Catania – Molto rumore per nulla, o così è se vi pare, ma per essere più chiari visto che questo è il problema, “quantu schifiu pi nenti”, frase che risuona in queste ore tra le bancarelle di piazza Carlo Alberto. Qui sabato scorso è stata vietata l’attività degli operatori del settore non alimentare, ovvero oltre 500 esercenti del mercato storico, che invece tirano un respiro di sollievo e domani potranno tornare al lavoro, dopo che dal ministero dell’Interno è giunto un opportuno chiarimento sulle misure anti-contagio Covid dell’ultimo Dpcm nelle zone arancioni, relativamente all’attività dei mercati, all’aperto o meno. L’inghippo tecnico burocratico e anche linguistico che sabato scorso ha portato a un dispiegamento di uomini (pochi, causa carenze d’organico) e mezzi dei vigili urbani che ha fatto quasi pensare a un vecchio derby con tifosi del Palermo al seguito, ruota attorno all’articolo 1 comma 9 lettera F del Dpcm del 3 novembre scorso, che ha disposto nelle giornate festive e prefestive la chiusura delle attività commerciali della grande distribuzione (a eccezione di farmacie, parafarmacie e generi alimentari) e appunto dei mercati.
La disposizione, non aggiungendo la parola decisiva cioé “all’aperto” – non solo ma soprattutto a Catania dove in piazza Carlo Alberto si monta ogni giorno il più esteso mercato siciliano – è stata considerata dal Comune come un divieto per tutto l’esteso settore commerciale dell’abbigliamento, scarpe e oggetti per la casa, tra le proteste degli operatori che proprio il sabato registrano i maggiori incassi in questa fase di drammatica crisi. Insomma a Catania se si dice mercato si dice Fiera, e oggettivamente un provvedimento di “chiusura dei mercati” nei festivi e prefestivi in una fase così confusa rischiava di innescare l’equivoco, come poi è avvenuto, anche se in alcuni centri etnei è andata diversamente. Adesso il governo ha chiarito che «relativamente al richiamo ai mercati, la loro chiusura opera esclusivamente per i cosiddetti mercati coperti e non anche per quelli all’aperto. Ciò in quanto i mercati all’aperto, secondo l’orientamento espresso dal Ministero per lo Sviluppo Economico, sono costituiti su aree delimitate, dedicate al posteggio degli ambulanti o degli stalli mobili di vendita, e in essi non insistono esercizi commerciali stricto sensu, per i quali soli è disposta la chiusura nelle giornate festive e prefestive».
Chiarito il senso del provvedimento e cosa debba intendersi per “mercati” all’articolo 1 comma 9 lettera F dell’ultimo Dpcm, per gli operatori del settore non alimentare della Fiera e del mercatino del sabato di Cibali, che anch’essi domani potranno allestire le bancarelle, resta l’amarezza per la giornata più attesa della settimana vanificata sabato scorso, anche se domani si potrà lavorare. Ma l’aspetto cruciale resta quello della sicurezza, dell’uso delle mascherine e del distanziamento. «L’azione di sensibilizzazione alla Fiera prosegue e domani sarà ancora più intensa», spiega l’assessore alle Attività produttive Ludovico Balsamo. Il Comune sta anche valutando in queste ore quale decisione adottare per i mercatini domenicali di via Dusmet e San Giuseppe la Rena, in base alla costante evoluzione dell’emergenza sanitaria.