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Confindustria, tutto da rifare: si ripeterà il voto sull’accorpamento

Di Rossella Jannello |

Il vicepresidente vicario scrive di un provvedimento del Collegio speciale dei Probiviri confederali che, appunto mercoledì scorso, ha deliberato «a seguito della richiesta di impugnazione dell’assemblea straordinaria dei soci dello scorso 17 ottobre avanzata dal vicepresidente Silvio Ontario e da altri 19 associati», l’annullamento del risultato.

In sintesi, secondo i probiviri confederali, l’assemblea deve essere ripetuta «per il superamento di motivi tecnici che non consentono di conferire certezza al risultato».

Quali siano questi motivi tecnici contenuti nel “ricorso” dei 20 imprenditori etnei, non è dato sapere, ma è certo che si tornerà a votare, presumibilmente a fine gennaio.

Un colpo di scena, dunque, che rimette in discussione quello che, nonostante le previsioni della vigilia era sembrato un “colpo di reni” di Confindustria Catania che al posto della confluenza aveva scelto l’autonomia.

Allora lo spoglio rivelò 225 “no” al progetto di accorpamento con Confindustria Sicilia, 101 “sì” e solo 10 astenuti. Sostanzialmente la proposta ebbe il “no” da oltre il 60% dei presenti. «Sicuramente da parte dei soci – commentò l’allora presidente della sezione etnea Domenico Bonaccorsi di Reburdone – c’è un attaccamento alla sezione territoriale, ma anche il timore che la fusione potesse allontanare la vicinanza da Roma, indebolendo il peso di Catania e dei suoi soci. I quali hanno evidentemente ritenuto poco soddisfacenti le risposte alle richieste di modifiche e chiarimenti sul regolamento, alla fine non esplicitate…».

E se sulla vittoria del no (che prevalse, anche se in maniera meno marcata anche nella sezione di Siracusa) esultò anche l’ex presidente di Confindustria Catania (e attuale componente del Collegio probiviri) Saretto Leonardi che in una lettera aperta al presidente Boccia aveva espresso tutti i suoi dubbi sull’accorpamento, si registrarono anche molti malumori più o meno sotterranei.

In particolare, sono stati gli imprenditori più giovani (quarantenni e dintorni) a chiedersi se l’isolamento non possa costituire di fatto un indebolimento per la sezione etnea che, al contrario, ha bisogno di “aprirsi”, uscendo da una dimensione “provinciale”.Ora il nuovo match.

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