NEL CATANESE
Il boss nella veste di agente di riscossione: 3 arresti per estorsione
Un imprenditore si è rivolto a un noto personaggio dei Santapaola per risolvere la questione di un debito.
Il boss mafioso si trasforma in agente di riscossione. Un ruolo che purtroppo emerge sempre più frequentemente nelle inchieste giudiziarie. Ed è l’ipotesi investigativa che ha portato la sera dello scorso 28 aprile all’arresto in flagranza, a San Pietro Clarenza, di Orazio Santonocito, Alfio Caruso e Daniele Notarrigo con l’accusa di estorsione aggravata dal metodo mafioso. Il gip Stefano Montoneri ha convalidato la custodia in carcere qualche giorno fa.
Il debito e le minacce dell’ex vertice dell’Acireale Calcio
I tre sono stati beccati dopo che la vittima ha consegnato 800 euro, a titolo di prima tranche di un debito di 40 mila euro preteso da Notarrigo per delle cartelle esattoriali che gli sono arrivate per mancati pagamenti all’Erario nel periodo in cui era nel compendio societario dell’Acireale Calcio. Per l’indagato la vittima avrebbe dovuto saldare una parte di quella somma perché per qualche mese avrebbe avuto un ruolo – seppur di fatto – nella governance del team calcistico. La vittima non ritenendo di doversi prendere carico di quel debito vista la brevità temporale della sua partecipazione nella società ha tentato di opporsi alla pretesa di Notarrigo ma il risultato sarebbe stato quello di continue pressioni con minacce che hanno portato l’imprenditore a raccontare tutto ai carabinieri.
Il boss agente di riscossione
In passato, inoltre, l’uomo sarebbe già stato costretto a cedere addirittura attività a Notarrigo per altri debiti. A un certo punto in questa trattativa entra Santonocito. Un personaggio di un noto spessore criminale, avendo accumulato condanne per mafia, omicidio, sequestro di persone e altro. L’uomo è stato scarcerato nel 2017 a seguito del beneficio del rito abbreviato la pena totale cumulata è risultata di 30 anni. La situazione per la vittima diventa davvero pesante a marzo, le minacce sono insopportabili. Ha anche paura della sua incolumità. I toni per il gip sono inequivocabili: «Minchia sei una cosa da appenderti nei croccia (ganci da macelleria, ndr)… noialtri dobbiamo sistemarla con la pace perché se poi dobbiamo sistemarla con l’inferno la sistemiamo con l’inferno…. io vi sto avvisando qualcuno ci lascia le penne…».
L’arresto in flagranza
Gli investigatori da una serie di registrazioni riescono a capire quando ci sarebbe stata la consegna della prima tranche dei pagamenti. Addirittura durante un incontro in una macelleria alla vittima è stato dato un foglio A4 con il piano di rientro. Venerdì scorso, però, i carabinieri intervengono dopo la consegna del denaro e fermano Notarrigo, Caruso e Santonocito. Quest’ultimo aveva gli 800 euro “incriminati”. Nell’udienza di convalida i tre indagati hanno respinto completamente la tesi accusatoria dichiarandosi innocentiCOPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA