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Frode fiscale, chiesti 5 anni per Fabrizio Corona che in aula urla: «Vergogna»

Di redazione |

Milano – Cinque anni di reclusione e una multa da 14.000 euro. E questa la condanna chiesta dal pm di Milano Alessandra Dolci nei confronti di Fabrizio Corona, accusato di intestazione fittizia di beni, frode fiscale e violazione delle norme patrimoniali sulle misure di prevenzione per il tesoretto da 1,8 mln circa trovato nel controsoffitto della sua collaboratrice, Francesca Persi, anche lei imputata a processo, oltre alle somme per quasi 800.000 euro trovati in due cassette di sicurezza in Austria. Al termine della sua requisitoria il pm ha chiesto poi la condanna della Persi a 2,4 anni di reclusione e la confisca delle somme sequestrate.

Il pm ha voluto smontare la tesi della difesa che sostiene che Persi è stata solo «mera custode» dei soldi, frutto solo del “nero” delle sue serate, eventi e campagne. Corona, secondo il pm, nascondendo circa 1,7 milioni nel controsoffitto di Persi voleva renderli «non tracciabili», come aveva fatto in passato portando denaro in Svizzera o a San Marino. Il pm ha chiesto anche la trasmissione degli atti in Procura per appropriazione indebita ai danni della società Atena, riconducibile a Corona.

Dopo aver ripercorso le indagini e le testimonianze – tra cui le «rilevantissime» dichiarazioni di Geraldine Darù, ex collaboratrice di Corona e che fu “custode” per alcune ore in un albergo dei soldi che Persi portò in Austria lo scorso agosto (quasi 900 mila euro) -, il pm ha chiarito che se «il denaro trovato in Austria è il “nero” della società Atena», «quello nel controsoffitto, invece, può essere di tutto». Per il pm quegli oltre 1,7 milioni, infatti, potrebbero essere in parte «il nero della Fenice (la vecchia società di Corona, ndr), ma anche il provento di reati commessi in passato, come col fallimento della Coronàs quando vennero distratti 6 milioni di euro e possono essere anche il provento non diretto di evasioni fatte in passato con soldi poi allocati altrove».  Il «modus operandi» di Corona, però, a detta del pm, «è lo stesso del passato, quello di cercare di rendere i soldi non tracciabili, per questo vengono messi nel controsoffitto, perché sono al riparo dell’autorità giudiziaria». Per il pm, tra l’altro, quegli 1,7 milioni (in gran parte in banconote da 500 euro) sarebbero stati «occultati il 14 luglio del 2016» e non nel 2012, come sostiene Corona che indica in quel giorno dell’estate 2016, invece, il momento in cui andò a contare i soldi a casa di Persi.  Stando alla versione dell’ex agente fotografico, ripercorsa dal pm, gli 1,7 milioni sarebbero il frutto del “nero” accumulato tra il 2008 e il 2012, mentre quelli portati in Austria il “nero” prodotto tra il 2015 e il 2016. Nel racconto dell’ex “re dei paparazzi” e di Persi, però, ci sono una serie di «incongruenze logiche». Il pm, tra le altre cose, ha fatto notare che Corona e Persi decisero di spostare solo i soldi che erano in cassette di sicurezza a Milano e di portarli in Austria e lo fecero perché, la scorsa estate, uscì un articolo di Selvaggia Lucarelli per il “Fatto Quotidiano” che indicava Persi come la «cassaforte di Corona». Il timore, dunque, era che intervenisse l’autorità giudiziaria con verifiche.

Per il pm, inoltre, Corona ha provato a sostenere che avrebbe voluto far «emergere» quelle somme, dichiarandole poi al fisco, “e che noi avremmo interrotto i suoi buoni propositi di regolarizzazione». E perché allora, ha aggiunto, «se voleva dichiararli, li ha fatti portare in Austria con una forma di spallonaggio?». Tra l’altro, per il pm se si dà retta alla linea della difesa, si rischia anche di «legittimare qualsiasi imprenditore che decide di pagare le tasse quando vuole».

«Vergogna, voglio giustizia», ha urlato Corona all’inizio dell’udienza, che è stata per questo motivo interrotta dal presidente del Collegio Guido Salvini che ha anche fatto allontanare per un po’ l’imputato dall’aula. Il giudice Salvini, prima di interrompere l’udienza, aveva detto: «Corona questa è un’ udienza importante per lei, stia tranquillo». L’imputato, invece, da tempo ormai lamenta errori da parte della polizia e della Procura nell’inchiesta. 

Già in molte udienze Corona aveva spesso alzato la voce, ma i giudici erano sempre riusciti a tenerlo a freno e non era mai arrivato al punto di gridare, come ha fatto oggi, contro il pm e contro gli investigatori. Ad un certo punto, tra l’altro, si è anche divincolato per un attimo dagli agenti di polizia penitenziaria che cercavano di farlo smettere di urlare e di muoversi. Il pm avrebbe voluto produrre degli atti relativi a celle telefoniche, ma poi ha rinunciato date le osservazioni delle difese e il nervosismo di Corona, «perché io oggi voglio concludere». Già nelle scorse udienze l’ex “fotografo dei vip” se l’era presa spesso con alcuni investigatori della polizia – che hanno redatto anche la relazione che il pm voleva produrre – perché, a suo dire, avrebbero indagato soltanto su di lui, cercando anche contatti con la criminalità organizzata, ma non sulla bomba carta che esplose sotto casa sua lo scorso agosto. 

L’avvocato Luca Sirotti che, con il collega Ivano Chiesa, difende Corona ha dichiarato: “Sono stati contestati reati che riguardano condotte diverse tutte caratterizzate da frode, della creazione di realtà simulate che nelle nostre vicende non ci sono assolutamente”. “Parliamo solo – ha aggiunto il legale- di somme incassate in nero e nascoste. Il diritto penale non si applica per analogia. Ha fattispecie precise che devono essere applicate con rigore”. Le sue conclusioni difensive termineranno l’8 giugno.

“Fabrizio è un gran lavoratore e io e lui non abbiamo mai ammazzato nessuno, mentre c’è tanta gente che, a differenza nostra, i soldi li ha portati alle Cayman”, ha affermato Francesca Persi, la collaboratrice di Fabrizio Corona e imputata con lui nel processo, commentando a fine udienza le richieste di condanna avanzate dal pm. “Sono rimasta molto sorpresa da richieste di pena così alte – ha spiegato ancora la Persi – ma credo nella giustizia e nella verità”.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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