Dissesto Comuni, aiutino del ministero: Caltagirone si mette il default alle spalle

Di Redazione / 20 Novembre 2018

CALTAGIRONE  – Una decisione del Ministero dell’Interno è destinata a offrire concrete prospettive di risalita ai Comuni che, dopo avere vissuto la gravissima situazione del dissesto, puntano a mettersi definitivamente alle spalle il “default”, pagando tutti i debiti senza dover rischiare oltremodo. Si tratta dell’ok dello stesso Ministero che, accogliendo la richiesta del Comune di Caltagirone (Catania) e mutando orientamento rispetto al passato, lascia nella disponibilità del Comune i 16,3 milioni residuati dall’attività dell’Organismo straordinario di liquidazione, la terna di commissari che, insediatisi (nel settembre 2013) alcuni mesi dopo il dissesto in cui era sprofondato il Comune, erano riusciti a estinguere (con transazioni al 50 per cento) soltanto 12 milioni del debito che grava sull’Ente. Adesso, col via libera del Ministero, l’attuale massa debitoria (25,5 milioni) potrà essere eliminata dal Comune grazie ai 16,3 milioni lasciati nelle casse dell’Ente, e ciò potrà avvenire attraverso transazioni al 70-80 per cento, pertanto assai più vantaggiose e appetibili per i creditori. 

“E’ una decisione di portata storica, un provvedimento che abbiamo a lungo inseguito e per il quale ci siamo adoperati con una costante interlocuzione con lo stesso Ministero – ha detto stamani in conferenza stampa, al municipio, il sindaco Gino Ioppolo -. Nel sottosegretario Stefano Candiani abbiamo trovato una persona capace di ascoltare e comprendere le ragioni e le legittime aspettative dei Comuni, che hanno bisogno di essere tutelati e non abbandonati a se stessi, dimostrando nel contempo serietà e sobrietà nell’azione di governo locale. Sinora i fondi residuati dall’attività dell’Organismo di liquidazione ritornavano al Ministero, con la conseguenza che i Comuni rimanevano con i conti in rosso ed erano quasi sempre costretti a dichiarare un secondo dissesto. Sulla questione avevamo proposto ricorso al Tar (che ha fissato l’udienza, ormai superata dalla decisione del Ministero, nel gennaio 2019) e, lo scorso 3 ottobre, la Giunta municipale, alla luce delle positive novità che maturavano a Roma, con una coraggiosa “Operazione-consapevolezza”, aveva già dato mandato ai dirigenti di avviare le trattative con i creditori. Stavolta, però – ha aggiunto il sindaco – la buona politica e la buona amministrazione sono arrivate prima delle sentenze. I 16,3 milioni che restano nella nostra disponibilità ci serviranno per coprire una massa debitoria che, maturata nel periodo antecedente al 2012, ammonta adesso a 25,5 milioni”.

“Ma intanto – ha sottolineato il sindaco – uno dei maggiori creditori (per oltre 4 milioni), Kalat Ambiente, l’Ato rifiuti a cui è succeduto Kalat Srr, è stato dichiarato fallito, con la conseguenza che sarà l’autorità giudiziaria ad accertare se e in quale misura il Comune dovrà versare quelle somme. Quindi, nell’immediato si tratta di effettuare, con 16,3 milioni, transazioni per 21,5 milioni di euro: un’impresa non particolarmente complessa, che potrà permetterci di estinguere, ci auguriamo totalmente, i debiti del passato. Così Caltagirone, in questi anni di sacrifici costretta a mangiare pane e cipolla, potrà rinascere in pieno perchè si aprirà una nuova stagione, quella in cui non pagheremo più i debiti ante 2012 col bilancio ordinario, ma potremo finalmente indirizzare risorse e investimenti per il rilancio della città». Ioppolo ha inoltre ricordato “il lavoro svolto in questo percorso, con grande competenza, dall’assessore alle Finanze Massimo Giaconia, dimessosi il mese scorso per motivi professionali, ma rimasto a fianco dell’Amministrazione e dei suoi uffici”.

Infine, il primo cittadino, nel rilevare come il nuovo orientamento del Ministero schiuda “importanti prospettive anche per gli altri Comuni italiani fuoriusciti dal dissesto”, ha sostenuto che l’attuale impianto legislativo della materia va rivisto: “Proponiamo, dando, se sarà ritenuto utile, la nostra disponibilità a contribuirvi, un aggiornamento della normativa, che faccia tesoro delle esperienze maturate ‘dal bassò e sia, quindi, più rispondente alle odierne necessità”. 

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