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Il mare “chiuso” della Plaia e la chiazza al largo di piazza Europa tra depuratori fantasma e il paradosso dei dati ufficiali

Per Giuseppe Cirelli, professore ordinario di Idraulica agraria e sistemazioni idraulico forestali all'Università di Catania il problema riguarda anche l'inquinamento che arriva anche da Macchia di Giarre

Di Maria Elena Quaiotti |

Qual è la qualità del mare a Catania, dalla Scogliera alla Plaia? È la domanda dell’estate, anche di questa estate. E la risposta non può che essere intanto tecnica: «La situazione è di grande emergenza e io estenderei la rilevazione da Macchia di Giarre, perché l’inquinamento arriva anche da lì».

La parola all’esperto

È la premessa di Giuseppe Cirelli, professore ordinario di Idraulica agraria e sistemazioni idraulico forestali all’Università di Catania. «Il problema è strettamente connesso agli scarichi in mare da depuratori non adeguati, incompleti o non in esercizio, oltre agli scarichi diretti in mare. Ricordo che proprio per questo siamo in infrazione europea e dal 2017 è stata istituita la figura del Commissario straordinario unico alla Depurazione: se ne sono avvicendati tre e ancora i risultati non si vedono. Resta da attivare il vecchio allacciante (per trasportare acque piovane e reflui dal centro storico di Catania raccordandosi con un collettore che servirà l’Area protetta dei Ciclopi, ndr) e completare il nuovo allacciante (che trasporterà solo reflui dalle zone nord e ovest di Catania, inclusi i comuni della zona etnea, ndr), realizzare i relativi collegamenti, ma soprattutto completare le fognature e potenziare il depuratore di Pantano d’Arci».In città, ricordiamo, solo il 20% delle utenze urbane sono allacciate alle fognature verso il depuratore di Pantano d’Arci. Il resto nel migliore dei casi finisce in vasche Imof, altrimenti scarica dove può…«Inoltre – rileva ancora Cirelli – neanche una goccia di acqua depurata da reflui urbani dovrebbe finire a mare, è un lusso che non possiamo permetterci sia per la questione siccità, ma anche per salvare la balneabilità del mare e recuperare importanti nutrienti come azoto, fosforo e potassio che possono essere utilizzati in agricoltura. Esistono tecnologie consolidate per il riuso in agricoltura delle acque depurate, perfino per la loro potabilizzazione. C’è poi la questione dei canali creati per le acque piovane che finiscono in mare, ma che impropriamente vengono utilizzati come sistema fognario, con implicazioni di carattere igienico sanitario e ambientale non da paese civilizzato».

I campioni di acqua prelevati

Se le premesse non sono certo confortanti, è però secondo il Portale delle Acque del Ministero della Salute – che riporta i punti di prelievo di campioni per le analisi che tengono conto dei valori di escherichia coli e enterococchi con relativi risultati – che solo alla Stazione centrale la qualità dell’acqua del mare viene considerata “scarsa”, è “sufficiente” in due punti, a San Giovanni Li Cuti e alla Plaia all’altezza del torrente Acquicella, mentre è “buona” alle immissioni in piazza Europa nord e sud, allo sbocco del canale Arci e del torrente Forcile, al Gornalunga Villaggio Nettuno. Nel resto dei punti di prelievo che abbiamo considerato, da Acicastello a Vaccarizzo, viene ritenuta “eccellente”: al Lungomare Scardamiano (Acicastello), Cannizzaro via Pezzana 18 (Acicastello), via Antonello da Messina – Selene, immissione canale via Villini a Mare nord e sud, viale Kennedy 91, Paradiso degli Aranci Campo di Mare e Villaggio Azzurro, contrada Vaccarizzo e Villaggio Delfino.

La chiazza al largo del solarium Europa

Come è possibile, viene da chiedersi, considerate le recentissime vicende che hanno coinvolto proprio la Plaia, con un divieto di balneazione appena revocato (allo sbocco dell’Arci) e un altro ancora in vigore in attesa di nuove analisi dell’Asp (allo sbocco del Forcile), ma anche la preoccupante chiazza comparsa l’altro ieri al largo del Solarium Europa?La risposta arriva proprio dal portale: gli ultimi risultati pubblicati infatti risalgono a metà luglio. Viene riportata una criticità solo per lo sbocco del canale Arci, che attraversa la zona industriale: “inquinamento di breve durata con chiusura temporanea dell’area dal 19 al 20 giugno 2024”, con valori di enterococchi e escherichia coli rilevati pari a 2005 cfu/100 ml (il limite è 200 per gli enterococchi, 500 per escherichia coli). Erano i giorni in cui si attendeva la realizzazione della “tura” che ogni estate permette di “controllare” il canale evitando che sfoci in mare, almeno in condizioni ordinarie. Non in caso di acquazzoni, ed è successo proprio questa settimana con il divieto di balneazione emesso venerdì per Arci, poi revocato sabato. Permane il divieto alla foce del torrente Forcile, che arriva a mare dopo aver attraversato il Villaggio Santa Maria Goretti e come tutti i corsi d’acqua catanesi soffre di mancanza di manutenzione e controllo su eventuali scarichi immessi lungo il loro corso. Non dimentichiamo l’Acquicella che sfocia alla Plaia vicino al porto. Non è stato invece previsto un punto di prelievo all’Oasi del Simeto, area protetta, dove sfocia il canale Buttaceto che riceve le acque depurate dall’impianto di Pantano d’Arci. Eppure lì da qualche giorno si segnala la presenza sulla battigia di piccoli pesci morti.

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