CATANIA – Si raccolgono a poco a poco in piazza Cavour. Sono sempre più numerosi, di anno in anno. Ci sono giovanissimi e persone di mezza età. E’ il popolo dell’arcobaleno, che sfila per manifestare apertamente il proprio pensiero, senza timore di essere giudicato e senza volere giudicare. Ma solo per chiedere che il diritto all’uguaglianza valga davvero per tutti. «Il Gay Pride è una festa che va crescendo. Un momento di orgoglio, di espressione della propria identità, della richiesta della tutela dei diritti di tutta una popolazione» commenta Giovanni Caloggero, consigliere nazionale Arcigay. Il Gay Pride non è solo una festa, è un vero e proprio inno all’uguaglianza nella ricchezza della diversità.
L’Onda pride, la grande mobilitazione nazionale che rivendica i diritti per tutte le persone senza discriminazioni per l’orientamento sessuale e identità di genere, è giunta anche a Catania. Circa un migliaio le persone che ieri si sono date appuntamento in piazza Cavour per iniziare la parata che ha proseguito il suo cammino lungo via Etnea per concludersi in piazza Vincenzo Bellini. «Sono molto soddisfatto – prosegue Caloggero – perché a manifestare insieme a noi ci sono esponenti dell’amministrazione comunale, di associazioni politiche e ricreative». Lo slogan scelto a livello nazionale è un unico grido “It’s Human Pride”. Il tema del gruppo di Catania è: “L’io, il corpo e l’Eros”. Sono tre elementi che tra loro si intrecciano: l’io che viene sottoposto al vincolo di modelli identitari socialmente precostituiti non rappresenta integralmente l’ identità; ma il corpo, interfaccia dell’io, ne subisce gli effetti; l’eros, infine, è la rappresentazione della tendenza a formare legami affettivi e sessuali, limitato da molti vincoli e preconcetti, si uniforma alle pretese della società.
Dietro l’immancabile carrozzone, anche l’assessore comunale Rosario D’Agata. «Si uniranno gli assessori Licandro e Villari, il segretario provinciale della Cgil Rota, il deputato Raia e il sindaco Bianco» aggiunge Caloggero. A sfilare, però, soprattutto persone comuni, che lottano per conquistare la parità di diritti: adozioni e i matrimoni. «Quest’anno ho una sensazione diversa – commenta Agata – forse per il grande passo avanti compiuto negli Stati Uniti, il cambiamento mi sembra tangibile». Flora è una componente dell’associazione “Queer as Unict”, ieri in prima fila durante la sfilata. «Cerchiamo di sensibilizzare la gente in vari modi – sottolinea – ma finché ci saranno etichette il problema ci sarà. Devo ammettere però che nel corso degli anni qualcosa è cambiato, si avverte meno ositilità delle persone durante la sfilata». Leo, seminarista della Chiesta cattolica ecumenica, è lapidario: «Bisogna metterci la faccia, le parole non bastano. Dio ci ha creati tutti uguali». Tanti, tantissimi curiosi lungo il percorso. Qualcuno si ferma a guardare, qualcun’altro invece scatta una foto ricordo, perché comunque il Gay pride, con le sue sonorità e colori, è una festa