CATANIA – È stata solo una riunione interlocutoria quella al ministero dell’Interno. Nei comunicati ufficiali si parla di “approfondimento tecnico”, ma la verità è che al momento non ci sono anticipazioni di trasferimenti né, ovviamente, il benché minimo spiraglio di contributo straordinario in tempi brevi, necessario per salvare la città di Catania dal fallimento. Da Roma emerge soltanto la rassicurazione che, semmai dovesse essere sbloccato un fondo straordinario per i comuni in pre dissesto se ne parlerà in finanziaria, quindi a dicembre.
Questo emerge dal vertice che ieri pomeriggio ha visto presenti al Viminale il sindaco Pogliese col vicesindaco Bonaccorsi, il sottosegretario all’Interno Stefano Candiani e i tecnici del Viminale, del Mef e della Cosfel. Ora da quello che si può ipotizzare, l’iter per ottenere un sostegno dal governo per non crollare nel baratro sarebbe, allo stato, di difficile soluzione. E anche l’anticipazione tanto sollecitata non potrebbe essere disposta se non verrà approvato il Consuntivo.
Tutto ciò si evince anche dallo <a href="https://www.lasicilia.it/” style=”color: #ff0000;”>scarno comunicato diramato dall’ufficio stampa del Comune che riporta le parole del sindaco Pogliese e del suo vicesindaco e assessore al Bilancio. «La situazione strutturale deficitaria del Comune – spiegano all’unisono Pogliese e Bonaccorsi – cristallizzata dalle deliberazioni 153 e 154 del 4 maggio dalla Corte dei Conti che ne hanno sancito il dissesto e la gravissima crisi di liquidità delle casse comunali, la cui anticipazione di tesoreria annuale è stata pressoché esaurita già al nostro insediamento, necessitano di un ulteriore approfondimento tecnico, sia per l’enorme ammontare del debito che per il rispetto delle norme del Tuel, che consentano legittimamente interventi di sostegno immediati come quelli che abbiamo richiesto, per saldare le spettanze e pagare i dipendenti e i fornitori».
«Tuttavia – puntualizzano i due amministratori catanesi – abbiamo colto nei rappresentanti del governo una grande attenzione verso la situazione del comune di Catania che abbiamo evidenziato sin dal nostro insediamento, tanto che il sottosegretario Candiani si è ripromesso di approfondire il caso, entro 2-3 giorni, con il premier Conte e il ministro Salvini».
Da quello che emerge sembra che la partita dissesto verrà definita una volta per tutte entro questa settimana. Pogliese e Bonaccorsi intendono aspettare ancora alcuni giorni, il tempo necessario perché Candiani possa riferire al premier Conte e ai due vicepresidente Salvini e Di Maio. Poi, forse alla fine della settimana e dopo avere atteso anche la sentenza della sezione generale della Corte dei conti sul ricorso presentato, scioglieranno le riserve e lo faranno davanti alla platea delle forze cittadine. E a quel punto potrebbero venire fuori altri particolari, magari sulle presunte responsabilità sull’enorme disastro delle casse.
Esaminando le parole dei due esponenti si evincono alcuni particolari da approfondire che, purtroppo, non lasciano ipotizzare nulla di buono. Scrivono Pogliese e Bonaccorsi che l’anticipazione di tesoreria «annuale è stata pressoché esaurita già al nostro insediamento». I due amministratori alludono a quanto denunciato alcune settimane fa in una nostra intervista dal vicesindaco Bonaccorsi. E cioè che una volta arrivata in Comune la Giunta Pogliese si è accorta che dei 188 milioni di anticipazioni di tesoreria disponibili 184 erano già stati spesi e in cassa c’erano solo 4 milioni. Bonaccorsi ha poi aggiunto che del fondo di solidarietà di 70 milioni circa ben 50 erano già stati spesi dalla precedente Giunta Bianco e oggi ne rimangono circa 20. Inoltre nella nota si mette il dito nella piaga dello squilibrio «che ha certo radici antiche, ma si è notevolmente aggravato negli ultimi anni».
Altro punto riportato nella nota è la “chiamata” delle forze cittadine. Per fare cosa? Due gli scenari. Il primo si basa sui segnali del governo: se Candiani dovesse comunicare a Pogliese che in effetti Roma è intenzionata a sostenere Catania, ma in un provvedimento che deliberi risorse anche per le altre grandi città in fortissima difficoltà (sembra che il provvedimento dovrebbe aggirarsi sul miliardo e 800 milioni) allora il sindaco potrebbe comunicare alle forze della città che bisogna fare il Piano di rientro entro la fine di questo mese e bisogna, quindi, concertare i tagli da effettuare per avviare quel risanamento rigoroso che lo Stato ci imporrebbe. Se altrimenti le notizie che dovessero arrivare da Roma non saranno positive, il sindaco metterà al corrente la città del fatto compiuto, evidenziando che non ci sono margini di salvezza e bisogna dichiarare il dissesto.
Ma c’è un piano B. Il Comune starebbe studiando anche la carta della Regione. Se Roma ha difficoltà normative per deliberare una anticipazione di cassa che quantomeno darebbe al Comune la possibilità di pagare gli stipendi, la Regione, essendo a statuto speciale, potrebbe deliberare una anticipazione delle risorse, come è stato più volte effettuato in passato, ed evitare che l’attesa senza risposte di migliaia di lavoratori si traduca in manifestazioni di piazza.