Ma quale pesce arriva sulle nostre tavole? E quali strumenti abbiamo per poterci difendere dalle frodi? «Quando noi vigiliamo sulla filiera della pesca ci muoviamo lungo due direttrici – risponde il capitano di fregata Daniele Di Guardo – una è la rintracciabilità (la sicurezza alimentare) per la quale facciamo i controlli assieme ai veterinari dell’Asp, l’altra è quella della tracciabilità e dell’etichettatura cioè il controllo della filiera della pesca, vale a dire dove è stato pescato, da quale barca, se sia stato sottoposto a trattamenti prima di arrivare al mercato ittico, e così via».
Ma da consumatore, come faccio accedere a tutte queste informazioni?
«Se si va al ristorante, quest’ultimo, deve avere tutta la documentazione e siamo noi a verificare. Il ristoratore deve poter dimostrare che tutto il pesce in vendita abbia la tracciabilità e deve possedere le fatture di provenienza del pescato, con tutti passaggi; anche nei punti di vendita al dettaglio ogni pesce deve avere questa tracciabilità e dovrebbe essere esposto un cartellino con la tipologia della specie in vendita, i metodi di cattura e il luogo dove è avvenuta la pesca».
Sappiamo bene che tutto questo, a Catania, soprattutto in pescheria non esiste…
«In pescheria esiste una parte di queste informazioni tutte previste dai regolamenti comunitari».
Ma non ci sono…
«Perché si dovrebbe andare a comprare solo da chi ha l’etichetta e questo fa parte della cultura della legalità. Noi facciamo le nostre verifiche e i nostri controlli, ma non possiamo dire al consumatore di non comprare in quel determinato posto, dove, tra l’altro, costa di meno… Sappiamo, però, tutti quanti che spesso questa merce può avere una provenienza illecita. Ci dovrebbe essere innanzitutto un’educazione civica del consumatore che deve imparare a comprare il pesce “tracciato”. Su quello sì che può avere tutte le informazioni».
Ma il consumatore catanese che compra il neonato sotto banco in periodo di fermo biologico ha questa consapevolezza?
«Questo può capitare, ma noi abbiamo fatto tantissimi sequestri soprattutto in estate. Ultimamente, ci siamo concentrati sul tonno rosso catturato illegalmente. La pesca di ogni esemplare di tonno rosso va comunicata alla capitaneria e quando si raggiunge la quota assegnata all’Italia (cioè 2302,80 tonnellate) non si può più pescare».
E quello che allora si trova in vendita da dove viene?
«Da Israele, per esempio, oppure si tratta di un altro tipo di tonno, le “quote” riguardano solo quello “rosso”».
Ma il pescivendolo non me lo dice di certo…
«Lei lo può chiedere da consumatrice, ma sa già, da catanese, il tipo di risposta che le potranno dare».