LA STORIA
Furti d’acqua nel Calatino: «Così mi hanno portato via una cisterna da diecimila litri»
«Mi dispiace, più di tutto, per i miei alberi che aspettano di essere irrigati da dieci giorni»
«Mi dispiace, più di tutto, per i miei alberi, che aspettano di essere irrigati da dieci giorni, per colpa del furto. È una cosa che mi fa soffrire». Giuseppe Biazzo ha un piccolo terreno di famiglia a Mineo, nel Calatino, a cui riusciva a garantire l’irrigazione grazie a una piccola cisterna da diecimila litri. Quella che la scorsa settimana gli è stata rubata, plausibilmente insieme al contenuto di acqua che era rimasto dentro, circa tremila litri.
«Vado a dare l’acqua agli ulivi una volta alla settimana – spiega Biazzo – È sufficiente per mantenere le piante e per una produzione esclusivamente personale, per il momento». La sua proprietà è grande circa mezzo ettaro su cui vivevano, prima degli incendi scoppiati nei terreni vicini negli ultimi anni, diverse decine di ulivi secolari. «Poi il fuoco portato dal vento negli anni passati me li ha decimati», racconta. Adesso le sue piante sono una cinquantina in tutto, la maggior parte sono alberi giovani, piantati lo scorso anno.
«All’inizio di questa settimana, quando sono tornato, mi sono accorto che la cisterna era stata rubata. Era stato buttato giù il cancello ed era stato portato via il mio serbatoio». Non è chiaro se l’acqua che c’era dentro sia stata lasciata scorrere a perdersi nel terreno o se, invece, sia stata portata via anche quella. «A terra era tutto secco, tremila litri non si sarebbero asciugati così in fretta – prosegue l’uomo – Posso immaginare che abbiano portato via anche l’acqua, ma non posso esserne sicuro».
Lui è andato a denunciare il furto alla stazione dei carabinieri, «dove sono stati prontissimi, con il sopralluogo e le verifiche e per questo li ringrazio. Ma mi hanno spiegato che furti di questo genere sono la routine, soprattutto nell’ultimo periodo».
Per lui, che di mestiere fa il ricercatore universitario in Geografia e la guida escursionistica, il tema non è tanto il danno («Un paio di migliaia di euro in tutto») quanto la situazione generale: «Il furto legato all’acqua è la spia di un problema più grande, che ha a che fare col bisogno, ormai inderogabile, di pensare alla tutela dell’ambiente, delle falde acquifere, decimate dai prelievi d’acqua abusivi, e del paesaggio. Ci siamo chiesti per quale motivo, nonostante le temperature, non ci siano ancora stati gli incendi che già l’anno scorso avevano devastato il territorio? Perché, senz’acqua, non è ricresciuto niente». In altri termini: «Non c’è più nulla che possa bruciare».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA