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Il ciclone ora fa paura e Catania si prepara ad altri due giorni di passione

Allerta arancione per giovedì, rossa per venerdì, in città e in provincia cresce l'allarme

Di Redazione |

MediCane fa paura. Il ciclone che si è abbattuto sulla provincia di Catania provocando due morti e una persona che risulta ancora dispersa oltre a danni ingenti ancora da quantificare, si sta trasformando in uragano: muove i suoi tentacoli carichi di acqua, vento ed elettricità sul versante ionico del Mediterraneo come mostrano diverse immagini satellitari.

Secondo le previsioni degli esperti, toccherà il picco venerdì proprio nella zona del catanese per poi spostarsi velocemente in Calabria. A Catania, e nei comuni intorno, l’allerta è massima. La gente è terrorizzata dopo quello che ha dovuto affrontare negli ultimi due giorni, con città e paesi sommersi da acqua, fango e detriti con le strade piene d’acqua e le piazze sommerse.

Gruppi di volontari si sono dati da fare per ripulire quanto più possibile, molti rifiuti trascinati dall’acqua sono finiti in mare. I commercianti hanno sistemando barriere in ferro nei negozi per proteggere il più possibile le proprie merci. Già a partire da domani le scuole e tutti gli uffici pubblici rimarranno chiusi. Per giovedì il bollettino della Protezione civile indica allerta arancione, rossa per venerdì. 

Il Capo dello Stato, Sergio Mattarella ha telefonato al sindaco di Catania, Salvo Pogliese per avere informazioni sulla grave emergenza e per esprimere la sua vicinanza alla città così colpita dal maltempo. E ha garantito il massimo sostegno con interventi rapidi ed efficaci di tutte le istituzioni. «L'evento non è finito», ha avvertito infatti il responsabile della Protezione civile nazionale, Fabrizio Curcio, giunto a Catania per seguire in prima linea le operazioni. «Diciamo ai cittadini di mantenere alta l'attenzione, di seguire le indicazioni delle autorità perché si aspettano in questa area delle ore che possono essere complicate», è l’appello di Cucio, anche perché «i valori parlano in maniera molto chiara». 

In seduta straordinaria e urgente, il governo regionale, convocato dal presidente Nello Musumeci proprio nella sede di Catania, ha già deliberato lo stato di emergenza regionale, atto propedeutico per chiedere al governo centrale il riconoscimento dello stato di calamità nazionale. Qualche ora dopo, Musumeci ha chiesto a Roma una «legge speciale» con una dotazione di «almeno di tre miliardi» per contrastare il rischio idrogeologico e le frane provocate proprio dagli eventi ambientali. 

La ricognizione dei danni – per la quale sono già stati attivati gli uffici regionali della Protezione civile, del Genio civile e degli Ispettorati agrari – sarà possibile solo dopo il cessato stato di allerta, che purtroppo potrebbe protrarsi fino a domenica, sottolinea la Regione. «In 49 anni di vita vissuta in questa città non avevo mai vissuto questo fenomeno», commenta il sindaco di Catania Salvo Pogliese. «Sono stato nel centro storico e in alcuni quartieri periferici e non avevo mai visto immagini di devastazione simili – dice il sindaco – le immagini della Pescheria sono emblematiche: non era un fiume in piena, era un lago che sommergeva il livello di piazza Duomo». 

Militari e mezzi dell’esercito sono impegnanti nell’opera di soccorso e messa in sicurezza di Scordia, il paese della piana di Catania tra i più colpiti dal nubifragio dove è morta una persona e la moglie risulta dispersa. La seconda vittima è Paolo Claudio Agatino Grassidonio, 53 anni, volontario dell’associazione nazionale carabinieri (Anc) di Nicolosi. «Noi non sappiamo se si stesse recando a prestare soccorso a qualcuno in quegli istanti – scrive la Protezione civile regionale su Facebook – è però andato incontro al suo destino, travolto dalla furia di un evento inimmaginabile».  COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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