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Gli spaghetti killer e la morte di Maria Basso: Paola Pepe lascia i domiciliari dopo 13 mesi

La decisione della Corte d'Assise, ma la nipote accusato di avere ucciso la zia per l'eredità dovrà presentarsi per tre volte al giorno alla polizia

Di Laura Distefano |

Tredici mesi agli arresti domiciliari. Paola Pepe fu arrestata a fine febbraio dello scorso anno con per omicidio e circonvenzione d’incapace. L’accusa, per cui sta affrontando un processo, è quella che avrebbe causato la morte dell’ottantenne veneta Maria Basso facendole ingerire del cibo solido dopo essersi fatta dichiarare nel testamento erede universale.

Al processo da donna libera

La storia, da thriller, ha calamitato l’attenzione dei media nazionali che seguono ogni udienza davanti alla Corte d’Assise di Catania con inviati e telecamere. L’imputata da ora in poi potrà andare a processo da donna libera. Infatti la Corte d’Assise, presieduta da Maria Pia Urso, giudice a latere Manuela Matta, ha accolto l’istanza presentata dai difensori, gli avvocati Carmelo Peluso e Dario Riccioli, e ha disposto l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria tre volte al giorno come misura alternativa agli arresti domiciliari. I giudici, dopo la camera di consiglio, hanno emesso l’ordinanza in cui ritengono che «l’invocata revoca» della misura non possa essere accolta in quanto «permangono esigenze cautelari», ma che alla «luce del principio di continuità del controllo di legalità delle misure coercitive, declinato nelle forme della proporzionalità e adeguatezza, gli elementi posti a sostegno» dell’istanza della difesa «sono utilmente valutabili nella direzione di una misura meno afflittiva». La Corte d’Assise, quindi, ha valutato che «le residue esigenze cautelari possano essere salvaguardate con l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria tre volte al giorno».

I caso Maria Basso

Maria Basso è morta (a seguito di polmonite ab ingestis secondo i periti del pm) nel dicembre 2022 in una casa di riposo ad Aci Castello dopo un trasferimento lampo da una struttura di Asiago per opera di Paola Pepe. Una fuga che fu denunciata dai cugini veneti di Basso ai carabinieri, che trasferirono gli atti per competenza a Catania. Da lì le indagini che portarono l’anno scorso all’arresto della donna, chimata “nipote” dai cronisti. In realtà è figlia di una cugina di Basso, ma da sempre la chiamava “zia”. Per un periodo molto lungo non si erano più viste, poi la festa di compleanno per gli 80 anni dell’anziana, che aveva una patologia per cui avrebbe dovuto ingerire solo cibi omogeneizzati, è stata l’occasione per incontrarsi. Da lì ha inizio la vicenda processuale.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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