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Covid, «La nostra vacanza in Sicilia in attesa del test»

Di Pierangela Cannone |

Catania – «L’organizzazione dei Covid test in aeroporto è lenta. Mia moglie e mio figlio, provenienti dalla Spagna, sono atterrati a Fontanarossa domenica 23 per trascorrere una settimana in Sicilia. Non essendo residenti nell’Isola, sono stati sottoposti subito al tampone», secondo la prassi prevista dalle ordinanze sanitarie per i turisti provenienti da Croazia, Grecia, Malta e Spagna. E fino a qui tutto ok. Poi, però, «dovevano ricevere l’esito del test entro il limite temporale massimo di 48 ore. Ma dopo più di 72 ore non si sa ancora nulla».  È lo sfogo di Paul (si tratta di un nome di fantasia), un turista habitué della Sicilia che aveva preceduto l’arrivo della sua famiglia di qualche giorno per trascorrere più tempo in una residenza ai piedi dell’Etna. Un fatto “fortuito” che lo ha esonerato dal tampone obbligatorio in aerostazione, prassi avviata invece da venerdì scorso.

Dal 21 agosto, infatti, la Sac (Società aeroporto Catania) ha riservato un’area del Terminal C esclusivamente ai controlli previsti ai soggetti destinatari delle norme sanitarie, così come disposto dal ministero della Salute e dalla successiva ordinanza del presidente della regione Siciliana, Nello Musumeci. Si tratta di una zona totalmente isolata dello scalo, in cui il personale Usmaf (Uffici di sanità marittima, aerea e di frontiera), affiancato dalle Usca (Unità speciali di continuità assistenziale dell’Asp), sta provvedendo ad effettuare il tampone rinofaringeo su tutti i non residenti e non domiciliati in Sicilia provenienti dai quattro Paesi comunitari.

Altra prassi per i residenti in Sicilia che dovranno raggiungere le proprie abitazioni senza effettuare le verifiche in aeroporto. Secondo le procedure già in vigore, dovranno registrarsi al sito www.siciliacoronavirus.it e attendere in isolamento domiciliare il tampone che sarà effettuato dall’Asp dopo il quattordicesimo giorno. Un’attività ancora in rodaggio che, dopo più di 72 ore, obbliga Paul e la sua famiglia a restare «in isolamento forzato – afferma il turista – perché se non si ha l’esito del tampone uscendo si metterebbe a rischio la salute pubblica. Sono un medico, quindi ci vado con i piedi di piombo. Ma il soggiorno sta per finire e non siamo venuti in Sicilia per trascorrere interminabili ore rinchiusi in casa in attesa di un risultato che tarda ad arrivare. Come si può obbligare un turista a non avere contatti con altri soggetti fino all’esito di un tampone che, se arriva, sarà alla fine del soggiorno? Ho provato a chiamare ai numeri forniti dall’equipe sanitaria, ma è impossibile contattarli. Questo non aiuta né i turisti né i siciliani che si affidano a questo sistema».

Paul fornisce al cronista i due recapiti telefonici a cui fa riferimento. I numeri squillano, entrambi solo una volta, poi si passa al tipico rumore di una linea occupata. Così per un’ora. Contattiamo, quindi, l’Asp, unico interlocutore per avere informazioni riguardo ai test sanitari. «Sono numerose le telefonate che gestiamo quotidianamente – dice il commissario ad acta per l’emergenza Covid all’Asp di Catania, Giuseppe Liberti – e malgrado tutto il nostro impegno, può accadere di trovare la linea occupata. Ci scusiamo con gli utenti per questo disagio che è stato loro procurato. Abbiamo anche provveduto a risolvere la criticità che si è presentata nell’invio dei referti, accumulando qualche ritardo che già da ieri (27 agosto, ndr) abbiamo recuperato. Tuttavia, a coloro i quali hanno fornito un proprio contatto telefonico mobile abbiamo inviato un messaggio, avvisandoli dell’esito del tampone». «Fino ad ora – prosegue il dottor Liberti – i tamponi esaminati sono tutti negativi e gli operatori stanno continuando a inviare, in queste ore, i referti ufficiali. Per queste attività stanno anche operando i medici, che ringrazio per la responsabilità e la disponibilità dimostrate».

Forse l’Asp ha carenza di personale?

«I dati da inserire nel sistema sono circa un migliaio, considerando anche i residenti per i quali è programmato il tampone al quattordicesimo giorno dal rientro. La mole di lavoro ha richiesto il potenziamento di questo servizio e, proprio in queste ore, stiamo contrattualizzando alcuni operatori informatici, che saranno dedicati a queste attività. Intanto, gli stessi medici che hanno fatto il tampone stanno inviando i referti. A loro rinnovo il mio grazie. Abbiamo lavorato fino alle 22 per garantire a tutti l’invio degli esiti dei tamponi. Tengo a ribadire che, coloro i quali hanno fornito il numero di telefono, sono stati rintracciati con un sms in maniera tempestiva, nonostante i ritardi che sono plausibili a fronte di una nuova attività e di un’ingente mole di lavoro». E in effetti, qualche ritardo da parte dell’Asp, che si è adoperata per come meglio poteva per rispondere fattivamente alla “chiamata” del Ministero prima e del Governatore dopo, potrebbe essere compreso e scusato. Intanto, però, il soggiorno per molti turisti volge già al termine. E su un totale di cinque giorni di vacanza tre sono andati sprecati per il Covid.…

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