Recuperi urbani
Il chiostro di S. Maria di Gesù tornerà agli antichi splendori
A Catania il luogo sacro strappato all’Ordine francescano e alla collettività dalle leggi eversive del 1866 sarà ristrutturato dopo tanti ricorsi giudiziari
Oggi, dopo anni di attesa, impegno e non poche controversie, la Sovraintendenza ai Beni culturali di Catania ha dato il via ai lavori di restauro dell’antico chiostro del convento della parrocchia di S. Maria di Gesù (nella foto) retta dai frati minori francescani. È un passo fondamentale verso il recupero e la fruizione di questo luogo sacro strappato all’Ordine francescano e alla collettività dalle leggi eversive del 1866, mandato in malora e quasi completamente distrutto in nome di un male inteso concetto di progresso sociale e culturale che caratterizzò i primi anni del 1900, secondo il quale andava demolito per far posto alla costruzione dell’Istituto Archimede (progetto Francesco Fichera, 1919-1930), e poi trasformato in officina meccanica, e infine rivendicato come un comune cortile scolastico.
Eppure in quel chiostro vi sono affreschi del ‘700 di pregevole valore, in gran parte distrutti dall’incuria del tempo e degli uomini: si pensi che per alcuni decenni, quando il chiostro fu trasformato in una officina meccanica, quegli affreschi sono stati coperti dalla calce. Nel 1986 la Sovraintendenza di Catania, attraverso lo stanziamento di fondi pubblici, riportò alla luce la struttura originaria liberando le arcate e scoprendo gli antichi affreschi settecenteschi. I lavori si fermarono definitivamente nel 1993, poi l’inizio dell’abbandono e del degrado causati anche da una ingarbugliata situazione burocratica riguardante la proprietà e la destinazione d’uso.
Infatti, il chiostro, ad oggi, ha due proprietari: ai frati francescani appartiene un lato dei portici e tutti e quattro i lati del piano superiore (loro abitazione); invece tre lati dei portici, il cortile interno e due locali del piano terra sono di proprietà dell’ex Provincia regionale di Catania, oggi Città Metropolitana. L’Istituto statale Archimede, fino al 2014, beneficiava dell’uso esclusivo della parte di competenza della Città Metropolitana, impedendo di fatto ai frati l’utilizzo per le attività sociali e religiose. Grazie a una delibera dell’allora commissario Giuseppe Romano, nel 2014 la Provincia stipulò con la parrocchia un contratto di comodato d’uso gratuito. L’Istituto fece ricorso al Tar che però lo rigettò. Seguì un secondo ricorso al Cga di Palermo nel quale si paventava un grave impedimento dell’attività didattica. Proprio per questo, in via cautelativa, il Cga sospendeva la delibera. Il 3 giugno 2021, scaduti i termini del ricorso, quest’ultimo veniva dichiarato decaduto dal Tribunale, facendo così di fatto rivivere la delibera del 2014. Grazie alla caparbietà dei frati e all’intervento autorevole della Sovrintendente di Catania, Donatella Aprile, la Regione siciliana, attraverso l’assessorato ai Beni Culturali, ha stanziato un finanziamento per il restauro conservativo.
Con l’avvio dei lavori di restauro comincia una nuova vita per questo prezioso spazio di storia e bellezza. Ma una domanda sorge spontanea: alla conclusione dei lavori di restauro resi possibili dall’ennesimo impiego di fondi pubblici, chi si prenderà cura di questo spazio per tutelarne la conservazione, la custodia e l’accesso al pubblico? Da parte dei frati e dei tantissimi fedeli che frequentano la parrocchia giunge un importante appello alle istituzioni, affinché il chiostro possa essere loro affidato e così restituito alla sua originaria vocazione. COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA