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Festa Polizia, questore di Catania: «Più sicurezza con 1000 telecamere»

Di Redazione |

CATANIA – «Ho scelto Catania perché nella mia attività di direttore centrale anticrimine questa città era al centro di tutte le progettualità, da quelle nella lotta alla criminalità organizzata all’immigrazione clandestina, ai progetti sulla violenza di genere e devo dire che abbiamo sempre scelto Catania perché ha dato sempre delle risposte straordinarie». Lo ha detto, in una intervista all’emittente televisiva Telecolor in occasione delle celebrazioni per il 167/esimo anniversario della Polizia di Stato, il vice capo della Polizia Prefetto Vittorio Rizzi. «Quindi – ha concluso Rizzi – è un segno di riconoscimento e un ringraziamento ai poliziotti, agli uomini e alle donne della città di Catania, che hanno seguito tutte queste progettualità ed hanno fatto un lavoro straordinario».

Durante la cerimonia il Prefetto Rizzi ha motivato la sua presenza a Catania con gli eccellenti risultati ottenuti da questa Questura nel campo della lotta alla criminalità, organizzata e non e nel campo della prevenzione dei crimini di genere, ricordando i benefici effetti che la campagna d’informazione «Questo non è Amore» ha avuto nella città etnea, campagna ha fatto registrare un’impennata di denunce «a testimonianza dell’efficacia dell’opera dei poliziotti etnei per contrastare quel mondo troppo spesso sommerso e taciuto fatto di violenza, di sopraffazione e di umiliazione della donna». Rizzi ha inoltre ricordato i caduti della Polizia di Stato e la testimonianza che hanno lasciato.

Il questore di Catania Alberto Francini si è invece soffermato anche sul problema della sicurezza relativo alla movida. «Occorre fare di più sul versante del disordine urbano, dell’illegalità diffusa, della difficoltà dei controlli sulla cosiddetta movida. Ma qui occorre realmente il contributo convinto e fattivo di tanti altri soggetti. Stiamo facendo qualche passo avanti ma bisogna farne tanti altri incominciando da un minimo, decoroso impianto di videosorveglianza della città». «Io porto sempre come esempio – ha aggiunto – il milione di telecamere di cui è dotata Londra, una città di 14 milioni di abitanti. Facendo una facile proporzione, a Catania ce ne dovrebbero essere circa 34.000 ma poiché mi rendo conto che Catania non è Londra, me ne basterebbero 1.000». «La lotta alla criminalità comune e organizzata – ha proseguito – passa da una vigilanza costante sul fenomeno da parte di tutte le altre istituzioni e soprattutto della società civile. Non delegate mai totalmente ad altri la vostra e l’altrui sicurezza. Pretendete massima attenzione e rigore dalle Istituzioni preposte, ma ogni cittadino faccia la sua parte attiva e proattiva in termini di legalità». «Se consideriamo che è una città del profondo Sud, che è la seconda città di una regione che notoriamente combatte contro la piaga delle infiltrazioni mafiose, che risente di tutte le distorsioni legate ad una questione meridionale mai risolta, mi sento di dire che Catania è una città relativamente sicura. Nonostante queste mie affermazioni, basate sulla conoscenza dei problemi reali di sicurezza e sul numero e la qualità degli eventi criminosi, tutto ciò nulla incide sul senso di insicurezza da parte della popolazione che anzi aumenta a Catania così come nelle grandi altre città italiane». COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA