Da questa mattina si rincorre su diversi siti d'informazione la notizia della pagina del nostro giornale trovata accanto allo scheletro rinvenuto in fondo ad una grotta coperta da una fitta vegetazione, in località Cassone, sul versante sud dell’Etna, in territorio di Zafferana. Il rinvenimento è stato reso noto l'11 ottobre scorso ma in realtà risale al 7 settembre: sulla vicenda però gli investigatori del Soccorso Alpino della Guardia di finanza di Nicolosi avevano mantenuto uno stretto riserbo, alimentando il giallo su quello scheletro risalente ad almeno 40 anni fa.
Giallo che si infittisce ancora di più anche alla luce della notizia – riportata questa mattina da Repubblica e ripresa da altri organi di informazione – del ritrovamento accanto a quei resti umani di una pagina de “La Sicilia” del 15 dicembre 1979, e precisamente la pagina dei necrologi che sarebbero stati anche segnati. E quindi su quei necrologi che si stanno concentrando ora le attenzioni degli investigatori che stanno cercando di identificare quest'uomo di cui nessuno per oltre 40 anni si è interessato.
Si tratta dei resti di un uomo, dall'apparente età di 50 anni, alto circa un metro e 70 e con delle malformazioni congenite a naso e bocca. Dai rilievi antropologici eseguiti nel cranio è stata accertata un’anomala distanza delle orbite degli occhi. L’uomo, a quanto pare, era anche claudicante.
Ma cosa c'entrano i nomi presenti sulla pagina dei necrologi con quell'uomo morto nella grotta? Quel giorno di 43 anni fa c'erano gli annunci funebri di 11 persone. Veniva data notizia della morte del geometra catanese Paola Pavone, della signora Concetta Cucurullo Viganò in Duca, del floridiese Salvatore Lentini (papà di uno stimato medico dell'ospedale di Avola), del commendatore sciclitano Saverio Betto, dell'acese Florina Impalà vedova Murabito, del catanese Bernardo La Mari, della signora Barbara Finocchiaro vedova Arcoria (madre di uno stimato professore universitario componente del consiglio di amministrazione dell'Ateneo di Catania), e ancora della professoressa Palma Brunelli, del cavalier Edmondo De Marco, della giarrese Emilia Leotta e del medico catanese Paolo Rapisarda. Poi seguivano diversi anniversari di morte. Ma è sugli 11 annunci funebri del 15 dicembre 1978 che ora è puntata la lente d'ingrandimento della Procura di Catania, dove si cerca di fare luce su quel cadavere “resuscitato" dal fiuto del cane da ricerca e soccorso Halma, un pastore tedesco della Guardia di Finanza, che abbaiava e dava evidenti segni di interessamento all'ingresso della grotta.
Oltre che vagliare le denunce di scomparsa di quel periodo, quindi adesso ci si concentra anche di decessi di quel periodo per capire se ci possa essere un collegamento. Nel giorno del ritrovamento gli investigatori hanno anche diffuso il dettaglio degli abiti che indossava: lunghi pantaloni scuri, una camicia chiara a righe, un leggero maglione di lana, una cravatta nera, una mantellina di nylon verde scuro, un cappello di lana con pon-pon e degli scarponcini Pivetta n. 41. Rinvenuti anche delle monete di vecchie lire e un orologio Omega con cinturino e un piccolo pettine con custodia.
Sono questi tutti i pezzi del puzzle che la Procura di Catania sta cercando di mettere al proprio posto nel tentativo di dare un nome al misterioso cadavere della grotta.