, Grazia Corra e Paola Crisafulli. L'indagine sul duplice omicidio ha una svolta solo dopo il pentimento di Santo La Causa nel 2012: l'ex reggente dell'ala militare della cosca racconta per filo e per segno come è maturata la decisione di ammazzare un familiare del capo dei capi di Catania. Fin da subito il pentito fa il nome di Vincenzo Santapaola 'u nicu, come mandante. Ma non bastano le parole di La Causa a consolidare un'azione penale nei confronti del figlio di Nitto. Intercettazioni del Ros e verbali del collaboratore portano a una condanna definitiva del boss del settore finanziario Enzo Aiello.  Ma poi l'esercito dei pentiti si allarga e arriva Francesco Martiddina Squillaci a scatenare un vero e proprio terremoto. L'inchiesta Thor, nel 2020, porta a riempire i tasselli mancanti sul delitto eccellente del 2007 e su altri omicidi degli anni Ottanta e Novanta. Santapaola jr riceve in carcere la notifica dell'ordinanza per l'omicidio del cugino. E alla fine, lo scorso aprile, è arrivata la condanna pesantissima all'ergastolo. La gup Maria Ivana Cardillo, da qualche giorno, ha depositato le motivazioni della sentenza. Sono 600 pagine. Per la giudice non ci sono dubbi sul ruolo di « mandante e ideatore dell'omicidio». «Santapaola mal sopportava la presenza ingombrante del cugino – scrive la gup – questi infatti agiva come una scheggia impazzita sovvertendo equilibri consolidati tra clan mafiosi e all'interno della stessa Cosa nostra catanese rivendicando una primazia da legami familiari che gli veniva ormai ampiamente contestata e intessendo rapporti privilegiati ed esclusivi con Cosa nostra palermitana».  La giudice riempe i pezzi del mosaico partendo dalla genesi della condanna a morte: «La circostanza che Angelo Santapaola si fosse recato a Palermo senza autorizzazione a discutere con Cosa nostra palermitana era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso». Poi Cardillo cita le dichiarazioni del super pentito La Causa: il figlio di Nitto avrebbe ordinato a Natale Filloramo (cugino di Enzo e condannato all'ergastolo) di andare «a prendere Angelo Santapaola per portarlo sul luogo del delitto» e poi rivolgendosi all'ex reggente gli avrebbe detto: «sai cosa fare». I racconti del collaboratore si incastrano con le rivelazioni di altri pentiti, come Squillaci, Salvatore Viola e Fabrizio Nizza. Quest'ultimo, ex numero 1 del narcotraffico a Catania, riceve le confessioni del fratello Daniele, uomo d'onore, che è testimone oculare del duplice delitto. Anche lui è convocato nel macello abbandonato. Nizza inoltre fa un passo avanti rispetto alla posizione di Santapaola Jr: «aveva autorizzato l'omicidio perché era lui il vero capo della famiglia».   Nel processo è depositata una memoria del coimputato Orazio Magrì (condannato a 13 anni con le generiche) che «conferma – scrive la gup – la ricostruzione di La Causa». Il figlio di Nitto, a sorpresa, invia una lettera autografa nel corso dell'udienza preliminare. La scelta di uccidere Angelo Santapaola sarebbe stata decisa solo il giorno della riunione. La tesi dell’uccisione estemporanea per la giudice però non avrebbe alcun fondamento di verità. Anzi la giudice scrive: «La decisione di uccidere il cugino è mantenuta perché la vittima non ha cambiato atteggiamento rispetto alle strategie di prevaricazione ed ascesa non condivise dall'imputato». Per la gup le parole di Santapaola jr non sono «credibili» e «appaiono finalizzate a ottenere un trattamento sanzionatorio più mite e a evitare la condanna alla pena dell'ergastolo prevista in caso di accertata premeditazione». Cardillo invece assolve il figlio di Nitto dall'accusa dell'omicidio di Sedici: «non ha deciso lui di ucciderlo».

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