Tra le tendenze di ricerca su Google del 2022, troviamo una sorprendente novità: "Cosa vedere nella città di Catania". La città siciliana risulta quest'anno di grande successo, sia come destinazione in generale, che come vera e propria località in cui trascorrere le festività di questo mese.
Secondo la classifica di eDreams, una delle principali agenzie di viaggi online in Europa, quasi 7 italiani su 10 preferirebbero un break natalizio diverso dal solito, ad esempio organizzando una festa con gli amici o anche partendo per un viaggio in solitaria, seppure ben pianificato, e con grande e lieta sorpresa, a guidare la classifica delle destinazioni più gettonate per il Natale c'è Catania, seguita da Parigi e Londra e per Capodanno la città della Tour Eiffel seguita da Barcellona e di nuovo Londra.
I fan della penisola sono soprattutto spagnoli (24%), seguiti da francesi (17%) e tedeschi (14%).
E non finisce di certo qua: Tripadvisor ha stilato addirittura una classifica dei luoghi più frequentati dai turisti: a tal proposito, ecco i primi dieci. E' una sorta di risposta alla domanda che molti pongono al motore di ricerca più diffusa: «Cosa vedere a Catania?»
Stando alla classifica di Tripadvisor, sono 551 i luoghi in ordine di preferenze dei viaggiatori. Tra i più frequenti, lo splendido monte Etna.
Poco distante dallo stretto di Messina, esso è il più grande vulcano attivo d' Europa, è uno dei più alti del mondo, ed è entrato a far parte della world Heritage List dell'Unesco nel giugno del 2013.
L'Etna rappresenta un laboratorio naturale scientifico terrestre sulle aree vulcaniche e la sua intensa attività è osservata e raccontata sin dai tempi classici. Se ne scrive infatti da circa 2.700 anni e questo rappresenta per l'Unesco "uno dei più documentati record mondiali nel campo dei vulcani".
Secondo posto per un altro patrimonio mondiale, il monastero dei benedettini.
Il Monastero di San Nicolò l'Arena di Catania, gioiello del tardo barocco siciliano è tra i complessi benedettini più grandi d'Europa. L'edificio monastico, che nasce nel '500 e si sviluppa fino ai giorni nostri, è un esempio d'integrazione architettonica tra le epoche: contraddistinto da molteplici trasformazioni oggi e patrimonio mondiale dell'Unesco.
Sede del DiSUM (dipartimento di Scienze Umanistiche) dell'Università degli Studi di Catania, custodisce al suo interno due domus romane, i chiostri e un intero piano costruito da G. B. Vaccarini sopra il banco lavico del 1669. Dal 2010 Officine Culturali, in collaborazione con l'Università degli Studi di Catania, si occupa della valorizzazione del Monastero, considerato uno dei beni culturali più significativi del meridione d'Italia.
Attraverso il servizio giornaliero di visite guidate di "Officine Culturali" è possibile conoscere gli aspetti più significativi dell'ex plesso monastico. I percorsi guidati per i più piccoli sono arricchiti dai laboratori, dove la narrazione delle "arti e mestieri" benedettini è svolta in maniera creativa e divertente da professionisti della didattica dell'arte, dell'architettura, delle tradizioni e delle scienze. Oltre al quotidiano svolgimento delle attività di promozione, valorizzazione, informazione e accoglienza, Officine Culturali è promotrice di iniziative ed eventi culturali e d'intrattenimento, finalizzati a rendere il Monastero uno spazio d'integrazione e aggregazione per la collettività.
Ma la ricerca si fa ancora più sorprendente, in quanto come terzo punto prediletto dai turisti, troviamo "A' Piscaria", ovvero Mercato del Pesce di Catania.Significativa tra le recensioni relative, quella di una turista di Lecco, che scrive: "Esperienza unica, È una piazza dove i pescatori locali vengono a vendere pesce freschissimo e ottimo a prezzi unici…entri in un mondo fantastico dove si riscoprono i sapori veri e antichi della Sicilia, e dove si ritrova la cordialità e ospitalità tipica del siciliano che non esita a farti assaggiare le sue merci e te le propone dicendoti il modo migliore per mangiarle…acquistato in chilo di gamberi e in altro chilo abbondante di pesce spada di cui non dimenticheremo facilmente il sapore…grazie e restate sempre così in barba a chi storce il naso se vede il pavimento della piazza bagnato…siete forti!!!".
Successivamente, la rinomata Piazza del Duomo, ovvero la principale piazza della città. In essa confluiscono tre strade, ovvero la via Etnea, la storica asse cittadina, la via Giuseppe Garibaldi e la via Vittorio Emanuele II che la attraversa da est ad ovest. Sul lato orientale della piazza sorge il Duomo, dedicato alla patrona della città festeggiata il 5 febbraio, Sant'Agata.
Sul lato nord si trova il palazzo degli Elefanti, ovvero, il Municipio. Dall'altro lato della piazza sono collocate la fontana dell'Amenano, molto famosa per gli abitanti, dentro la quale vengono gettate delle monetine (come nella fontana di Roma) e, accanto, il palazzo dei Chierici che è collegato al Duomo da un passaggio che corre sulla porta Uzeda. Alle terrazze del palazzo del Seminario dei Chierici e di porta Uzeda si può accedere dal Museo diocesano di Catania che ha sede nel palazzo del Seminario dei Chierici attiguo alla Cattedrale. Dalle terrazze si possono ammirare due splendidi panorami: da un lato, lo spettacolo di piazza del Duomo di Catania con la fontana dell'Elefante e via Etnea con il monte Etna sullo sfondo; dall'altro, le mura di Carlo V, il porto di Catania con gli archi della Marina fino al castello Ursino. La porta di Carlo V fa parte dell'unico tratto rimasto delle mura della città.
Al centro della piazza, ecco quello che è il simbolo di Catania, ovvero "u Liotru", una statua in pietra lavica raffigurante un elefante, sormontata da un obelisco, posta al centro di una fontana in marmo più volte rimaneggiata.Un’ antica leggenda circa l’origine di questo simbolo narra che, quando Catania fu abitata per la prima volta, un elefante allontanò tutte le bestie feroci che si trovavano in zona e i catanesi, per rendere omaggio a questo animale, eressero una statua ancora oggi chiamata, in dialetto locale, “liotru”. Tale termine dialettale si riferisce al nome del catanese Eliodoro, vissuto nell’ VIII secolo, bruciato vivo per ordine del vescovo Leone II il Taumaturgo perché, non essendo designato vescovo della città, disturbava le funzioni religiose con magie tra le quali quella di far camminare l’elefante di pietra.
Le terme Achilliane sono delle strutture termali sotterranee datate al IV-V secolo e situate circa 4/5 metri sotto piazza del Duomo. Si accede alle terme accedendo al Museo diocesano di Catania: un corridoio con volta a botte ricavato nell'intercapedine tra le strutture romane e le fondamenta della cattedrale (il cui accesso è costituito da una breve gradinata di epoche diverse posta a sinistra della facciata) consente di fare un viaggio nelle viscere della città, dove scorre il fiume Amenano le cui acque risalgono in superficie nella vicina fontana dell'Amenano nella piazza antistante. Il nome dell'impianto è dedotto da un'iscrizione su lastra di marmo lunense ridottasi in sei frammenti principali molto lacunosi, risalente probabilmente alla prima metà del V secolo, oggi esposta all'interno del Museo civico al Castello Ursino.
Quinto in classifica, è il museo storico dello sbarco in Sicilia 1943: esso è dedicato all'avvenimento storico, durante la seconda guerra mondiale, che avviò la Sicilia e l'Italia tutta verso la liberazione dall'occupazione tedesca.
Il 10 luglio 1943 gli americani e gli inglesi sbarcarono nella parte orientale della nostra Isola rispettivamente nei pressi di Gela e presso le coste di Augusta. Gli alleati occuparono "facilmente tutta la Sicilia occidentale, mentre in quella orientale gli inglesi e i canadesi incontrarono l'urto della resistenza germanica" (Denis Mack Smith).
Il Museo ripercorre le tappe degli scontri di guerra che si svolsero soprattutto nella Sicilia occidentale come Gela, Augusta, Agira, Floridia, Troina, Ponte di Primo Sole, Catania, Messina, e costituisce una testimonianza viva e concreta di ciò che avvenne in Sicilia; ideato e voluto per non dimenticare ciò che è stato e per riflettere su ciò che vogliamo per il futuro.
Il palazzo Biscari, è invece la meta successiva.
Noto anche come Palazzo Bìscari alla Marina, per non confonderlo con Palazzotto Biscari alla Collegiata, è il più importante palazzo privato di Catania, sito nel quartiere Civita.
