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Giovane reclutata in Nigeria per fare la prostituta a Catania: arrestata “madame”

Di Redazione |

CATANIA – Una nigeriana di 48 anni, Sarrah Anthony, è stata fermata a Roma da agenti della squadra mobile di Catania in collaborazione con quelli di Roma perché, con la complicità di altre persone non identificate in Nigeria e Libia, avrebbe fatto arrivare in Italia dal suo Paese una giovane connazionale da avviare alla prostituzione. Al fermo la polizia è arrivata dopo le dichiarazioni della vittima, una ragazza arrivata a Catania insieme con altri 502 migranti, che dopo essere stata reclutata nel suo Paese ed essere stata portata in un centro di accoglienza non ha lasciato la struttura per raggiungere Anthony raccontando la storia alla Polizia di Stato. La “madame”, irregolare in Italia, è stata rintracciata nella tarda serata del 3 maggio scorso nella sua abitazione nel rione romano «Lunghezza», nei pressi di Tivoli, mentre era in procinto di preparare i bagagli per raggiungere la Germania. Il 5 maggio scorso il Gip di Roma ha convalidato il fermo, applicando la custodia cautelare in carcere. Gli agenti della Polizia di Stato hanno eseguito un decreto di fermo emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Catania. La donna fermata è indiziata di traffico di esseri umani a scopo di sfruttamento sessuale e di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, entrambi aggravati dall’esser stati realizzati con il contributo di un gruppo criminale organizzato impegnato in attività criminali in più di uno Stato.

Il fermo è stato disposto al termine di indagini della squadra mobile di Catania coordinate dalla Dda etnea avviate in seguito delle dichiarazioni rese dalla giovane nigeriana – nome di fantasia Ola – che aveva affrontato un viaggio dalla Nigeria alla Libia e che era arrivata nel porto di Catania il 5 marzo del 2017 a bordo della nave della Guardia Costiera norvegese «Siem Pilot» insieme con altri 502 migranti. La ragazza aveva raccontato di essere stata reclutata in Nigeria da un connazionale, indicato con il nome di Uyi, di avere contratto un debito di 20.000 euro e che giunta in Italia sarebbe stata gestita da una “madame”, indicata con il nome di Sandra. La ragazza disse anche che durante la sua permanenza in Libia aveva più volte parlato al telefono con la “madame”, che l’aveva istruita su come comportarsi e le aveva ordinato di contattarla immediatamente una volta giunta in Italia. La giovane nigeriana al suo arrivo era stata portata in un centro di accoglienza, non aveva raggiunto la “madame” e successivamente aveva parlato con gli agenti della Polizia di Stato.

Indagini tecniche hanno fornito un riscontro a quanto raccontato dalla ragazza: la “madame”, poi identificata come Sarrah Anthony, sin dalle prime conversazioni con i familiari della ragazza e con il reclutatore aveva commentato il comportamento della giovane lamentando il fatto che non l’avesse raggiunta subito dopo l’arrivo in Italia ed il mancato allontanamento della vittima dal centro di accoglienza della vittima era stato l’oggetto delle discussioni della madame sia con i familiari della giovane, sia con il reclutatore, un nigeriano non meglio identificato di nome Uyi. La donna aveva contestato all’uomo la pessima scelta e la perdita di guadagno e lui per questa ragione aveva deciso di eseguire un rito vudù ai danni della ragazza, annunciandolo alla stessa vittima. La madame avrebbe poi ripetutamente contattato la ragazza cercando di manipolarla, dimostrandosi falsamente comprensiva ed accomodante e manifestando espressamente l’intenzione di proteggerla e l’avrebbe sollecitata a lasciare la struttura di accoglienza e raggiungerla al più presto perché solo sotto la sua «ala protettiva» avrebbe avuto ciò che desiderava.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA