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Il Catania non ci sta e attacca il sindaco Pogliese: «La sua uscita è stata politica e anche ruffiana»

Di Redazione |

Al Catania calcio non è affatto piaciuta l’uscita definita “politica” del sindaco Salvo Pogliese dopo il caso della partita contro la Casertana giocata a porte chiuse per la vicenda del servizio steward: «Il sindaco di una delle città più importanti d’Italia – ha scritto in una nota il Catania calcio – nonché realtà purtroppo in pieno dissesto e con numerose aziende costrette a chiudere i battenti, si accorge soltanto ora delle difficoltà in cui versa e si dibatte l’azienda Calcio Catania». «Il Calcio Catania dà lavoro a ben duecento famiglie: nonostante le difficoltà suddette, non si è mai registrato alcun sit-in dei dipendenti al Comune e ad oggi, nonostante il clima di disfattismo generale che ad arte è stato creato, non ci sembra che un solo dipendente abbia lamentato retribuzioni non corrisposte. Nonostante le difficoltà – ha aggiunto il club rossazzurro – delle quali non si è mai fatto mistero, negli ultimi tre anni il Calcio Catania si è leccato le ferite ed è riuscito a invertire la rotta e rimettersi in condizione di uscire dal periodo più critico: lo ha fatto, concretamente, portando il disavanzo da -14/15 milioni di euro a -4 milioni di euro, disputando nel contempo (fatta eccezione per questa deludente prima parte del campionato) tornei altamente competitivi e ricostruendo un sistema operativo che ne aveva caratterizzato l’epoca migliore: tutto ciò senza mai chiedere aiuti che sarebbero stati e sarebbero sempre utili». «Al sindaco di Catania, che ci vuole aiutare, facciamo notare che negli ultimi tre anni, pur usufruendo del “Massimino” soltanto in occasione delle gare casalinghe e quindi in linea di massima due volte al mese, abbiamo versato al Comune di Catania circa 180 mila euro annui per la pubblicità e l’affitto del campo, ai quali vanno aggiunti 90 mila euro per la cura del manto erboso e 40 mila euro per la pulizia e il gasolio: nell’arco di un triennio, abbiamo speso quindi circa 930 mila euro per aprire le porte dello stadio».

«Al signor sindaco si fa presente, inoltre, che quando si è purtroppo verificato un ritardo nel pagamento della somma pari a 1.800 euro per l’utilizzo dello stadio “Angelo Massimino”, inopinatamente alcuni dipendenti del Comune hanno provveduto a non aprire le porte dell’impianto: uguale solerzia non è stata adottata quando, per esempio, si è trattato di sostituire un irrigatore guasto, adducendo l’immancabile scusa della mancanza di fondi, con la non trascurabile conseguenza di un ulteriore intervento economico della nostra società. Per tali ragioni, a noi non sembra di aver ricevuto un aiuto e nemmeno di aver letto dichiarazioni e soppesato fatti, in termini di reale sensibilizzazione della città rispetto alle nostre problematiche: perciò, a noi questa uscita sembra di matrice politica e forse anche un po’ ruffiana».

«Il Calcio Catania ha bisogno di altro, non di semplici parole, ma rimane disponibile e in attesa di capire come il sindaco di Catania voglia concretamente dare una mano ad un’azienda cittadina, la nostra, che oltre a portare il nome della città di Catania in Italia (purtroppo di recente con risultati sportivi non adeguati), muove un indotto che in altre sfere avrebbe destato sicuramente anche l’attenzione di componenti governative. Altro appunto che ci sentiamo di rivolgere al sindaco riguarda la decisione, presa dagli organi competenti, di non disputare la partita odierna in presenza di pubblico: a noi è sembrata esagerata, vista la disponibilità del Calcio Catania che ha messo a disposizione 37 steward regolarmente autorizzati (pur in un contesto caratterizzato dal divieto di vendita dei biglietti ai tifosi casertani) in rapporto ad una normativa che prevede l’obbligatorietà di uno steward ogni 250 spettatori. Agli steward, inoltre, si sarebbero aggiunti 20 ausiliari e 20 guardie giurate. Altrove, rileviamo ancora, è accaduto in frangenti simili che il sindaco assumesse la responsabilità dell’evento bypassando le restrizioni e prestando opportune ed eventuali ulteriori garanzie: non ci sembra che tutto questo sia stato fatto. Il Calcio Catania ha davvero fatto l’impossibile per venire incontro alle richieste del prefetto: purtroppo ha dovuto constatare l’indisponibilità di tante società di sicurezza interpellate, già impegnate. Inoltre, in questa vicenda, c’è chi non ha avuto rispetto per la gente di Catania e per il Catania stesso. Nessuno ha valutato i danni d’immagine e di sostanza arrecati al Calcio Catania, che ha subito tutto questo senza alcun sostegno. L’unico “torto” del nostro club è stato quello di adoperarsi per mettere in piedi una propria struttura di sicurezza per tamponare l’emergenza subita nella sostanza delle cose, negli sviluppi e anche nelle polemiche scaturite. Caro Sindaco, il suo sembra più un appello indirizzato ad un’azienda fallita: il Calcio Catania non lo è, i dipendenti continuano ad andare al lavoro e chi ha la responsabilità della conduzione continua ad assumerla, quotidianamente, nonostante un clima funereo. Noi siamo vivi e determinati a fare del nostro meglio per il Calcio Catania».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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