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Fontanarossa non cresce più, così l’aeroporto sta perdendo la sfida con gli altri scali del Sud

Il j'accuse del presidente degli albergatori di Siracusa

Di Giuseppe Rosano* |

Nei giorni scorsi sono stati narrati sulle pagine de “La Sicilia” dati relativi ai flussi dei viaggiatori, internazionali e nazionali, in transito all’aeroporto Fontanarossa di Catania. A ben guardare, emerge che l’elemento più sostanziale è quello riferito ai “movimenti”, ossia al numero di aerei in decollo e in atterraggio: 73.154 nel 2023 a fronte di 72.505 del 2022. Una crescita del traffico aereo assai deludente +0,90%; valore che rappresenta la basilare attrazione dell’offerta proposta da Fontanarossa sui mercati, principalmente quello estero. Anche la crescita del numero totale dei passeggeri si è attestata in modo limitato a 10.739.644 nel 2023 con una crescita di appena + 6,34% sul 2022, anno che registrava 10.099.441.

Performance non brillante

Se a questa, non certo brillante performance dello scalo catanese, aggreghiamo lo sconfortante numero di viaggiatori dell’aeroporto di Comiso, gestito dalla stessa Sac, sceso da 12.355 del 2022 a soli 9.262 passeggeri nel 2023, per aspera ad astra, si raggiungono appena 25 viaggiatori al giorno, generati con 2/3 voli giornalieri. Fra l’altro la compagnia aerea Ryanair ha cancellato per il 2024 i voli da e per Comiso, con conseguenze che per il futuro si faranno sentire.

Con codesti scarsi bilanci, è del tutto evidente che l’aeroporto di Catania si allontana sempre di più dalla posizione strategica dai suoi competitor Napoli e Venezia per aggiudicarsi la quarta posizione per traffico di passeggeri in Italia dopo Fiumicino, Malpensa e Bergamo Orio.

La sfida che non si può perdere

L’aeroporto Capodichino di Napoli, nel corso del 2023, si consolida nettamente al quarto posto, con il record di 12,4 milioni: +13,5% rispetto al 2022, più del doppio, in percentuale, di quanto fatto registrare a Catania (+ 6,34%), divenendo, di fatto, il crocevia del traffico meridionale di origine internazionale, grazie all’incremento del + 67% di turisti stranieri. Oltre a ciò, in estate di quest’anno entrerà in funzione pure l’aeroporto salernitano “Costa d’Amalfi”, che sarà di sicuro un altro competitor per l’aeroporto di Catania.In quanto all’aeroporto Marco Polo di Venezia, a tutt’oggi, non è stata elaborata l’esatta e positiva performance registrata nel 2023, sebbene la proiezione alla fine di settembre sommasse il traffico del polo aeroportuale del Nord Est a 14 milioni di passeggeri.

La chiusura di luglio non basta

Qualcuno potrebbe (giustamente?) segnalare che l’aeroporto di Catania nel mese di luglio del 2023 è stato chiuso, parzialmente, per oltre tre settimane e ciò non ha favorito una migliore performance positiva. Sicuramente vero! Ma occorre anche dire che l’incendio di Fontanarossa, sviluppatosi (pare) da una fotocopiatrice, ha messo a nudo, non soltanto la fragilità e la sicurezza operativa dello scalo, che non è riuscito a riaprire il transito degli aerei in tempi brevi, ma ha smascherato l’arretratezza delle infrastrutture stradali, autostradali e ferroviarie siciliane, che hanno fatto subire ai malcapitati e furibondi viaggiatori da 6 a 8 ore in pullman da Palermo e da 10 a 12 ore da e per Trapani per raggiungere i luoghi di destinazione.Nel mentre, il Pio La Torre di Comiso che, in tale circostanza, sarebbe stato lo scalo ideale in sostituzione di Fontanarossa, ha mostrato la vulnerabilità di un aeroporto tenuto sotto scacco dagli stessi gestori della Sac, i quali non hanno alcun interesse di lanciarlo sul mercato per accrescere i volumi di voli nazionali e internazionali, perché andrebbero a discapito della movimentazione di aerei sottratti alle piste catanesi.Ed è forse anche questo il motivo per cui i quattro vettori low cost – Ryanair, EasyJet, Wizz Air e Volotea – che si fronteggiano l’incoming di tutto il traffico aereo low cost in Italia, abbiano scelto, come base operativa, gli aeroporti di Napoli e Venezia e non certo gli aeroporti siciliani.

E le voci del bilancio quali sono?

Oltre ai dati sul traffico diffusi dal management dello catanese, sarebbe opportuno conoscere le voci del bilancio e conto economico del 2023 e se esso abbia migliorato la penosa situazione del 2022, che vedeva: lo scalo di Napoli con un traffico di 10,9 milioni di passeggeri, produrre 57 milioni di euro di utile; quello di Venezia 94 milioni, annotando 11 milioni di viaggiatori, mentre Catania con il transito di 10 milioni di passeggeri, sommava appena 9 milioni di utili.

E qui sorge una domanda spontanea: perché lo scalo di Catania consolida il peggio dai suoi bilanci? Lo stato di salute di un’azienda si misura attraverso l’andamento economico, finanziario e patrimoniale e il fiacco trend di utile d’esercizio non consente di realizzare gli investimenti infrastrutturali di cui lo scalo catanese ha tanto bisogno. E ciò impedisce di sanare sia l’incresciosa situazione che si determina alla zona partenze, comprovata dal caotico traffico di auto e bus imbustati sulla stretta sopraelevata corsia, sia alla (inesistente) zona arrivi, laddove si evidenzia una gincana di auto in attesa di prelevare i passeggeri sbarcati. Urgentemente il management di Fontanarossa dovrà, pertanto, concentrarsi sui grandi temi da risolvere per rendere credibili (se ci sono) gli obiettivi da perseguire, a cominciare dalla qualità delle prestazioni nei confronti dei passeggeri, oggi non certo esaltante, spesso stressati per le lunghe attese per imbarcarsi.

Servizi insufficienti

Così come dovrà mettere mani per incrementare l’attuale scarsa capacità di posti a sedere, nonché di accrescere l’insufficienza di punti ristoro, sia per i passeggeri in partenza in classe economica e sia per i viaggiatori che pagano biglietti di prima classe, i quali utilizzano la lounge dello scalo catanese, grande quanto un armadio e appena sufficiente per ospitare non più di 10 persone.Tutt’altra cosa negli altri scali italiani, un esempio per tutti: l’elegantissimo scalo di Venezia, dove per i viaggiatori Vip in transito è riservato uno spazio di oltre 400 mq.

In una Sicilia che cresce turisticamente in maniera esponenziale, e di questo ne dovremmo essere fieri, Fontanarossa non può presentarsi disarmata agli occhi dei mercati internazionali replicando l’attuale carenza infrastrutturale. Ed ecco perché urge una politica gestionale che non rimandi le occorrenti soluzioni per rendere l’aeroporto concorrenziale e attrattivo agli occhi degli operatori esteri, finalizzato ad accrescere il numero dei voli con destinazione Catania, anziché sbrodolarsi in sterile magniloquenza.

*presidente dell’associazione “Noi Albergatori Siracusa”COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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