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Depressione, debiti o gelosia? Paternò s’interroga sul movente del “familicidio”

Di Mary Sottile |

PATERNO’ – In camera da letto, stesi sul lettone, uno di fianco all’altro. La pistola, la calibro 22 utilizzata per la strage, con loro. Agghiacciante la scena che si è presentata ai parenti ed alle forze dell’ordine. Il giorno dopo il massacro compiuto da Gianfranco Fallica, consulente finanziario 35enne che ha sterminato la famiglia in camera da letto e poi si è tolto la vita, Paternò si sveglia ancora più confusa. Allora si scava fra i ricordi, fra le indiscrezioni che filtrano dagli ambienti investigativi, fra le voci di paese per capire, per dare una senso a qualcosa che un senso non ce l’ha.

La dinamica del “familicidio” è ancora oggetto di indagini. Quasi certamente per Cinzia Palumbo, 34 anni e per i figli della coppia, Daniele (6 anni) e Gabriele (4 anni), la morte è arrivata mentre dormivano. La donna era al centro del letto, i due figli uno a destra e l’altro a sinistra. Tutti indossavano il pigiama, Gabriele aveva il ciuccio in bocca. Gianfranco Fallica, li ha uccisi con ogni probabilità mentre dormivano, con un solo colpo, sparato alla testa. Poi ha rivolto l’arma contro di sé ed ha sparato per l’ultima volta, cadendo anche lui lateralmente sul letto. Indosso non aveva il pigiama, ma abiti casual, un pantalone ed una felpa.

Per ucciderle la famiglia e spararsi Fallica  ha utilizzato una pistola calibro 22, detenuta legalmente che custodiva dentro la cassaforte di casa, insieme con altre armi, tutti fucili, anche questi legalmente detenuti e un po’ di denaro. L’uomo aveva il porto d’armi, preso anni fa per seguire la sua passione per la caccia.

Troppo poco per capire, quindi si scava nella sua vita. Si tenta di capire il movente del folle gesto. L’uomo non ha lasciato alcun biglietto. I carabinieri hanno sequestrato computer, telefonini e quant’altro può essere utile per riuscire a capire cosa sia scattato nella mente del consulente finanziario.

Le piste al momento sono tutte battute, a cominciare da quella economica.  L’uomo, da settembre, aveva avviato un’attività in proprio in pieno centro cittadino e qualche giorno fa, confidandosi con un conoscente, pare si sia lamentato del fatto che gli affari non andavano più come prima. Nulla di allarmante, però. Pare che Fallica avesse evidenziato il fatto che le banche erano diventate un po’ più “ostili”, di qui alcune difficoltà. E poi, l’annuncio di esser pronto a cambiare lavoro se avesse trovato una buona alternativa. Possibile che la situazione economica familiare non fosse rosea?

Altro elemento. Pare che in casa siano stati trovati dei farmaci, in particolare degli antidepressivi. Di chi erano? Di Gianfranco e o della moglie? I familiari della coppia sarebbero stati interrogati anche su questo aspetto, ma non sono trapelate notizie in merito. Amici di Gianfranco hanno smentito voci secondo le quali l’uomo avesse avuto crisi depressive. E allora di chi erano i farmaci?

C’è poi un’altra pista, quella passionale, si è parlato di un possibile “raptus” dettato dalla gelosia. Ma chi conosceva la coppia non crede a quest’ipotesi. Cinzia era una brava moglie e madre. Impiegata in un call center, da qualche tempo aveva deciso di lasciare il lavoro per prendersi cura dei bambini, per diventare mamma e moglie a tempo pieno. Ogni tanto andava nel ristorante di famiglia, ma solo per aiutare i genitori. Anche all’Istituto comprensivo “G. B. Nicolosi”, definiscono Cinzia una ragazza perbene. Proprio venerdì mattina, come racconta Grazia Scuto, maestra di Italiano di Daniele, Cinzia era arrivata a scuola per accompagnare suo figlio che al plesso di via Libertà, lungo la stessa arteria stradale dove vivevano, frequentava la prima classe della scuola primaria. Cinzia, quel giorno, aveva parlato con la maestra, anche per l’organizzazione di una raccolta di beneficenza che la classe stava preparando. Non era rappresentante di classe, ma con grande disponibilità si offriva sempre di aiutare tutti.

Il suo volto sorridente, insieme ai suoi bambini, in parte la racconta. I vicini di casa della coppia si dicono esterrefatti. Per tutti quella era una famiglia perfetta. La casa dove vivevano era stata acquistata e ristrutturata da pochi anni. Sul balcone, ieri mattina, c’era ancora un pupazzone di neve e le luci di natale accese.

Gianfranco è definito da tutti come un professionista preciso e scrupoloso. Ma com’era a casa Gianfranco? Cosa si era rotto dentro di lui e nella sua testa? Interrogativi che, si spera, potranno avere risposta, in un’indagine coordinata dal procuratore Carmelo Zuccaro e condotta dal sostituto Salvatore Di Stefano e dal procuratore aggiunto Ignazio Fonzo.

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