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Fabrizio Corona torna in cella

Di Redazione |

Proprio qualche settimana fa era riuscito ad evitare di ritornare in cella per via di un calcolo a lui favorevole sul cumulo pena, ma ieri all’ora di pranzo, mentre si trovava a casa della madre, sono venuti a prenderlo gli uomini della squadra mobile di Milano su ordine del gip Paolo Guidi. E dopo qualche ora trascorsa in questura è stato portato a San Vittore. E come lui è finita a san Vittore una delle sue fedelissime, Francesca Persi, amministratrice formale dell’Atena, la società di promozione e organizzazione eventi in cui lui risultava collaboratore con stipendio mensile, e che è il fulcro della nuova inchiesta, questa volta della Dda milanese.

A chiedere il carcere per i due sono stati il procuratore aggiunto Ilda Boccassini e il pm Paolo Storari nell’ambito di un’indagine nella quale è stata contestata l’ipotesi di intestazione fittizia di beni e solo per l’ex agente fotografico l’aggravante di aver commesso il reato durante l’affidamento in prova ai servizi sociali. Indagine nata da un procedimento in cui l’ex fotografo pareva fosse vittima, dopo l’esplosione di un ordigno rudimentale davanti a casa sua, di una tentata estorsione – come lui stesso aveva denunciato da parte di calabresi -, e che poi gli si è ritorta contro: il suo telefono sotto intercettazione (essendo lui allora parte lesa) ha rivelato dialoghi su un «qualcosa di importante» nascosto in casa della Persi a cui lui «teneva particolarmente». Così lo scorso settembre una perquisizione ha portato a scoprire 1,7 milioni di euro, suddivisi in quindici plichi e occultati nel controsoffito dell’abitazione della donna, denaro oggetto di un provvedimento di sequestro emesso venerdì scorso dalla sezione misure di prevenzione in cui, in linea con procura e gip, si ipotizza sia in gran parte il frutto dei compensi in “nero” dell’attività dell’Atena. Ingenti disponibilità finanziarie che l’ex fotografo avrebbe attribuito alla Persi e su cui l’altro giorno la sua difesa aveva puntualizzato: «È ancora in tempo per pagare le tasse e lo farà».

Ma accanto a questo «tesoretto», come scrive il giudice, Corona avrebbe anche aperto un conto presso una filiale della Btv-bank a Innsbruck, in Austria, su cui si calcola siano stati depositati tra il milione e il milione e mezzo cash attraverso una «attività di spallonaggio» compiuta dalla Persi: il 3, il 10 e l’11 agosto scorsi, con un «borsone» pieno di decine di migliaia di euro dentro buste bianche – ha raccontato una testimone – si sarebbe recata con la sua auto oltreconfine.

Corona – che ieri si è a che visto sospendere l’affidamento in prova ai servizi sociali, ottenuto dal giudice della sorveglianza milanese Giovanna Di Rosa nel giugno 2015 per i reati di estorsione, tentata estorsione, corruzione e bancarotta – secondo il gip è incapace «di astenersi dal commettere reati e di conformarsi ad un corretto e ordinato vivere sociale». E, annota sempre il giudice, uscito dalla comunità di don Mazzi un anno fa «si è subito dedicato a svolgere di fatto attività economica (vendendo la propria “immagine” e la propria presenza ad eventi e locali) con lo schermo di una srl intestata ai suoi familiari», e cioè madre e fratello. Per questo i pm Boccassini e Storari gli hanno contestato anche l’articolo 105 del codice penale, ossia la «professionalità nel reato», dato che il suo profilo è quello di un «delinquente professionale» perché vive «abitualmente» dei proventi dei reati che in questi mesi avrebbe continuato a commettere.

Le indagini dovranno stabilire se quei «tre milioni di euro in neanche un anno di tempo» siano tutti il frutto di compensi “in nero” per le serate nei locali o «se quelle somme derivassero da altri canali», scrive il gip di Milano Paolo Guidi. «Non è possibile – scrive il giudice – in questo momento, avere la certezza che tutto il complessivo denaro in questione derivi dalla descritta appropriazione indebita», ossia che quei 1,7 milioni di euro trovati nella casa della collaboratrice di Corona, Francesca Persi, e quei 1-1,5 milioni di euro che sarebbero stati portati in Austria, siano tutti compensi “in nero” che avrebbero dovuto finire nella casse della società Atena. In particolare, spiega ancora il gip, «poiché sembra incredibile che il Corona abbia racimolato circa 3 milioni di euro in neanche un anno di tempo (solo dall’ottobre 2015 aveva modo di muoversi liberamente per svolgere le citate serate); saranno le indagini – conclude il gip – a stabilire i dati precisi al riguardo, ed a verificare se quelle somme in parte derivassero da altri canali».

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