Catania – «Sono orgoglioso che questo Piano di riequilibrio finanziario non comporti aumenti di tasse o riduzioni nella spesa sociale». Con queste parole il sindaco di Catania Enzo Bianco ha aperto, con l’assessore al Bilancio Giuseppe Girlando, la conferenza stampa sul documento contabile, svoltasi nella Sala Giunta di Palazzo degli Elefanti alla presenza della presidente del Consiglio comunale Francesca Raciti, dell’assessore Nuccio Lombardo, del capogruppo di “Con Bianco per Catania” Alessandro Porto e della consigliere comunale Ausilia Mastrandrea.
«Si tratta – ha aggiunto il Sindaco – di una manovra di considerevole livello ed equilibrio che adesso sarà esaminata sia dal Ministero dell’Interno e sia dalla Corte dei conti e sono felice che il Consiglio comunale lo abbia approvato mostrando grande senso di responsabilità e consapevolezza. Adesso Catania ha i conti in ordine e può guardare con fiducia al proprio futuro».
L’assessore Girlando ha spiegato innanzitutto per quale motivo sia stato necessario elaborare un nuovo Piano riequilibrio dopo quello presentato nel 2013 e in gran parte elaborato dalla precedente amministrazione, che prevedeva interventi su vari settori per un valore complessivo di 527.000.000 euro spalmati nell’arco di dieci anni.
«In quel Piano – ha detto Girlando – veniva previsto che fino al 2022 Catania avrebbe avuto maggiori tagli nei trasferimenti statali per 139.000.000 e nessun taglio da parte della Regione. È stato accertato invece che i tagli statali cresceranno di settanta milioni di euro e quelli regionali ammonteranno a 67 milioni. Si arriva così alla cifra di 137.000.000 euro che raddoppia, in pratica, quella originariamente prevista di 139.000.000. Inoltre il vecchio Piano prevedeva che le passività potenziali, ossia i debiti fuori bilancio per contenziosi precedenti ma che si sarebbero concretizzati dal 2013 al 2022, non avrebbero superato gli 8.318.000 euro. Invece abbiamo dovuto prevedere una cifra dieci volte superiore. Soltanto i debiti emersi tra il 2014 e 2016 e riguardanti giudizi precedenti al 2013 sono stati già di quasi 52 milioni di euro. Così, da una verifica attenta delle liti pendenti, anch’esse antecendenti al 2013, l’Avvocatura Comunale ha ritenuto di dovere chiedere la creazione di un Fondo di 35.000.000 euro, al quale, a maggiore garanzia della serietà del Piano, abbiamo aggiunto altri 21.400.000. Ora le passività potenziali sono più correttamente indicate in 108.000.000, cento milioni in più rispetto al Piano originario».
«Al riequilibrio – ha sottolineato Bianco – si è giunti grazie a un’intelligente azione di rimodulazione della spesa che ha consentito, per esempio, di aumentare il risparmio sugli affitti di 40.000.000: nel 2012 il Comune pagava ogni anno 6.200.000 che nel 2018 scenderanno fino a 500.000. Ci saranno poi minori spese per il Personale: il blocco del turn over ha portato la riduzione complessiva di 243.000.000 euro con un maggiore risparmio di 62.000.000 rispetto al vecchio Piano. Un vero miracolo è stato ottenuto poi con gli asili nido: la vecchia amministrazione li aveva cancellati, noi, pur avendo mantenuto il servizio siamo riusciti a risparmiare 3.500.000 euro cambiando il precedente contratto di appalto dei servizi ed eliminando la clausola di pagamento vuoto per pieno».
Girlando ha spiegato inoltre che un altro considerevole risparmio – sette milioni di euro – è stato ottenuto nella gestione della Multiservizi pur senza ridurre gli introiti per la Partecipata, visto che d’ora in poi il Ministero della Giustizia pagherà direttamente le spese per custodia e manutenzione dei plessi giudiziari. Almeno 60.000.000 euro, poi, deriveranno dalla vendita della Rete del gas, peraltro obbligatoria per legge.
Sia il Sindaco sia l’Assessore hanno parlato poi degli introiti previsti nel Piano e derivati dalla vendita di beni immobili. Girlando ha sottolineato come le polemiche non avessero mai evidenziato che, in caso di Dissesto, il Comune avrebbe dovuto dismettere tutti i beni non essenziali e non soltanto per 45 milioni. Bianco ha ribadito che l’Amministrazione non ha mai avuto alcuna intenzione di mettere sul mercato i tesori della città, gli immobili di pregio o comunque utili e utilizzati, le chiese e i luoghi d’interesse storico.
«Invece – ha detto – le case di edilizia popolare, e il Comune di Catania ne possiede oltre un migliaio, e le botteghe, potranno essere riscattate da chi le abita a prezzo vantaggioso, grazie a un accordo che stiamo studiando con le banche, con una somma più o meno corrispondente a un affitto. Ovviamente faremo in modo che coloro i quali hanno un appartamento in affitto e non sono in condizione di riscattarlo, possano continuare a rimanere nelle proprie case”.
“Saranno infine venduti – ha concluso Girlando – immobili e terreni non utilizzati né utilizzabili perché troppo degradati e che rappresentano per il Comune, e quindi per i cittadini, soltanto una spesa inutile che qualunque buon padre di famiglia taglierebbe».