Il palazzo venne realizzato per volere della famiglia Paternò Castello dei principi di Bìscari a partire dalla fine del Seicento e per gran parte del secolo successivo, in seguito al Terremoto del Val di Noto dell'11 gennaio 1693. Il nuovo palazzo venne edificato sulle Mura di cinta di Catania, costruite nel Cinquecento per volere del Sacro Romano Imperatore Carlo V, che avevano in parte resistito alla furia del terremoto: i Bìscari furono una delle poche famiglie aristocratiche della città che ottenne il permesso regio di costruire su di esse.
La parte più antica del palazzo fu costruita per volere di Ignazio, III principe di Bìscari, che affidò il progetto all'architetto Alonzo Di Benedetto, ma fu il figlio di Ignazio, Vincenzo, succeduto al padre nel 1699, a commissionare la decorazione dei sette splendidi finestroni affacciati sulla Marina, opera dello scultore messinese Antonino Amato. Successivamente il palazzo fu modificato per volere di Ignazio Paternò Castello, V principe di Bìscari, il quale lo fece ampliare verso est in base ad un progetto dell'architetto Girolamo Palazzotto e, successivamente, dell'architetto Francesco Battaglia. Tra gli artisti chiamati al perfezionamento degli ambienti vi è Giovanni Battista Piparo per alcuni affreschi. L'edificio fu ultimato nel 1763 ed inaugurato con grandiosi festeggiamenti.
Tra i celebri visitatori del palazzo si ricorda soprattutto lo scrittore Johann Wolfgang Goethe che, nel corso del suo viaggio in Italia, venne ricevuto dal principe di Bìscari il 3 maggio 1787, poco dopo la morte del padre Ignazio.
«L’abate, che era già venuto a salutarci iersera, si è presentato stamani per tempo e ci ha condotti a palazzo Biscari, edificio ad un sol piano sopra un basamento elevato; e qui abbiamo visitato il museo, che raccoglie statue di marmo e bronzo, vasi e simili antichità d’ogni specie.»
(Goethe, Viaggio in Sicilia)
Agli inizi del 2008 il palazzo ha fatto da sfondo al videoclip della canzone Violet Hill della band inglese Coldplay.
Settima in classifica, la villa Bellini.
Il Giardino Bellini (o Villa Bellini) è uno dei due giardini più antichi e uno dei quattro parchi principali di Catania. Localmente è spesso indicato semplicemente come "'a Villa".
Il nucleo più antico del giardino risale al Settecento ed apparteneva al principe Ignazio Paternò Castello di Biscari, che lo aveva voluto secondo le tipologie di allora con siepi strutturate a formare labirinti, decorazione di statue nei vialetti e numerose fontane di varia foggia a zampillo d'acqua o a cascatelle. Tale concezione architettonica gli aveva valso proprio il nome di Labirinto. Il giardino era affidato ad abili giardinieri tra i quali il primo fu Pietro Paolo Arcidiacono e in seguito Giuseppe Squillaci. Dopo la morte del principe mecenate, avvenuta il 1º dicembre 1786, il giardino decadde progressivamente a causa dell'abbandono da parte degli eredi. Venne proposto in vendita a partire dal 1820 ma solo dopo un lungo periodo di trattative, il 29 settembre 1854 il Labirinto venne acquistato dal comune di Catania dalla proprietaria Anna Moncada Paternò Castello, discendente dagli eredi del principe.
Nel 1866, ai piedi della collina sud, lato via Etnea, venne posto il busto di Vincenzo Bellini, a cui è dedicato il giardino ; sul piazzale ricavato sulla cima della collina a nord (detta del Salvatore) nel 1869 fu costruito un elegante padiglione cinese, la cui la parte inferiore divenne poi una biblioteca.
Nel 1875 il comune di Catania acquistò dai Padri Domenicani i terreni adiacenti a sud-ovest dell'antico Labirinto e nel 1877 la parte a nord (che apparteneva al principe Paternò dei Manganelli) e l'orto di San Salvatore dai Padri Cappuccini. Il 4 ottobre dello stesso anno, sotto la nuova direzione dell'ingegnere Filadelfo Fichera (1850-1909), iniziarono i lavori di unificazione dei nuovi fondi acquisiti. In cima alla collina a sud, invece, troviamo uno spiazzale con il Chiostro dei Concerti, chiamato anche della Musica, costruito nel 1879, usato infatti per fini musicali.
Questi si curò di rendere più funzionale ed agevole la fruizione dell'area attraverso la risoluzione dei delicati aspetti tecnici dovuti alla morfologia del terreno, mettendo in comunicazione il giardino-labirinto del Biscari con i terreni di San Salvatore.
La "Villa" venne inaugurata il 6 gennaio 1883 e divenne presto abituale meta delle famiglie catanesi che vi portavano i bambini a giocare mentre passeggiavano conversando con gli amici.
L'ingresso monumentale di via Etnea venne realizzato ed aperto nel 1932 nell'ambito del riordino della zona e della costruzione del cavalcavia sulla via Sant'Euplio in base al progetto degli architetti Autore, Samonà e Gesugrande.
L'anno dopo, alla sommità dello scalone, nel piazzale soprastante il tunnel di via Sant'Euplio al cui centro spicca la grande vasca con fontana e cigni vennero collocati i quattro gruppi di statue monumentali che rappresentano le Arti, opera dello scultore Mimì Maria Lazzaro e le Stagioni, opera dello scultore Tino Perrotta.
Ultimi per preferenza, ma non per importanza, la basilica cattedrale Sant'Agata V.M., la via principale della città Via Etnea, e il complesso archeologico del Teatro e dell’Odeon di Catania.
Brevi accenni sulla prima e l'ultima destinazione sopradette: Quanto alla cattedrale, essa è certamente un monumento artistico di notevole interesse, ma prima di tutto “luogo di preghiera”, legato alla presenza di Dio sotto le specie eucaristiche. Intitolata a Sant’Agata, custodisce le sue spoglie all’interno di una cappella a lei dedicata, meta di migliaia di fedeli che ogni anno si riuniscono in questo luogo per rendere omaggio alla loro Santa Patrona.
La Basilica si affaccia maestosa su piazza Duomo, una delle più importanti piazze tardo barocche che contraddistinguono il nuovo assetto urbanistico settecentesco dopo la ricostruzione seguita al disastroso terremoto del 1693.
Al centro della piazza campeggia la famosissima “fontana dell’ elefante”, simbolo della città, opera settecentesca dell’architetto palermitano Giambattista Vaccarini (1702-1769) al quale è attribuita la progettazione di gran parte degli edifici settecenteschi catanesi.
Invece, il complesso del Teatro Greco – Romano, si trova nel cuore del Centro Storico di Catania, tra Via Vittorio Emanuele II e Via del Teatro, nelle vicinanze di Piazza Duomo. Ad oggi sono visibili la maggior parte della cavea, il margine dell'orchestra e pochi resti della scena, oltre che al museo ad esso annesso.
Nella sua forma attuale, il teatro sembra risalire ai primi decenni del II secolo d. C. Resti architettonici relativi ad almeno due fasi precedenti sono stati però identificati in varie zone del monumento ed assegnati al I secolo d.c.
È probabile, inoltre che il teatro romano si sia sovrapposto ad un teatro greco di età classica; di questi edifici precedenti appartenenti alla Katane greca nessun resto sicuro è stato però finora identificato. Nell'XI secolo, per volere del conte Ruggero il teatro venne largamente spogliato dei suoi rivestimenti marmorei, che furono adoperati per la costruzione della Cattedrale. Nella seconda metà del XVIII secolo il principe di Biscari iniziò lo scavo del monumento, recuperando tra l'altro iscrizioni, decorazioni marmoree e frammenti statuari (ora esposti nel Museo civico).
Negli anni Trenta cominciarono i lavori di demolizione degli edifici che avevano invaso la cavea nel corso dei secoli, operazione non ancora conclusa; negli ultimi decenni inoltre si è proceduto in varie riprese al restauro delle parti in vista del teatro. Nel 1979 e nel 1980 infine le indagini condotte dalla Sovrintendenza Archeologica di Siracusa e dall'Università di Catania, oltre ad elementi utili alla datazione delle diverse fasi di costruzione, hanno messo in luce importanti resti dell'impianto scenico. Situato appena ad ovest del teatro, sorge l'Odeon, anch'esso costruito in pietra lavica. L'Odeon (piccola sala coperta di pianta simile a quella teatrale e destinata ad ospitare esibizioni musicali ed oratorie) venne eretto dopo l'edificio maggiore, ma la sua cronologia, tra II e III secolo d.C., non può al momento essere ulteriormente precisata. Mentre la scena e il suo muro di fondo sono in parte coperte da costruzioni moderne, la cavea è del tutto in vista. Essa è divisa in due parti: quella inferiore consta di tre cunei, con 11 file di sedili e quattro scalini; quella superiore, invece, in cattivo stato di conservazione, poggia su una serie di muri disposti a raggiera.