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Un anno fa la tragedia

Il drammatico racconto della sopravvissuta: «Mio marito torna indietro con l’auto e ci investe più volte. Era convinto che volessi lasciarlo per colpa della mia amica»

Pietro Nasca è accusato di aver travolto e ucciso Concetta De Bormida e ferito la moglie

Di Laura Distefano |

«Senza farmaci non riesco più a dormire». La testimonianza di Anna Longo, arrotata dal marito Pietro Nasca il 10 giugno dell’anno scorso quando simultaneamente ha travolto e ucciso Concetta De Bormida, è stata a tratti drammatica. Le ferite di quella tragica mattina alla zona industriale sono ancora evidenti nel tono di voce, negli occhi, nei ricordi qualche volta confusi. La presidente della Corte d’Assise, Maria Pia Urso, infatti, ha posto molte domande per ricostruire la tragedia.La pm Valentina Botti ha cominciato proprio dal racconto di quella drammatica mattina. I due coniugi, che erano ai ferri corti da qualche tempo, sono andati in una clinica per una visita psichiatrica. E assieme a loro è andata l’amica, che non poteva immaginare sarebbe stato il suo ultimo giorno di vita. Al termine della visita le due donne sono uscite: Concetta ha chiamato un amico per un passaggio. Nasca, che sta affrontando il processo per omicidio e tentato omicidio, si era allontanato in auto ma qualcosa lo avrebbe spinto a fare marcia indietro: «Poi lui è ritornato, era in stato di… di ubriachezza proprio. Io gli ho detto: “Te ne puoi andare perché con te con la macchina non ci saliamo”… e ho aggiunto: “Sta venendo un amico a prenderci” che non… E lui faceva avanti e indietro con la macchina, non se ne andava fino all’ultimo che è successo tutto».

A un certo punto accade l’inimmaginabile: «Poi è successo che ci siamo allontanate. Lui si è… si è arrabbiato troppo, ha girato la macchina all’inverso, prima investe quell’amica mia, diciamo, lei non lo so se è morta sul colpo, penso di sì, poi per tre volte l’ha fatto… Dopo ha preso un’altra volta l’amica mia, due volte a me e la terza volta all’amica mia».Quindi Anna Longo è scappata per le campagne e ha cercato aiuto. Così ha raccontato in aula: «Se n’è andato e lì ho chiamato i soccorsi, la polizia. Ero un po’… ero tantissimo distrutta, facevo avanti e indietro per sapere se quell’amica mia era viva, darle forza. Purtroppo non c’è stato niente da fare».L’avvocato Emanuela Fragalà, legale di parte civile, cerca di ricostruire il movente: «Perché lui credeva che era colpa di lei, perché io lo dovevo lasciare, credeva che era lei. Invece no, non lo capiva che era lui stesso a farsi del male perché beveva. Non lo capiva». E rispondendo ancora alle domande dell’avvocato ha spiegato che Nasca credeva che colui che doveva passarle a prendere «non fosse un amico della mia compagna, credeva che era un amico mio. Invece no». Una sceneggiatura dell’orrore che è durata parecchi minuti.La prossima udienza è fissata per il 24 giugno. Sarà un’udienza fondamentale per tanti punti di vista: sarà sentito infatti il perito Antonino Petralia che argomenterà sulla relazione già depositata (ne parliamo nell’altro articolo). Nella stessa data saranno esaminati i medici legali.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA