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Coppia gay uccisa a Giarre, svelata lapide alla memoria di Giorgio e Toni

Con una cerimonia a cui hanno partecipato, tra gli altri, la Ministra per le Pari Opportunità Elena Bonetti e il sottosegretario all’Interno Ivan Scalfarotto, il Comune ha così voluto rendere omaggio alla coppia che aveva scelto nel 1980, di amarsi liberamente

Di Redazione |

«Una grande emozione aver partecipato, insieme alla Ministra per le Pari Opportunità Elena Bonetti, alla cerimonia in ricordo di Giorgio Agatino Giammona e Toni Galatola, uccisi a Giarre nel 1980 per la sola colpa di amarsi e di vivere apertamente come una coppia. La lapide alla loro memoria, posta davanti alla biblioteca comunale e svelata quest’oggi, ha una valenza storica e simbolica che testimonia la volontà della comunità giarrese di recuperare il ricordo di due cittadini il cui sacrificio è stato a lungo dimenticato». Lo afferma il sottosegretario all’Interno Ivan Scalfarotto. 

«Come ben racconta il libro di Francesco Lepore "Il delitto di Giarre" dalla loro morte – aggiunge Scalfarotto – ha mosso i suoi primi passi il movimento per i diritti delle persone LGBT+ in Italia. Per fortuna oggi non è più richiesto il martirio per voler essere felici e liberi di amare una persona dello stesso sesso. A distanza di 40 anni la situazione delle persone LGBT+ è per fortuna cambiata in meglio. Le nuove generazioni sono più libere rispetto alla propria identità e vivono in modo più fluido e meno problematico la questione dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere. Anche nei media e nel racconto della nostra società – sottolinea il sottosegretario ed esponente di Italia Viva – la rappresentazione delle persone LGBT è meno caricaturale e più fedele alla vita vera. Di questo dobbiamo dare atto a tutti coloro, militanti e attivisti, che si sono spesi e hanno combattuto in questi anni. A chi si è esposto, a chi ci ha messo la faccia. Oggi però è anche un’occasione per ricordare ciò che non va mai dimenticato: che non si deve abbassare la guardia. La strada verso la piena uguaglianza e inclusione della comunità LGBT+ è ancora lunga, a partire dal lavoro verso una buona legge per il contrasto dei fenomeni di odio e di violenza che deve rifuggire rigidità ideologiche di ogni parte ed essere ispirato a pragmatismo e all’orientamento al risultato. Bisogna approvare – conclude Scalfarotto – una legge che protegga le vittime dei reati, non soltanto piantare una bandiera». 

LA STORIA DI GIORGIO E TONI.

Quasi abbracciati e mano nella mano, uccisi entrambi da un colpo di pistola alla testa. Furono trovati così, il 31 ottobre 1980, sotto un enorme pino marittimo nella Vigna del Principe a Giarre, i corpi del venticinquenne Giorgio Agatino Giammona e del quindicenne Antonio Galatola, detto Toni. La storia e'  raccontata da Francesco Lepore, giornalista e studioso di storia della spiritualita'  cristiana in epoca medievale e moderna, nel libro "Il delitto di Giarre" che sara'  anche al Salone del libro di Torino.  Le cronache narrano che i due erano scomparsi quattordici giorni prima. Subito, nella cittadina del catanese, si inizia a vociferare di doppio suicidio, o di omicidio-suicidio. Per tutti, in paese, le vittime erano i ziti – «i fidanzati» – e Giorgio veniva ormai da tempo additato quale puppu cu bullu: un «frocio patentato», insomma, accusato di aver traviato un giovane innocente. A rendere inaccettabile quella relazione e' , in realta' , solo l'orientamento sessuale dei due: a quella stessa societa'  sembra assolutamente normale che una sorella di Toni sia andata via di casa a dodici anni, e a quindici sia gia'  madre.

 Intanto, mentre i parenti delle vittime si affannano a negarne l'omosessualita', le indagini si infrangono contro un muro di silenzio e i punti da chiarire restano tanti. Com'e' possibile che i cadaveri siano stati rinvenuti in una zona battuta, a poche centinaia di metri dalla caserma dei carabinieri? E come conciliare la posizione dei corpi e la traiettoria dei proiettili con l'ipotesi di suicidio-omicidio? Infatti, di li' a pochi giorni, il tredicenne Francesco Messina – nipote di Toni – confessa: i due l'hanno supplicato di ucciderli, e sono arrivati persino a minacciarlo di morte se non li avesse aiutati. Poi, pero' , il ragazzino ritratta, sostenendo di aver confessato dietro pressione delle forze dell'ordine. Quello che e' certo e' che Giorgio e Toni sono morti del pregiudizio di un'intera comunità nei loro riguardi.  La vicenda scosse fortemente l'opinione pubblica, che fu portata per la prima volta a riconoscere l'esistenza dell'effettiva discriminazione verso le persone omosessuali. Come diretta conseguenza nacque il Fuori! di Catania. E, il 9 dicembre 1980, a poco piu'  di un mese dal ritrovamento dei corpi dei due ragazzi fu costituito a Palermo su organizzazione di don Marco Bisceglia il primo nucleo di Arcigay, la piu' importante associazione LGBT+ italiana. Attraverso l'attenta ricostruzione del delitto (alla luce degli articoli coevi, di testimonianze provenienti dall'ambiente familiare degli ziti, da quello civico giarrese e da quello degli attivisti/e) Francesco Lepore racconta quattro decenni di battaglie e rivendicazioni del movimento LGBT+ italiano.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA