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Coronavirus, avvocato catanese presenta denuncia contro il sindaco di Wuhan

Di Redazione |

MILANO – L’immagine di una Cina altruista che invia in dono mascherine ha come contraltare quella delle responsabilità anche penali per non aver tempestivamente condiviso i dati sull’epidemia. Un avvocato catanese, Stefano Francesco Pipitone, fondatore dell’omonimo Studio Legale, è il primo ad aver depositato a suo nome – il 6 aprile – una denuncia contro il Sindaco di Wuhan e altri funzionari cinesi chiedendo che il Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Catania apra delle indagini «per far luce sulla catena di consapevoli omesse tempestive comunicazioni relative all’outbreak del coronavirus SARS-COV-2, verificatosi in Cina, nella città di Wuhan» ricordando che la pandemia è considerata dall’OMS e dal Piano Pandemico italiano come «una minaccia per la sicurezza dello Stato».

Diverse le ipotesi di reati formulate nella denuncia tra le quali il delitto di epidemia, attentato alla sicurezza dei trasporti, manovre speculative su merci.

Nelle 24 pagine di denuncia sono stati rappresentati i risultati di diverse inchieste giornalistiche indipendenti, «le cui conclusioni consentono ragionevolmente di ritenere che già nei mesi di novembre e dicembre diverse Autorità cinesi avessero la disponibilità di sensibili dati clinici ed epidemiologici, relativi alla natura del virus, al grado e modalità di trasmissione, alla aggressività dell’agente patogeno» spiega l’avvocato.

Nella documentazione l’avvocato catanese mette in luce anche il caso del mercato delle mascherine di protezione. «”A fronte delle rassicurazioni pubbliche circa il contenimento dell’epidemia, durante l’ultima settimana di gennaio, la Cina ha importato ben 56 milioni di respiratori – riporta nella sua denuncia – . Il 30 gennaio, in un solo giorno, risulta registrato che la Cina abbia effettuato un import di 20 milioni di mascherine».

«È ragionevole ritenere – conclude – che ove gli enti indicati avessero posto in essere una corretta tempestiva informazione e gli Enti Governativi cinesi si fossero astenuti dalle richiamate condotte distorsive del mercato internazionale dei DPI, la lesione degli interessi dell’economia pubblica, dell’industria e del commercio italiano si sarebbero verificati in misura sensibilmente ridotta».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA