Catania
Disordini in discoteca per imporre il pizzo, il fil rouge tra movida e criminalità a Catania
CATANIA – L’arresto dei fratelli Massimo e Ciccio Salvo, nonché del loro cugino alla lontana Kristian “Gabriele” Zappalà, rivela il metodo utilizzato dai clan – quasi paradigmatico – per mettere sotto scacco i proprietari delle discoteche.
“Massimo ‘u carruzzeri” (Salvatore Massimiliano all’anagrafe), uno degli uomini di vertice del clan Cappello, finito agli arresti all’inizio del 2017 nell’ambito del blitz “Penelope”, prese contatti in prima persona con il titolare di due discoteche del centro storico. Un soggetto che soltanto davanti all’evidenza dei fatti ammise al personale della squadra mobile l’estorsione in corso: «Nel corso della stagione invernale 2015/2016 – racconta l’uomo – alcuni soggetti pretendevano di entrare nel locale creando disordini all’ingresso. In seguito ai rifiuti da parte del personale della sicurezza e pure da parte mia, sono stato avvicinato da un gruppo di persone e, in particolar modo, da Massimo Salvo».
Il “carruzzeri” consigliò alla vittima di far entrare quella gentaglia, ma nonostante tutto, nelle serate a venire, tali personaggi non si mostrarono per nulla grati: importunavano i clienti e inevitabilmente si rischiava la baraonda.
Fu così che all’inizio della stagione successiva, a detta del denunciante e della stessa Mobile, Massimo Salvo si ripresentò: «Se vuoi lavorare tranquillo devi versarmi il 20% degli incassi». A fronte del diniego dell’interlocutore («Se lo faccio posso chiudere»), ecco il rilancio: «Mille euro al mese da novembre ad aprile», periodo d’apertura della discoteca. Da qui l’accordo.
Per un paio di mesi, secondo le accuse, sarebbe stato lo stesso “carruzzeri” a ritirare la mazzetta, ma dopo i suoi arresti – ripetiamo, in gennaio – il suo posto sarebbe stato preso dal fratello: «Ciò – chiarisce la vittima – fino all’aprile 2017».
Nello scorso mese di novembre, puntuali come l’Agenzia delle Entrate, ecco arrivare gli estortori: Francesco Salvo e Kristian “Gabriele” Zappalà. «Gli accordi sono sempre gli stessi – avrebbe detto il fratello di Massimo ‘u carruzzeri – mille euro al mese. Siccome sono seguito dalle forze dell’ordine, verrà a riscuotere Gabriele».
La vittima continua a pagare, ma stavolta arriva la polizia che, piazzando telecamere e microspie nel locale, fa luce su tutto. Anche attraverso il lavoro di poliziotti uomini e donne che si fingono avventori. Gabriele Zappalà viene bloccato subito dopo avere intascato la mazzetta da mille euro. Il giovane spiega che si tratta di un prestito, mentre Francesco Salvo conferma di avere lavorato in passato nella sicurezza di quel locale ma di avere intascato soltanto i soldi dello stipendio. Il gip Di Giacomo Barbagallo la pensa diversamente: per i tre, compreso Salvo già al 41 bis, sono scattati gli arresti per estorsione aggravata dall’appartenenza all’associazione mafiosa.
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